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Il miracolo di Wimbledon di Cilic, il "figlio" di Medjugorje, motivato da due… monelli!

Un anno dopo la seconda operazione al ginocchio, il picchiatore croato, uno dei pochissimi a ritagliarsi qualche soddisfazione nell’era dei Big Four, riesplode nel torneo dov’è stato finalista nel 2017 eliminando un protagonista atteso come Draper. I suoi segreti sono tanti, quello imbattibile viene dalla famiglia

di | 05 luglio 2025

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Se il 38enne Novak Djokovic è ancora fra i protagonisti con continuità, se il 34enne Grisha Dimitrov quand’è ispirato è tuttora competitivo al vertice contro chiunque e se l’altro 38enne Fabio Fognini sfiora l’impresa contro Carlos Alcaraz, ci sta che un guastatore Doc come il 36enne Marin Cilic sorprenda un giocatore forte, ma macchinoso e scolastico e inesperto, troppo sollecitato dai media Brit, come Jack Draper, sulla luccicante ma impegnativa ribalta di Wimbledon.

Quello che non ci sta è che appena 12 mesi fa, operato per la seconda volta al ginocchio destro, il pivot di quasi 2 metri croato era sceso al numero 1095 del mondo, era scomparso dai radar dell’ATP Tour e ripartiva dal pianeta Challenger con tanti dubbi, a cominciare da quando e se avrebbe mai potuto tornare a una condizione fisica decente. Anche se il devoto figlio di Medjugorje, con la faccia da buono, i modi fin troppo educati e una vocazione al buon padre di famiglia, covava nel profondo del suo io alcune imbattibili certezze.

Wimbledon da over 30: in otto al terzo turno

Wimbledon da over 30: in otto al terzo turno

CILIC E LA MOLLA DEL PASSATO

Marin dai colpi pesanti come mazze ferrate, dal servizio al rovescio, cui ha aggiunto negli anni anche il dritto, con un’apertura alare che, a rete, gli fa coprire uno spazio immenso offuscando la visuale e quindi le scelte di passanti dell’avversario, aveva la forza della coscienza dell’illustre passato. Intanto, aveva vinto il Roland Garros juniores, superando in semifinale Andy Murray.

E, anche se poi nello Slam senior si era fermato alle semifinali, ha una padronanza tecnica che gli ha sempre dato sicurezza da fondocampo. Con la potenza di cui è capace, è uno dei pochissimi - insieme a Del Potro e Wawrinka - che s’è conquistato un posto al sole nell’era dei Fab Four, firmando 21 titoli ATP, aggiudicandosi gli US Open 2014, arrivando in finale a Wimbledon nel 2017 (si arrese a Federer, piangendo per le vesciche sotto la pianta del piede) e anche agli Australian Open 2018 (ancora contro Roger, in 5 set). Quand’era salito al numero 3 del mondo ed aveva conquistato la coppa Davis.

Marin Cilic festeggia la Coppa Davis 2018 (Getty Images)

Marin Cilic festeggia la Coppa Davis 2018 (Getty Images)

LA VIA CRUCIS DI MARIN CILIC

Marin aveva chiuso il 2022 al numero 17 della classifica, ancora competitivo ad alto livello a dispetto dei 34 anni. Ma il ginocchio lo costrinse a una prima operazione chirurgica in Europa, Iniziò la riabilitazione ma il dolore persisteva. “Ho visto decine di medici, ho ricevuto molti pareri, diversi e contrastanti, tutto era incerto, ho visto alti e bassi di umore e di fiducia, perché nessuno era davvero sicuro su cosa fare. La convalescenza si protraeva inutilmente insieme ai trattamenti conservativi che aiutavano ma non risolvevano il problema".

Finché Cilic, un anno fa, non deciso di sottoporsi a una secondo intervento, stavolta negli USA. Ha avuto ragione lui perché a settembre è tornato a vincere un torneo, a Hangzhou, il 21° titolo sul Tour, il primo dal 2021. “Cosicché, all’inizio di quest’anno mi sono finalmente sentito di nuovo a posto col mio corpo, anche se, lo confesso, non avevo mai staccato veramente la spina del tutto dal tennis. Guardavo la TV, non tutti i giorni, ma tutte le partite importanti. In attesa, o nella speranza, di tornare pienamente felice e orgoglioso di me stesso per essermi dato una possibilità. Ero davvero desideroso di superare gli infortuni, la riabilitazione e trovare una soluzione al mio ginocchio”.

