Chiudi

-
Atp

Djokovic, 100 e lode: storia e numeri di un campione da record

Novak Djokovic è il terzo giocatore a raggiungere i 100 titoli in singolare maschile nell'era Open. E' il più vincente negli Slam e nei Masters 1000, l'unico nell'era Open ad aver vinto almeno un trofeo per vent'anni di fila. Ripercorriamo le tappe chiave della sua storia unica

di | 24 maggio 2025

Novak Djokovic (Getty Images)

Novak Djokovic (Getty Images)

“Sono cresciuto in Serbia durante le guerre negli anni Novanta. C'era l'embargo, dovevi stare in fila ad aspettare per il pane, il latte, l'acqua. Queste esperienze ti rendono più forte e più affamato di successo. Ricordarmi da dove vengo mi motiva ancora di più, mi dà più forza per superare le sfide”. Novak Djokovic raccontava così nel 2020 la sua formazione, le radici del suo desiderio di vittoria ancora non del tutto saziato. Una motivazione che l'ha portato a raggiungere a Ginevra il titolo numero 100 in carriera.

L'ascesa di Novak Djokovic è iniziata 19 anni fa, nel 2006 ad Amersfoort, cittadina olandese famosa per l'architettura storica. Ha iniziato l'anno da numero 83 del mondo, nella sua prima finale ATP ha sconfitto l'allora numero 37 Nicolas Massu, campione olimpico in carica. "Mi ha affrontato da pari a pari" ha detto il cileno anni dopo. E' l'inizio di una storia che l'ha portato oggi a diventare il terzo giocatore con 100 titoli ATP all'attivo nell'era Open in singolare maschile dopo Jimmy Connors (109) e Roger Federer (103). E' l'unico giocatore nella storia del gioco ad aver vinto almeno una volta i quattro Slam, l'oro olimpico, le Nitto ATP Finals e tutti i Masters 1000. Oro olimpico a parte, ha trionfato in tutti gli altri tornei almeno due volte.

 

Novak Djokovic negli Slam: 24 titoli

Due anni dopo quel primo trofeo in Olanda, Djokovic ha conquistato il suo primo Slam all'Australian Open. L'ultimo l'ha festeggiato allo US Open del 2024 con tanto di abbraccio ai figli e lacrime di gioia. A Flushing Meadows è arrivato dove nessun uomo era riuscito a spingersi, ovvero a conquistare 24 titoli Slam in singolare: 10 Australian Open (record maschile), 7 Wimbledon, 4 US Open e 3 Roland Garros.

Per arrivare a questo storico traguardo, gli sono bastati 72 major disputati in tabellone. Detto in altri termini: tra l'Australian Open 2008 e lo US Open 2023 ha vinto un terzo degli Slam che ha giocato.

Djokovic non spicca solo per il totale dei titoli nei major. Anche la sua longevità è da record. Nole ha vinto la metà dei suoi 24 trionfi negli Slam dopo aver compiuto 30 anni: quattro Australian Open, quattro Wimbledon, due Roland Garros e due US Open. Anche in questo confronto batte i due grandi rivali, Rafa Nadal e Roger Federer. Lo spagnolo ha vinto otto dei suoi 22 titoli Slam da over 30, Federer quattro dei suoi 20.

Unico giocatore con almeno sette finali all'attivo in tutti i major, Djokovic è anche il primo nella storia ad aver chiuso quattro diverse stagioni con tre successi negli Slam. Ci è riuscito nel 2015, nel 2021 e nel 2023, quando Daniil Medvedev gli ha negato nella finale dello US Open il sogno di completare il primo Grande Slam nel tennis maschile dallo storico 1969 di Rod Laver.

20250327_djokovic_slam.jpg

I 41 Masters 1000 e il Career Golden Masters

Al record di titoli negli Slam, Djokovic aggiunge anche il primato di trofei nei Masters 1000. In bacheca ne allinea 40. Una serie iniziata nel 2007 a Miami, il suo unico 1000 vinto da teenager. Quell'anno trionfa senza perdere nemmeno un set. Batte Rafa Nadal nei quarti, lascia un game a Andy Murray in semifinale e nove nella finale al meglio dei cinque set a Guillermo Canas.

