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Bad Homburg: terzo titolo dell'anno per Pegula, Swiatek ko in due set

La prima finale sull'erba in carriera di Iga Swiatek termina con una sconfitta: Pegula chiude con un break per set una partita tirata e si aggiudica il nono titolo in carriera. Ad Eastbourne, invece, la classe 2006 Maya Joint ha conquistato il suo secondo titolo stagionale annullando quattro match point alla filippina Eala

28 giugno 2025

Pegula con il trofeo di Bad Homburg nel 2025 (Getty Images)

Pegula con il trofeo di Bad Homburg nel 2025 (Getty Images)

Dopo quelli di Austin e Charleston, Jessica Pegula trionfa anche al Bad Homburg powered by Solarwatt (WTA 500 - montepremi 1.064.510 di dollari) e si aggiudica il terzo titolo del suo 2025, il nono della sua carriera. La statunitense, n. 3 al mondo e prima testa di serie, ha sconfitto col punteggio di 64 75 la polacca Iga Swiatek (n. 8 al mondo e 4 del seeding).

Ha ringraziato tutto il suo team, Pegula, durante la premiazione, scherzando anche con l’avversaria: “Dici spesso che non hai speranza sull’erba, ma ti assicuro che non è così. Auguro a te ed il tuo team il meglio nelle prossime settimane”. Per l’ex n. 1 al mondo (avanti 6-4 nei precedenti prima di oggi) era in effetti la prima finale in carriera sull’erba, e la prima anche dall’ultimo titolo vinto al Roland Garros, nel 2024.

La vittoria dell’americana, che ha vinto 77 punti totali contro i 66 di Swiatek, è frutto principalmente della sua maggiore qualità nei momenti decisivi. La tennista di Varsavia ha avuto le sue occasioni e spinto di più da fondo campo (30 vincenti a 15 in suo favore), commettendo comprensibilmente anche più errori (39 a 16).

È stata proprio lei a mancare la prima palla break del match, nel quarto gioco del primo parziale, subendolo – al contrario – nel settimo gioco. La fretta, poi, le ha impedito di sfruttare anche un vantaggio di 0-30 nell’ultimo turno di risposta che avrebbe potuto riaprire il set.

Pegula è rimasta solida durante tutto il match, non facendosi influenzare anche dal buon rendimento al servizio di Swiatek, autrice di nove ace. Nel secondo set, infatti, è aumentata la pressione sulle spalle della polacca, che dopo due recuperi da 15-30 (nel quinto e nel settimo gioco) ha ceduto la battuta nell’undicesimo game. Un nastro un po’ fortunato ha procurato a Pegula la seconda e decisiva palla break, concretizzata però con pieno merito grazie ad un vincente in contropiede verso il rovescio della tennista classe 2001. Che non è riuscita a trattenere le lacrime, a fine match, d’altronde è molto poco abituata ad accontentarsi dell’argento: il suo score nelle finali, tolte le competizioni a squadre, era di 22-4, un bilancio che impreziosisce ulteriormente il titolo conquistato da Pegula.

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È durata invece tre set, per due ore 26 minuti totali, la finale del Lexus Eastbourne Open tra due giovani e fulgidi talenti del circuito femminile. Alla fine, la classe 2006 Maya Joint (n. 51) ha avuto la meglio su Alexandra Eala (2005, n. 74) col punteggio di 64 16 76(9) annullando ben quattro match point alla giocatrice filippina nella finale più giovane ad Eastbourne dal 1981. A 19 anni appena compiuti, intanto, Joint arricchisce ancora la sua bacheca vincendo - dopo quello di Rabat sulla terra - anche il primo trofeo sull'erba.

La tensione ha tradito entrambe a fasi alterne della partita, con Joint che l'ha spuntata nel primo set con un break nell'ultimo game, ma senza riuscire a contrastare, nel secondo, la reazione di Eala. La quale, dopo il 6-1, si è portata avanti anche per 2-0 nel terzo, il parziale più imprevibile. L'australiana, dal canto suo, ha rimontato fino al 4-2, senza però trovare l'allungo decisivo.

Paradossalmente, entrambe hanno espresso il proprio miglior tennis nel tie-break, cercando sempre di prendere in mano le redini dello scambio e regalando alcuni tra gli scambi più intensi della partita. Oltre ad annullare quattro palle match, Joint aveva anche rimontato da 2-5, vedendosi a sua volta cancellate due chance di chiudere. Alla fine, sul 10-10, è servito un "aiuto" di Eala per l'ultimo minibreak, prima di infilare il rovescio vincente per sdraiarsi con un sorriso a 32 denti sul prato inglese.


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