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Gli scambi tra Sinner e Alcaraz nella finale di Wimbledon sono stati in media i più veloci, rapidi e potenti di sempre sul Centre Court. Un colpo ogni secondo e 18 centesimi.
di Luca Marianantoni | 18 luglio 2025
Le due epiche finali Slam giocate da Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, ad appena cinque settimane di distanza l'una dall'altra, aprono di fatto un nuovo capitolo nella storia del tennis. La golden era dei Fab Four è un lontano ricordo, un passato recentissimo metabolizzato però a velocità folle.
Folli come molti degli scambi giocati dall'altoatesino e dallo spagnolo nei cinque set della finale del Roland Garros e nei quattro di Wimbledon. Punti indimenticabili per intensità e potenza, colpi esplosivi e profondi scagliati dalla riga di fondo conditi con recuperi mozzafiato.
Jannik e Carlos colpiscono la palla con forza inaudita da far impallidire tutto l'albero genealogico dei grandi picchiatori: da Connors a Lendl, da Becker ad Agassi, fino alle sberle Del Potro e Wawrinka. Più la palla viaggia, più frequenti saranno i colpi.
Abbiamo preso in esame diversi scambi giocati da Sinner e Alcaraz durante la finale di Wimbledon (scambi in cui i due sono rimasti a fondo campo). Ebbene il tempo che impiega la pallina (in uno scambio medio-lungo superiore a 15 colpi ma inferiore a 20) per passare dal piatto corde di Sinner e quello di Alcaraz è in media di un secondo e 18 centesimi.
Durante la finale di Wimbledon del 2019 tra Federer e Djokovic, in una situazione di gioco identica, il tempo era di un secondo e 24 centesimi. Federer e Djokovic avevano in media 6 centesimi di tempo in più per preparare il colpo rispetto a Sinner e Alcaraz. Durante la semifinale di Wimbledon del 2019 tra Federer e Nadal questo tempo era identico, ancora 1"24 centesimi. Come pure nella semifinale di Wimbledon 2018 tra Djokovic e Nadal.
Finale di Wimbledon 2002 tra Hewitt e Nalbandian. Il tempo medio di uno scambio era di un secondo e 30 centesimi, vale a dire 12 centesimi più lenti di Sinner-Alcaraz. Saltando di epoca, durante la finale di Wimbledon 1976 tra Bjorn Borg e Ilie Nastase, il tempo rilevato tra un colpo e il successivo era di un secondo e 39 centesimi, vale a dire 21 centesimi in più di Sinner e Alcaraz, equivalenti a oltre un quinto di secondo.
Il tennis si è sempre evoluto costantemente, a differenza di altri sport che hanno vissuto decenni al buio come il ciclismo tra l'epoca di Pantani e quella di Pogacar, o come il calcio da dopo la generazione dei Totti, Del Piero e Pirlo fino ai giorni nostri.
La grande e inesauribile forza del tennis è stata sapersi continuamente rigenerare alla conclusione di ogni ciclo e rinascere come una fenice più forte di prima. E questo fin dalla notte dei tempi: passati Bill Tilden e i Moschettieri di Francia (René Lacoste, Henri Cochet e Jean Borotra), sono arrivati Fred Perry e Don Budge. Dopo Jack Kramer e Pancho Gonzalez sono sbocciati gli australiani Frank Sedgman e Lew Hoad. La lunga rivalità tra Ken Rosewall e Rod Laver si è spenta a inizio Era Open sotto i colpi dei rivoluzionari Bjorn Borg e Jimmy Connors.
Le foto che fanno la storia
Eclissati questi sono arrivati John McEnroe e Ivan Lendl con a ruota Boris Becker, Stefan Edberg e Mats Wilander. Dopo il filone irripetibile degli anni 80, sul pianeta tennis sono piombati Andre Agassi e Pete Sampras. Poi è storia recente: quasi due decenni dominati dai Fab Four, le lacrime indimenticabili di Federer e Nadal, le ultime eroiche difese di Djokovic e la nuova alba di Sinner e Alcaraz pronta a regnare a lungo.
E via e via all'infinito. Magari non nascerà più uno svedese numero 1 del mondo, magari la scuola ceca rimarrà nell'anonimato per chissà quanti anni, ma sicuramente ci sarà da qualche parte del mondo un bimbo di cinque anni folgorato dalle geste di Jannik e Sinner e che nel 2040 li batterà entrambi per 62 62.
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