Nei Masters 1000 ha festeggiato altri due momenti da ricordare: il titolo numero 10, agli Internazionali BNL d'Italia nel 2008, e il numero 50, a Indian Wells nel 2015.

Tre anni dopo, a Cincinnati nel 2018, completa un en plein mai riuscito a nessuno dal 1990, da quando sono stati introdotti quelli che oggi chiamiamo Masters 1000. Battendo in finale Roger Federer, che l'aveva sempre sconfitto nelle tre finali contese in Ohio, diventa il primo giocatore capace di trionfare almeno una volta in tutti i Masters 1000 in calendario. E' una tale prima volta che per questa impresa al momento non esisteva nemmeno il nome. Il termine "Career Golden Masters" lo coniano per lui. Per il campione che ha vinto più Masters 1000 di tutti in totale, e che nel 2015 ne ha vinti sei in un anno: un altro record.

100 volte Nole

100 volte Nole

Nessuno come Djokovic alle Nitto ATP Finals

Djokovic è il campione più titolato alle Nitto ATP Finals. Ha trionfato sette volte (2008, 2012, 2013, 2014, 2015, 2022 e 2023) e ha perso due finali. Nel 2008 i successi nel girone su Juan Martin del Potro e Nikolay Davydenko, e una vittoria in tre set in semifinale su Gilles Simon, hanno permesso a Djokovic di guadagnare un posto in finale contro l'allora numero 5 del mondo Davydenko, battuto ancora e stavolta in due set.

Dal 2012 al 2015, Djokovic è stato quasi intoccabile a Londra. Il serbo ha vinto 19 partite su 20 alla O2 Arena, e vinto le Nitto ATP Finals quattro volte di fila: un record. Al primo anno è associato uno dei suoi ricordi più belli, la finale contro Federer. Dei 50 scontri diretti tra Djokovic e Federer, sei sono andati in scena alle Nitto ATP Finals con un bilancio di tre vittorie a testa. Non sorprende che Djokovic ricordi il suo successo 76(6) 75 nella finale del 2012 con particolare entusiasmo. Il serbo ha recuperato da sotto 0-3 nel primo set e da 2-4 nel secondo per conquistare il secondo titolo nel torneo.

Resta imbattuto nel 2013, battendo in finale Nadal, e nel 2014, un'edizione chiusa senza una finale per il ritiro di Federer bloccato da un'infortunio alla schiena dopo la semifinale maratona contro Stan Wawrinka.

Proprio Federer mette fine alla striscia di 16 vittorie consecutive nella fase a gironi del 2015. Ma Djokovic reagisce battendo Tomas Berdych e Rafael Nadal prima di riscattarsi contro Federer in finale e festeggiare il quarto trofeo consecutivo.

La semifinale del 2021 ha rappresentato un buon inizio per Djokovic nella nuova sede del torneo. Nel 2022 ha vinto il trofeo a Torino nella terza città diversa dopo Londra e Shanghai. Trionfa da imbattuto e guadagna un assegno record di $4,740,300, il più cospicuo mai visto in un torneo di tennis. Nel suo percorso Djokovic ha superato Tsitsipas, Rublev, Medvedev, Fritz e Casper Ruud in finale, l'ottava giocata alle Finals, tante quelle del suo ex coach Boris Becker.

Nel 2023 ha messo il settimo sigillo riscattando contro Jannik Sinner, primo italiano di sempre in finale nella storia del torneo, la sconfitta subita contro l'azzurro nel girone.

20250327_1lkav_i_titoli_di_djokovic_anno_per_anno.png

Novak Djokovic anno per anno: i momenti chiave

L'annuncio di Nole come promessa di campione risale al 2006. Il primo titolo ATP ad Amersfoort è davvero solo l'inizio. E' un anno di risultati positivi e polemiche, due aspetti che di fatto accompagneranno l'intera sua storia sportiva. La massima concentrazione si verifica al Roland Garros: elimina l'allora numero 9 del mondo Fernando Gonzalez, le teste di serie Tommy Haas e Gael Monfils, si spinge ai quarti ma si ritira per problemi alla schiena dopo aver perso i primi due set contro Rafa Nadal. “Stavo giocando bene, alla pari con Rafa nonostante il dolore. Non è imbattibile, anzi è battibile” dice il serbo dopo la partita.

