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Henin ai giovani: "Guardate Djokovic, ecco il segreto del successo"

"Oggi ci sono più distrazioni per i giocatori. Ma bisogna sapere come investire le energie" dice la belga, ex numero 1 del mondo, in questa intervista a SuperTennis. Henin racconta lo stato di salute del circuito Wta: "Mancano campionesse che si facciano ricordare e per me un po' di varietà. Ma il livello si è alzato"

di | 18 gennaio 2024

Justine Henin (Getty Images)

Justine Henin (Getty Images)

“Credo che il tennis femminile abbia bisogno di maggiore costanza in termini di risultati: sia tra le giovani, per attestarsi, che tra le giocatrici più affermate. Servono giocatrici che vincano e che vincano spesso così che i loro nomi possano imprimersi nella testa delle persone. E' questa la cosa più importante”. E se a dirlo è Justine Henin, dominatrice del circuito femminile nella prima decade degli anni Duemila, il pensiero un fondo di verità dovrà pur averlo. Il segreto del successo, dice alle giovani e ai giovani che aspirano a raggiungere la vetta, sta nel "risparmiare energie e investirle dove è più necessario farlo. Guardate Djokovic".

Nei numeri, prima di tutto, un biglietto da visita su cui sono impressi 7 Grand Slam (4 Roland Garros, 1 Us Open e 1 Australian Open più due finali perse a Wimbledon nel 2001 e 2006),  2 titoli alle Wta Finals, un oro olimpico vinto ad Atene nel 2004, più 117 settimane da n.1 del mondo di cui 61 consecutive e 3 titoli di n.1 Wta di fine stagione.  E poi nello stile. Minuta ma potente, elegante, dotata di un’intelligenza tattica rara che trovava nel rovescio a una mano il suo tratto distintivo. 

La belga, oggi quarantaduenne, sta commentando l’Australian Open per Eurosport. Seppur non rinneghi in passato di essere stata un po’ severa nel suo giudizio – “In passato sono stata un po’ dura su questo tema” – oggi sembra aver ammorbidito le sue posizioni: “Devo dire che il livello degli ultimi anni è stato buono, con giocatrici capaci di garantire questa costanza. Penso a Sabalenka ad esempio, che ha vinto il suo primo Slam e che non ha sfigurato nel resto della stagione”. 

Justine Henin (Getty Images)

E allora cos'è che manca al gioco di oggi?
“Mi manca vedere più varietà di stili di gioco. Oggi tutte colpiscono molto forte e a risentirne è l'aspetto tattico, e vale anche per gli uomini. Diciamo che oggi l'aspetto tattico si è semplificato, il che per certi versi buono, ma mi piacerebbe vedere il gioco popolato da giocatrici dotate di stili di gioco diversi”.

Anche ai suoi tempi però, vista la concorrenza, trovare questa costanza non era semplice.
“Non so se oggi si corrano più rischi rispetto al passato, io ricordo che ero sempre nervosa alla vigilia di un primo turno perché sapevo che poteva succedere di tutto. Il livello, in generale, si è alzato, ma per molti anni ci sono state giocatrici che erano quasi sicure di poter arrivare ai quarti di un Grand Slam, ed erano ragazza che si sfidavano molto spesso durante la stagione. Ecco, sono queste le rivalità che oggi forse mancano. Ci sono state giocatrici molto costanti negli ultimi anni, ma mi aspettavo anche qualche altra sorpresa”. 

Tipo?
“Jessica Pegula, di cui sono una grande estimatrice e di cui ammiro l'intelligenza in campo. Osservandola da fuori è come se nei momenti clou non riesca a compiere quell'ultimo step [dopo l'intervista è stata battuta al secondo turno dell'Australian Open da Clara Burel, NdI]. E' un qualcosa che manca a molte delle giocatrici che oggi guidano il circuito e sono curiosa di vedere come riusciranno a migliorare il loro gioco”.

Justine Henin (Getty Images)

Molte di loro arrivano sul circuito molto giovani finendo preda di pressioni troppo grandi.
“Parlo per me. Ho dedicato la mia vita al tennis fin da quando avevo sei anni e arrivata a venticinque ho avvertito il bisogno di staccare per prendermi cura di alcuni aspetti legati alla mia vita privata. Oggi è più difficile. E ammiro molto chi riesce ad avere una carriera molto lunga. Il mondo è cambiato: ci sono più social media, più sollecitazioni, più distrazioni. E anche più soldi. E' davvero molto difficile rispetto a quando ero in campo”.

Esiste un segreto?
“Penso a Djokovic. E' sul circuito da molto tempo, ha maturato esperienza: sa quando è il momento di impugnare il telefono e quando invece deve tenerlo chiuso nella sua sacca. Sa di cosa c'é bisogno per performare al meglio e restare competitivi ad alti livelli: risparmiare energie e investirle dove è più necessario farlo. Oggi è più complicato, è una vera sfida, e per questo tra le giovani leve si assiste spesso a degli alti e bassi”.

Per alcune che salutano anzitempo, ce ne sono altre che invece tornano in campo dopo esser diventate mamme. Una di loro la conosce bene, è Elina Svitolina.
“Abbiamo lavorato insieme ed è stato fantastico rivederla in campo riuscendo anche ad ottenere dei successi. E' una ragazza splendida. Mi piace l'idea che oggi per una donna sia diventato più naturale fermarsi, scegliere di diventare mamma e poi tornare alla sua passione. E' dura e le ammiro molto perché non penso che ne sarei stata capace: c'è l'aspetto fisico, la difficoltà di far combinare tante cose. Sono cose che rendono difficile il ritorno in campo, ma sono convinta che più ne vedremo e più saranno quelle che faranno altrettanto in futuro”.

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