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Verso Torino: 2011, irrompe Djokovic, prima stagione da re

A tre anni dal primo titolo Slam vinto in Australia nel 2008, Novak Djokovic spezza il dominio Federer-Nadal, conquista tre Slam e chiude la stagione con 70 vittorie e 6 sconfitte di cui 41 consecutive a inizio stagione.

di | 15 novembre 2023

Dopo sette anni di dominio incontrastato, Federer e Nadal passano il testimone a Novak Djokovic, protagonista assoluto di una stagione sublime. Il 24enne di Belgrado, cresciuto a pane e tennis nell'accademia di Niki Pilic di Monaco di Baviera, rimane imbattuto dall'inizio dell'anno fino a giugno per 43 partite consecutive, conquista tre Slam su quattro, sette tornei di fila, dieci in totale di cui cinque (nuovo record) Masters 1000.
Tuttavia il monopolio dei Fab Four rimane inalterato: per la quarta stagione di fila (dal 2008 in avanti) sono sempre loro a occupare i primi quattro posti del ranking, e quando uno di loro è in tabellone, la vittoria è assicurata nel 96% dei casi: 22 volte su 23, l'unico torneo a sfuggire alla regola è Rotterdam che va a Soderling con Murray trafitto all'esordio da Baghdatis.
Tra tutti i big, Djokovic è l'ultimo a staccare la spina del 2010 perché a dicembre trascina la Serbia alla conquista della coppa Davis vincendo a Belgrado i due singolari contro i francesi Simon e Monfils.
All'Open d'Australia il più atteso è Rafa che, dopo le vittorie di Parigi, Wimbledon e US Open, tenta di chiudere lo Slam a cavallo di due stagioni: lo spagnolo però non è al top e nei quarti perde di schianto dal connazionale David Ferrer (6-4 6-2 6-3). Nole invece è un rullo compressore: l'intensità del suo tennis è elevatissima e negli ultimi tre turni supera senza perdere set i tre avversari più pericolosi: Berdych nei quarti, Federer in semifinale e Murray in finale.
A Dubai Nole batte ancora Berdych in semifinale e Federer in finale con un doppio 6-3. A Indian Wells terza vittoria di fila del serbo su Federer in semifinale e prima vittoria dal 2009 su Nadal in finale. A Key Biscayne la musica non cambia: Djokovic cede 18 game per arrivare in finale e nel big match batte al tie-break conclusivo un Nadal velleitario ma inconcludente.
Lo spagnolo cerca di ricomporre i pezzi di una stagione avara di successi e trova nel torneo di Monte Carlo un inseparabile alleato. Il settimo sigillo monegasco su Ferrer viene ripetuto la settimana dopo dal sesto centro a Barcellona. La terra ridona il sorriso allo spagnolo, ma dura poco. A Madrid Nole, che intanto vince anche a Belgrado su Lopez, è ancora un marziano inavvicinabile: 7-5 6-4 a Nadal. A Roma è Murray che tenta di sfinire il serbo, ma dopo 3 ore di una semifinale pazzesca vinta 7-6 al terzo, Nole infigge un doppio 6-4 a Nadal. E' la quarta vittoria sul maiorchino in altrettante finali Masters 1000 in meno di due mesi.
Quando arriva a Parigi, Djokovic è imbattuto da 37 partite in stagione (39 complessive con le 2 di Davis del dicembre precedente), come imbattuto era John McEnroe nel glorioso 1984.

L'imperativo è centellinare le forze per farsi trovare pronto alle sfide decisive: in questo gli danno un mano due primi turni molto semplici, ma soprattutto il quarto di finale evitato contro Fabio Fognini, il quale esce distrutto da un erorico ottavo di finale in cui annulla cinque match point e vince 11-9 al quinto set sullo spagnolo Albert Montanes.
Il 3 giugno, compleanno di Nadal, il Philippe Chatrier è proprietà dei Fab Four, per la seconda volta presenti in una semifinale Slam dopo Flushing Meadows 2008. Nadal, a dispetto di un punteggio serrato, vince facilmente su Murray (6-4 7-5 6-4), poi tocca a Djokovic e Federer.  E' un match stellare. Federer vince il primo set al tie-break dopo aver salvato due set point sul 4-5, gioca un secondo set perfetto, rifiuta nel terzo per dare tutto nel quarto. Djokovic sembra tornato padrone del campo quando serve sul 5-4 per portare la gara al quinto. Federer però risponde a meraviglia, vola sullo 0-40 e strappa per la quarta volta la battuta al rivale sfruttando la palla break numero 25. Le sorti dell'incontro sono affidate al tie-break che Federer gioca con il piglio giusto: 6-3, due match point annullati da Djokovic e poi la resa sull'ultimo ace dello svizzero. "Credo di aver fatto un bel regalo a Nadal", sono le parole di un raggiante Federer al termine di una partita indimenticabile.
La quarta finale a Parigi tra Nadal e Federer (l'ottava complessiva negli Slam) finisce come le precedenti ma è di gran lunga la più combattuta. Federer perde il primo set 7-5 dopo aver sprecato un set point sul 5-2 (palla corta in corridoio). Con 7 game di fila Nadal si porta 3-1 al secondo ma Federer c'è: salva un set point prima della pioggia e dopo lo stop si arrampica al tie-break che Nadal domina 7-3. Nel terzo set sembra tutto finito quando Nadal va 4-2 ma Federer gioca mezz'ora senza commettere errori, vince il parziale 7-5 e sullo slancio si porta 0-40 nel primo game del quarto. Nadal avverte il pericolo e torna a dettare legge. Le coppe dei Moschettieri in suo possesso ora sono sei, gli Slam dieci.