Nel 2007 aggiunge al team il fisioterapista Miljan Amanovic, che ha lavorato con giocatori della lega statunitense di basket NBA e con la squadra della Stella Rossa di Belgrado. A parte 18 mesi di stop forzato dopo un infarto nel 2017, gli sarebbe rimasto accanto sempre. Gli effetti si vedono subito. A Miami Djokovic batte Nadal per la prima volta, al terzo scontro diretto, e si avvia così al primo titolo Masters 1000 in carriera. In estate, a Montreal, si ripete contro Rafa e ci prende gusto. Batte anche Roddick e, per la prima volta in carriera, Federer. Non vince il titolo, ma è pur sempre il primo giocatore dal 1994 a sconfiggere i primi tre del mondo nello stesso torneo.

L'anno successivo Djokovic comincia a costruire la sua fama di sfidante dei campioni, nel circuito con l'obiettivo di sparigliare destini e fortune. Il suo primo successo negli Slam, all'Australian Open 2008, interrompe il duopolio Federer-Nadal che si erano spartiti tutti gli undici major. L'uomo arrivato per ribaltare il mondo del tennis si eleva a nuove vette dall'altra parte del mondo rispetto alla sua Serbia: in Cina, dove festeggia la prima medaglia olimpica, a Pechino in singolare, e il primo titolo alle Nitto ATP Finals, a Shanghai.

Le vittorie a Dubai, nel torneo di casa a Belgrado, a Basilea, a casa di Federer e proprio contro lo svizzero in finale, al Masters 1000 di Parigi-Bercy illuminano il suo 2009, segnato anche da cinque finali perse. Per l'ultimo passo verso la leggenda manca ancora qualcosa. Manca una tessera al mosaico.

Djokovic la aggiunge nel 2010. Inserisce nel team il nutrizionista Igor Cetojevic, specializzato anche in pratiche di medicina orientale. È lui a scoprire l'intolleranza al glutine del serbo che modifica l'alimentazione e vede migliorare la condizione atletica e i livelli di energia. Finalista allo US Open, diventa numero 2 del mondo scavalcando Federer. A fine stagione guida la Serbia al primo trionfo nella sua storia in Coppa Davis. Imbattuto nei sette singolari giocati nella manifestazione in stagione, si guadagna uno status di eroe nazionale. “E' il miglior pr che la nostra nazione abbia mai avuto. È il volto positivo della nuova Serbia democratica” ha detto nel 2011 Vladimir Petrovic, allora ambasciatore serbo negli USA.

Djokovic primo titolo

Djokovic primo titolo

Quando inizia il 2011, Nole è ancora in rampa di lancio, con un solo Slam all’attivo contro i 16 di Federer e i nove di Rafa. Ma quell’inverno si procura la fama di inattaccabile. Vince tutte le prime 41 partite della stagione, che resta una delle più dominanti nella storia del circuito ATP. Il primo a fermarlo è Federer in semifinale al Roland Garros. Manca poco, però, alla realizzazione del grande sogno, che vale doppio. Trionfa per la prima volta a Wimbledon, il torneo dove tante volte da bambino si era immaginato di diventare campione, quando imparava a giocare sotto le bombe mentre la maestra Jelena Gencic gli faceva conoscere la poesia e la musica classica. Dopo quel successo, per la prima volta sale anche alla posizione più ambita, quella di numero 1 del mondo. Quella che avrebbe occupato più di ogni altro nella storia del gioco.

Da lì in poi la sua carriera è una escalation continua. L'ha raccontata qui per noi Luca Marianantoni.

In questa lunga corsa nella sua personale Highway to Heaven, restano momenti indelebili come pietre miliari: Cincinnati 2018, il torneo che lo rende il primo e finora unico a completare la collezione Masters 1000; la finale di Wimbledon 2019, una delle più belle di sempre, vinta al tie break del quinto set sul 12 pari contro un grandissimo Roger Federer che sull’8-7 del quinto aveva mancato due match point con il servizio a disposizione. O ancora il trionfo a Wimbledon del 2021 su Matteo Berrettini, primo azzurro di sempre in finale ai Championships, che lo porta a 20 Slam in carriera. A un passo dal completamento del Grande Slam, però, Nole si irrigidisce. Perde la finale dello US Open ma scopre l'amore dei tifosi, per tutta la vita inseguito e mai davvero ottenuto.

