Nicola Pietrangeli non ha mai voluto essere schiavo solo del tennis. Le sue passioni, le donne della sua vita, l'amicizia con Lea Pericoli
01 dicembre 2025
"Ho fatto dei miei anni di tennis, poco più di una ventina, una splendida parentesi della mia vita" ha scritto Nicola Pietrangeli nel libro "Se piove rimandiamo" realizzato con il giornalista Paolo Rossi. Avrebbe potuto fare di più, ammette, ma non ha mai voluto essere schiavo del tennis.
Gianni Clerici su Repubblica lo ha ritratto come "una creatura dolce e un po' indolente, capace di tutto come solo i bambini sanno essere, curiosa distratta, abilissima; allo stesso tempo avida di vivere e annoiata dall'idea di farlo sempre nella stessa maniera. Un Peter Pan abbronzato e molto charmant".

Questo affascinante Peter Pan disincantato e curioso si è innamorato di quattro donne importanti. La prima l'ha sposata. E' Susanna Artero, madre dei suoi figli Marco, Giorgio (scomparso il 4 luglio 2025) e Filippo. “Era bellissima – ha raccontato a Repubblica -. A lei e alla sua migliore amica Paola Campiello, la bruna e la bionda, negli anni Cinquanta andava dietro tutta Roma. Mi innamorai della bruna. Ci siamo messi insieme da ragazzini: io 21, lei 18 anni” .
Sono finite anche le storie più recenti, spiega ad Aldo Cazzullo in una recente intervista sul Corriere della Sera. “Con Lorenza perché non volevo sposarla. Con Paola, l’ultima, perché non volevo convivere”.

La più glamour è sicuramente la love story durata sette anni con la conduttrice Licia Colò. Con Lea Pericoli, invece, si è creata un’amicizia che il tempo ha rinforza. Un legame reso denso da affetto, confidenza e reciproca condivisione. “Perchè fra me e Nicola mai stata una storia? Gliel'ho chiesto, per il libro in cui racconto la sua vita. Mi ha detto: perché tu avevi sempre un altro, e io almeno altre due!” ha detto Lea.
La loro ha tutti i tratti di un'amicizia speciale. “Siamo stati complici, lui mi copriva, mi giustificava perché, pur avendo sempre un comportamento politically correct, non mi sono mai fatta mancare niente nelle mie passioni. Sembravamo due amanti perché io scivolavo nella sua stanza d’hotel, ma per giocare a carte, ore e ore a poker, in 4 o 5, o a ramino e scala 40 noi due” raccontava a Vincenzo Martucci per la Gazzetta dello Sport nel 2015.

Nel libro che gli ha dedicato, "C'era una volta il tennis", Lea ha firmato uno dei più poetici ritratti dell'amico campione: “E' stato il più bravo a rimanere giovane”.
Anche se il resto del mondo, ha scritto Nicola nel suo libro autobiografico, "ha sempre sostenuto che io non abbia mai lavorato, la mia replica, ferma, è una sola: ho impersonato Pietrangeli. E, forza, riconoscetemelo: non l'ho fatto così male".

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