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Le storie

La storia delle Nitto ATP Finals: 2015, Djokovic completa un poker da leggenda

Riviviamo l'edizione 2015 delle Nitto ATP Finals conclusa con il trionfo di Novak Djokovic che chiude così una stagione da dominatore

di | 28 ottobre 2025

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Per il tennis italiano il 2015, visto oggi, racconta l'inizio di una svolta. Contiene le premesse del decennio da record che ne sarebbe seguito. Flavia Pennetta e Roberta Vinci conquistano New York e giocano la prima finale tutta azzurra nella storia degli Slam. Nel circuito ATP, la stagione inizia nel segno di Fabio Fognini e Simone Bolelli, campioni all'Australian Open, prima coppia tutta italiana a vincere un major dai tempi di Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola al Roland Garros del 1959.

E finisce alla O2 Arena, dove inizia il nuovo tempo del nostro tennis. Inseriti nel Gruppo Ashe/Smith, Bolelli e Fognini perdono le prime due partite contro i gemelli Bryan e contro la coppia formata da Jamie Murray e Bruno Soares che si scioglieranno a fine torneo. Ma contro l'indiano Rohan Bopanna e il rumeno Florin Mergea, vincono 61 16 10-5. Non conta per la qualificazione alla semifinale, gli azzurri a quel punto sono infatti già eliminati, ma vale eccome: è la prima partita vinta da italiani alle Nitto ATP Finals. Adriano Panatta (1975) e Corrado Barazzutti (1978), gli unici ad aver partecipato prima del 2015, avevano concluso la loro esperienza senza successi. Lasciando la O2 Arena Fognini ha come di consueto firmato il vetro della telecamera con un messaggio per Parigi e per Valeria Solesin, ricercatrice veneziana alla Sorbona di 28 anni, una delle 90 vittime della strage al Bataclan di Parigi meno di una settimana prima.

Il 2015 porta impresso soprattutto il marchio di Novak Djokovic. Gioca quindici tornei prima delle Nitto ATP Finals. In quattordici arriva in finale, e dieci le vince. Conquista tre Slam: Australian Open, Wimbledon e US Open. E sei Masters 1000: Indian Wells, Miami, Roma, Monte Carlo, Shanghai e Parigi. I numeri esprimono un dominio in classifica per cui è difficile individuare precedenti o paragoni. È numero 1 del mondo con il secondo con oltre quindicimila punti. Il numero 2, Andy Murray, ne ha poco più della metà. Djokovic, in versione RoboNole come nel 2011, è inserito nel gruppo dedicato a Stan Smith, il primo vincitore delle Nitto ATP Finals. La sfida più attesa è quella contro Roger Federer, l'unico ad averlo battuto due volte in stagione. Sarà il quarantreesimo duello fra i due, che hanno la miglior percentuale di vittorie indoor tra gli otto qualificati. Tomas Berdych e Kei Nishikori completano il girone.

Andy Murray e Rafa Nadal guidano il gruppo Ilie Nastase, insieme a Stan Wawrinka e David Ferrer. Al torneo partecipano sei degli otto che erano qualificati anche cinque anni prima. È lo specchio della Top 10 con l'età media più alta di sempre da quando è entrato in vigore il ranking computerizzato, nel 1973.

Bolelli e Fognini, un doppio da Finals

Bolelli e Fognini, un doppio da Finals

La fase a gironi

Eppure qualcosa si muove. Djokovic lascia due game a Nishikori nel primo match, ma la sua serie di 23 sconfitte si ferma contro un rivitalizzato Federer. Nel 2015 lo svizzero ha vinto sei titoli, compreso il Masters 1000 di Cincinnati in finale su Nole, giocato due finali Slam a Wimbledon e allo US Open, vinto la partita numero 1000 in carriera in finale a Brisbane e allungato a 15 la serie di stagioni consecutive con almeno un trofeo in bacheca. Djokovic, che non perdeva dalla finale di Cincinnati, cede 75 62 nel loro 43mo confronto diretto. Il risultato determina di fatto la classifica del girone: Roger primo, imbattuto e in semifinale per la 13ma volta su 14 partecipazioni alle Finals; Djokovic ci arriva da secondo.

Federer non è l'unico giocatore a vincere tutte le partite del girone. Ci riesce anche Nadal, arrivato a Londra con cinque titoli all'attivo in stagione, che dunque evita lo scontro diretto in semifinale. Il 2015 non è stato un anno facile per il maiorchino. Per la prima volta in carriera, ha detto, non si è sentito del tutto padrone delle sue emozioni. Il punto di rottura l'ha vissuto allo US Open contro Fabio Fognini, il primo giocatore capace di rimontargli due set di svantaggio in uno Slam. Da un paio di mesi, però, ha meno ansie e in campo si vede. Nadal chiude il girone davanti a Stan Wawrinka, che vince lo scontro diretto per il secondo posto con Andy Murray, pur capace in stagione di fermare Nadal sulla terra battuta a casa sua, a Madrid. Lo scozzese avrà modo di consolarsi presto. Una settimana dopo condurrà la Gran Bretagna al primo trionfo in Coppa Davis dal 1936.