Nel 2023 vince gli ultimi tre Slam, e nel 2024 a Parigi conquista l'unico torneo importante che non aveva mai vinto: a 37 anni diventa campione olimpico dopo aver battuto Alcaraz in finale.

Highlander Djokovic: più forte delle difficoltà

Highlander Djokovic: più forte delle difficoltà

Novak Djokovic eroe nazionale della Serbia

L'emozione intensa, profonda, che traspare dopo la finale, ci racconta il legame tra Djokovic e la sua nazione. Nole la rappresenta, ne offre al mondo un volto orgoglioso, fiero e vincente. Nole asseconda le posizioni più nazionaliste, come il rifiuto dell'indipendenza del Kosovo, l'enclave di etnia albanese che si è staccato dalla Serbia nel 2008. Al Roland Garros del 2023 ha scritto, sulla telecamera dopo una vittoria “Il Kosovo è il cuore della Serbia. Fermate la violenza”, a proposito dei gravi disordini in seguito alle elezioni amministrative boicottate dalla popolazione di origine serba. Suo padre Srdjan e suo zio sono nati a Zvecan, la capitale dell’irredentismo a maggioranza serba che non riconosce il Kosovo come Stato autonomo, come ricordava Marco Imarisio sul Corriere della Sera.

“È il minimo che avrei potuto fare. Sento la responsabilità come personaggio pubblico – non importa in quale campo – di dare il mio sostegno. […] Soprattutto come figlio di un uomo nato in Kosovo, sento il bisogno di dare il mio sostegno al nostro popolo e all’intera Serbia. […] La mia posizione è chiara: sono contro le guerre, la violenza e qualsiasi tipo di conflitto, come ho sempre detto pubblicamente. Comprendo tutti, ma la situazione con il Kosovo è un precedente nel diritto internazionale” spiegava allora.

 

“Novak è un nazionalista, naturalmente, come me. Amiamo la nostra gente e la nostra nazione, non odiamo nessun altro” diceva suo padre Srdjan nel 2020. Secondo il giornalista e scrittore bosniaco-statunitense Aleksandar Hemon, che ha scritto diversi libri sull'identità slava dopo la dissoluzione della Jugoslavia, Djokovic “non è un propagandista aggressivo, ma non si immagina al di fuori dell'identità nazionalista”, come ha sostenuto a Euronews

Questa sua immagine, peraltro, genera manifestazioni di riverenza da parte dei serbi. E contribuisce a polarizzare le posizioni degli appassionati, che o lo amano o lo odiano, per come gioca e per la ferocia competitiva con cui ha ribaltato le gerarchie del tennis, e allo stesso modo per le sue posizioni forti e senza compromessi come quelle contro i vaccini durante la pandemia da Covid-19 o quelle più recenti contro Jannik Sinner espresse da fondatore dell'associazione giocatori PTPA. Posizioni che non devono nascondere il suo lato più altruista, il lodevole lavoro dell'associazione che ha fondato con sua moglie, attiva su tanti fronti umanitari, dall'aiuto ai bambini al sostegno alle famiglie dopo catastrofi naturali.

Il suo essere manifesto di quello che i serbi sognano di essere ne fanno un modello aspirazionale per le giovani generazioni. Lo spiegava bene un altro degli eroi sportivi della Serbia, Vlade Divac, primo straniero a raggiungere le 1000 presenze nel campionato di basket NBA, poi presidente del comitato olimpico serbo dal 2009 al 2017. “Per anni, soprattutto durante le guerre dei Balcani, noi serbi siamo stati visti come i cattivi – diceva nel 2020 -. Novak Djokovic ci sta restituendo l'orgoglio di essere serbi”. Parole che valgono nello stesso modo, oggi come allora.


    Non ci sono commenti
    Loading...