Nadal gioca il Queen's, ma perde da Tsonga, il quale poi si arrende in finale a Murray. Federer e Djokovic arrivano a Church Road senza "erba" nelle gambe, ma pronti a dare l'anima. Il clan del serbo non sta nella pelle: sogna il trionfo a Wimbledon e la prima posizione mondiale che la matematica certifica anche con la finale. Si parte al piccolo trotto e i Fab Four puntuali approdato ai quarti con cammini simili: Nole si distrae un set contro Baghdatis, Federer contro Youzhny, Nadal lotta quattro set contro Del Potro e Murray si confonde un po' con Ljubicic. Ai quarti invece ecco la grande sorpresa dell'eliminazione di Roger Federer per mano di Tsonga: match strano, Federer sale due set a zero cedendo appena 5 punti al servizio nel secondo set, poi misteriosamente va in letargo. Lo svizzero perde la battuta a inizio di ogni restante set. Per la prima volta in uno Slam, Roger si fa recuperare due set e torna a casa. Le semifinali sono Nadal-Murray e Djokovic-Tsonga; la prima, tra il serbo e il francese, mette in palio anche la leadership mondiale. Djokovic è perfetto, per due volte arriva al match point nel tie-break del terzo set, ma Tsonga allunga di una mezz'ora la permanenza sul Centre Court. Nole è numero 1 del mondo e pronto per la finale di Wimbledon contro Nadal che infrange i sogni di gloria dei britannici. La cattedrale del tennis trema quando, dopo l'ultimo punto di Nole, i serbi impazziti urlano festanti per i vialetti dell'All England Club. E' la prima volta nella storia del torneo che si vive un'esultanza del genere.
Sul cemento Nole fa ancora più paura: vince l'Open del Canada (quinto Masters 1000 di fila) su Mardy Fish, poi si ritira per colpa della spalla in finale a Cincinnati contro Murray. All'Open degli Stati Uniti ci sono ancora i Fab Four a presenziare le semifinali con gli stessi accoppiamenti di Parigi. Ma se Nadal-Murray è un trattato di monotonia applicata al tennis, la sfida tra Nole e Roger fa spellare le mani ai 23 mila dell'Arthur Ashe. Federer parte forte, poi rinviene il serbo, ma al quinto lo svizzero rialza la testa. Si procura due match point sul 5-3 40-15 e questa volta, rispetto a 12 mesi prima, ha il servizio dalla sua. Ma si ferma lì: Nole piazza una risposta da fantascienza e poi Federer sbaglia un dritto d'attacco. La gara cambia registro e Nole esce vittorioso ancora 7-5 al quinto. La quarta finale di finale di lunedì per colpa della pioggia è anche la sesta vittoria di fila di Nole su Nadal. Il serbo è infallibile in tutti i punti importanti, tranne un piccolo passaggio a vuoto nel tie-break del terzo set. Il mondo ha un nuovo regnante.
La stagione ad altissimo livello di Djokovic finisce a New York, dopo ci sono solo sconfitte: da Nishikori in semifinale a Basilea, da Tsonga nei quarti a Bercy e contro Tipsarevic e Ferrer nel round robin delle Atp World Tour Finals (il Masters) di Londra. Nadal non è da meno, salvandosi solo nei quattro singolari di coppa Davis che portano la Spagna a battere la Francia in semifinale e l'Argentina in finale. Murray invece scoppia di salute: vince Bangkok, Tokyo e Shanghai, poi evapora. Il gran finale è dell'eterno Federer che dopo la batosta di Flushing Meadows mette in fila 17 vittorie: a Basilea, Bercy e al Masters. Per la sesta volta fa suo il torneo di chiusura della stagione che inizia e finisce con una vittoria su Tsonga. 


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