Decisi dunque gli accoppiamenti delle semifinali. Da un lato il derby svizzero Federer-Wawrinka, dopo le polemiche con Mirka del 2014. Dall'altra il duello Nadal-Djokovic.

I vincitori delle Atp Finals dal 2000 al 2021

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Nitto ATP Finals 2015, le semifinali

“Game, set and match Novak Djokovic”. L'ha sentito ripetere 81 volte nel 2021. Ma ogni volta è più dolce. Dopo la semifinale contro Nadal, quelle parole certificano il dominio del serbo che ha vinto otto degli ultime nove scontri diretti. Hanno giocato 46 volte uno contro l'altro, Nadal e Djokovic. Il bilancio è in perfetta parità, 23 vittorie a testa. Sono rimasti in campo quasi centodieci ore, poco meno di cinque giorni. Ma nell'anno migliore della carriera, Djokovic demolisce ogni traccia di equilibrio. In semifinale a Londra domina la scena. Il punteggio finale, 63 63, è solo una parte della storia. Djokovic ha messo in campo il 90% di prime palle di servizio, ha commesso un solo doppio fallo e non ha mai dovuto affrontare una palla break. Ha realizzato 24 vincenti e commesso 21 errori non forzati, ha vinto 58 punti contro i 41 di Nadal. Djokovic ha completato il primo break nel suo primo turno di risposta e ha da quel momento iniziato a logorare il tennis dello spagnolo. Nadal, impotente, non riesce praticamente mai a contrattaccare.

Anche il derby svizzero dura poco, settanta minuti di monologo. Niente a che vedere con la tensione sfiancante di dodici mesi prima. Finisce 75 63 per uno scintillante Federer a cui sono bastati 70 minuti per tornare in finale a Londra.

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Federer-Djokovic, 44mo duello in finale alle Nitto ATP Finals 2015

La sfida per il titolo è la numero 44 tra Novak Djokovic e Roger Federer, l'unico ad averlo battuto più di una volta nel 2015. Djokovic, numero 1 da 174 settimane di fila, punta al quarto titolo di fila alle Nitto ATP Finals. Ha giocato le finali di tutti i quattro Slam dell'anno: in singolare maschile, non ci era più riuscito nessuno dopo Federer nel 2009. Se non fosse stato per Ivo Karlovic, che ha fermato nel primo torneo stagionale a Doha, Djokovic avrebbe potuto chiudere l'anno con sedici finali su sedici tornei giocati. Un ritmo insostenibile per chiunque.

Anche Federer ha scritto le sue pagine di storia. Lo svizzero ha allungato a quattordici la serie di stagioni consecutive chiuse in Top 10: è la seconda più lunga dietro quella di Jimmy Connors, tra i primi 10 per sedici anni. Allo US Open è diventato il più anziano finalista Slam dal 2005. Djokovic è ben consapevole che non sarà una finale scontata. “Quando Roger è in giornata, è difficile giocare contro di lui. Ha molta varietà nel suo gioco: usa il rovescio slice, viene a rete, mi toglie tempo. Le nostre partite sono sempre molto tese. C’è sempre tanto in palio”.

In finale, però, c'è poca storia: 63 64 Djokovic in 80 minuti. Tutte le domande trovano risposta nel secondo game, quando Federer manca una palla break. Ne avrà solo un'altra in tutta la partita. Per un'ora e venti, Djokovic è ingiocabile. Sposta i suoi limiti sempre più in là, e lo svizzero non ce la fa a contenere la fuga. Federer perde due volte il servizio, ed è sotto di un set dopo 39 minuti. Il secondo vive di attese fino al 4-3 Djokovic. Un tempo sospeso, poi la finale si accende. Federer recupera da 0-40 e tiene il servizio. Infila cinque punti uno dopo l'altro, cinque illusioni per i tifosi che non aspettano altro per scaldare l'atmosfera. Ma Djokovic raffredda l'aria in un amen. Game di battuta a zero poi break. Fine dei giochi.

Il doppio fallo di Federer sul secondo match point è il fotogramma più crudele di una finale che incorona un campione senza punti deboli. Un campione lascia Londra da uomo solo al comando con due milioni in più in tasca: è il primo a superare i 20 milioni di dollari di soli montepremi. La classifica finale non può che rispecchiare la disparità fra lui e il resto del mondo. Il serbo chiude l'anno con 16.585 punti, un record. Il secondo, Murray, ne ha soli 7.915. Eppure Nole non è ancora soddisfatto. “Con la mia dedizione a questo sport – dice – posso ottenere ancora di più”.

La storia delle Nitto ATP Finals: 2015, Djokovic completa un poker da leggenda

Nitto ATP Finals story

Il prologo: 1970-1989

Gli anni Novanta: 
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I primi anni Duemila: 
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