Alternandosi fra circuito maggiore e i Challenger, è arrivato al terzo turno a Dubai e ha vinto Girona, ha perso in finale ancora in "serie B", a Madrid, ha ceduto a Cobolli nel primo turno del Roland Garros dopo aver superato le qualificazioni, e quindi ha firmato il Challenger di Nottingham sull’erba, ritoccando a 36 anni e 8 mesi il record di campione più longevo sul verde di Andy Murray, ma soprattutto acquisendo l’ultima certezza: “Giocare una finale come questa (battendo Mochizuki) è sicuramente un'impresa enorme. Per me, questa vittoria significa davvero molto. Mi dà molta fiducia, potendo giocare cinque partite di fila. Posso portare questa grande fiducia vincente in me stesso per Wimbledon”. 

Marin Cilic firma autografi a Wimbledon (Getty Images)

Marin Cilic firma autografi a Wimbledon (Getty Images)

PROFESSIONALITA’

Il croato, nato in Bosnia, ha sempre avuto un altro asso nella manica: “Sapevo che ero sceso in classifica o nel mio gioco perché mi sentissi esausto dopo così tanti anni sul Tour. Sentivo, con la riabilitazione e l'inizio degli allenamenti, che il livello stava tornando. E questo mi ha motivato. Perché avevo le basi, da sempre, io che sono sempre stato molto professionale in tutto, disciplinato negli allenamenti e nella vita di tutti i giorni, senza eccessi, anche nell’alimentazione e nell’andare a letto presto la sera. Mi sentivo responsabile di darmi un’altra possibilità di tornare a giocare”.

Per cui, ma questo Draper non poteva saperlo, alla vigilia del secondo match del nuovo beniamino di casa brit, Marin era nelle condizioni psicologiche ideali per batterlo: “Questa sfida sarà comunque molto divertente per me, mi darà una bella sensazione, perché ho fatto tutto questo lavoro e ora mi sento ricompensato e ho l’opportunità di giocare sul grande palcoscenico contro un giocatore incredibile. Sono pronto”.

Autocompiacendosi poi del doppio successo, sportivo e personale per l’impresa e i riflettori che sono ricominciati ad accendersi sulla sua persona: “Sono tornato a Wimbledon con grande fiducia. Jack è un grande talento, uno dei miei preferiti del circuito. Per me è stata una prestazione solida, frutto di tanto lavoro. Sono stato concentrato per tutta la partita, e ho sentito che il mio livello è cresciuto negli ultimi mesi. Jack è un avversario difficile, il suo servizio mancino e la sua potenza ti mettono pressione. Ma sono riuscito a impormi con il mio servizio e a tenere alto il livello. E’ stato un match da Grand Slam, nel senso completo del termine. A guardarmi indietro, non sapevo nemmeno se sarei riuscito a tornare. Il dolore, i dubbi, l’incertezza. Ma avevo ancora dentro il fuoco. Grazie a Dio, da otto mesi sto giocando senza dolore e questa è la cosa più importante. Ora mi sento fresco, motivato, e sto giocando con piacere”.

MOTIVAZIONE EXTRA

La chiave decisiva, forse, della miracolosa rinascita di Cilic, che  il 28 settembre compie 37 anni e frequenta l’ATP Tour dal 2005, sta nella nuova leggerezza di un protagonista da sempre troppo preoccupato e responsabilizzato, troppo serio e controllato. Che finalmente, felice della sua situazione personale, si sta lasciando andare in tutte le sue emozioni. Fino a dedicare il suo successo di Wimbledon alla famiglia: “Quei due sono anche uno dei motivi per cui ho mantenuto una passione così grande. Inoltre, corrergli dietro mi mantiene in ottima forma. Per loro, venire qui... è sempre un grande supporto, mi incoraggiano, mi mostrano i pugni. Sono così felice che siano qui e che ci stiamo divertendo come una famiglia”. 

La moglie e i figli di Marin Cilic a Wimbledon (Getty Images)

La moglie e i figli di Marin Cilic a Wimbledon (Getty Images)

Il commosso tributo di Marin ai figli Baldo e Vito che ballonzolano nella tribuna giocatori parzialmente controllati da mamma Kristina dà un senso ai superpoteri del ragazzone che, formato dal compianto Bob Brett alla sua Accademia a Sanremo, ha poi usufruito per anni dei dettami di coach Goran Ivanisevic. E, più di tanti altri colleghi può capire la frase di Kipling all'ingresso del mitico Centre Court di Wimbledon: "Solo se saprai accettare la vittoria e la sconfitta, questi due impostori, allo stesso modo, sarai un vero uomo”.


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