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In conferenza stampa dopo la cerimonia sul Philippe Chatrier Rafa Nadal ha ringraziato Djokovic, Federer e Murray che hanno partecipato all'omaggio, e raccontato il suo futuro lontano dal tennis
25 maggio 2025
“Ricevere un tributo come quello di oggi a Parigi, al Roland Garros, in Francia, è qualcosa di molto speciale”. È ancora emozionato Rafa Nadal nella lunga conferenza stampa dopo la cerimonia-tributo che ha segnato la prima giornata di questa edizione del torneo. Il tennis, dice, oggi non gli manca molto perché non ha rimpianti, non ci solo discorsi sospesi nel finale della storia. “Sento di aver dato tutto. Sono arrivato a oggi in pace, sapendo che il mio corpo non mi permette più di giocare. Ho fatto tutto quello che potevo per avere la miglior carriera possibile, e ora sto godendomi questa nuova fase”.
Nadal ha lasciato una traccia indelebile al Bois de Boulogne dove ha vinto 14 volte firmando uno dei record più incredibili e difficili da battere nella storia del tennis. Oggi ha lasciato anche un'impronta indelebile sul Philippe Chatrier, lo stadio centrale del Roland Garros, insieme alla sagoma della Coppa dei Moschettieri e al numero 14 su una targa che resterà per sempre sulla terra rossa.
La targa con l'impronta di Rafa Nadal sul Philippe Chatrier al Roland Garros (Getty Images)
“Quando ho visto la targa, pensavo fosse solo per quest’anno. Sapere che sarà lì per sempre, sì, è un regalo che non riesco a descrivere a parole. Per me è stato, è e sarà sempre un grandissimo onore e un momento molto, molto emozionante avere questo spazio sul campo più importante della mia carriera tennistica, senza dubbio. È difficile descrivere la sensazione, ma è qualcosa che mi ha toccato davvero. È stato molto speciale” ha detto in conferenza stampa.
A un anno dalla sua ultima partita al Roland Garros, il nostalgico quanto simbolico scontro di volontà contro Alexander Zverev, a sei mesi dalla cerimonia di addio al tennis a Malaga, Nadal saluta il mondo del tennis in un giorno non uguale agli altri, a vent'anni dalla sua prima volta sullo Chatrier. “Qui negli ultimi dodici, quindici anni mi hanno fatto sentire come se fossi un giocatore francese, uno di casa. Parliamo, ad esempio, delle Olimpiadi: mi hanno dato la possibilità di ricevere la torcia olimpica da Zizou Zidane in quel momento particolare della cerimonia d'apertura – ha detto – Questo dimostra quanto la Francia e Parigi mi rispettino. Non potete immaginare quanto abbia significato a livello personale per me”.
Il saluto a Nadal, tra emozioni e ricordi
Il momento simbolo della cerimonia resta l'incontro sul terreno di gioco con Novak Djokovic, Roger Federer, Andy Murray. Negli anni in cui dominavano il circuito e si sfidavano per i titoli in tutti i grandi tornei, li chiamavano Fab 4, come i Beatles. I quattro di Liverpool non sono mai tornati a cantare insieme dopo lo scioglimento del gruppo, i quattro grandi del tennis si sono invece ritrovati tra sorrisi e signicati profondi. “Avere i miei tre più grandi rivali lì in campo con me è anche un grande messaggio per il mondo” ha detto Nadal che tre anni fa ha giocato in doppio con Federer l'ultima partita nella carriera dello svizzero, il suo primo grande avversario. “I più grandi rivali nella storia del nostro sport possono essere anche buoni colleghi, possono rispettarsi – ha sottolineato Nadal in conferenza stampa –. Non devi odiare il tuo avversario per cercare di batterlo con tutte le tue forze. E questo credo sia il messaggio che abbiamo trasmesso, che abbiamo lasciato alle nuove generazioni. In un certo senso, questo è il nostro lascito. I risultati sono solo risultati. Tutto il resto rimane”.
La loro rivalità ha ridefinito i confini dell'abituale nel tennis, ci ha indotti a pensare che quanto sono riusciti a raggiungere sia normale, che possa essere realisticamente utilizzato come metro di paragone per chi è venuto dopo. Niente di più sbagliato. “Ci siamo spinti a vicenda fino al limite, come ho detto nel mio discorso. Quando sei solo in due, a volte puoi perdere un po’ di motivazione se l’altro inizia a perdere o si fa male – ha spiegato Rafa -. Ma se sei in quattro non puoi rilassarti perché uno di quei quattro può finire sempre per vincere il torneo. Questo, in prospettiva, non ci ha mai permesso di abbassare l’intensità o di prenderci pause. Ognuno di noi ha mostrato agli altri la strada per migliorare. Grazie a questa rivalità abbiamo elevato i numeri e i record della storia del tennis a un livello successivo”.
Rafa Nadal stringe la mano a Andy Murray. Sullo sfondo Roger Federer e Novak Djokovic (Getty Images)
Nessuno può vantare i suoi numeri al Roland Garros. In carriera, in questo torneo Nadal ha affrontato 74 avversari, vinto 112 partite su 116 e tutte le 14 finali. Solo in tre sono riusciti a batterlo: lo svedese Robin Söderling (ottavi 2009), il tedesco Alexander Zverev (primo turno 2024) e il serbo Novak Djokovic, l’unico a sconfiggerlo due volte (quarti 2015 e semifinali 2021). Qui ha trionfato ben quattro volte (2008, 2010, 2017, 2020) senza perdere nemmeno un set: nessun altro uomo ha mai vinto così tanti Slam in questo modo.
Rafa, che un tempo si vantava di ricordare “quasi ogni singolo punto di ogni partita”, adesso ha chiuso con quel capitolo della sua vita. I ricordi di Parigi, comunque, restano ben impressi. “Il 2006 fu molto speciale per me, dopo essere tornato da un brutto infortunio al piede. La gente pensa al 2008 perché è l’anno in cui ho giocato meglio, ma forse proprio per questo non lo ricordo con grande emozione, perché ho vinto senza soffrire troppo” ha rivelato Nadal che quell'anno avrebbe dominato Federer 61 63 60 in finale infliggendo allo svizzero la più severa sconfitta in un major.
“Per me, sono più significativi i tornei in cui ho sofferto, quelli in cui ho dovuto lottare tanto. Quell’anno giocai così bene che... non ho un ricordo straordinario. Il 2010 fu molto importante, dopo aver perso nel 2009” ha aggiunto Nadal, fermato per la prima volta nella sua storia al Roland Garros da Robin Soderling.
“Il 2012 pure, perché stavo per fare il "Grande Slam delle finali": persi a Wimbledon, agli US Open, in Australia dopo sei ore… e poi riuscii a rompere quella serie proprio qui. Il 2020 fu inaspettato. Il 2022 fu probabilmente il più duro sotto tutti i punti di vista, per tutto quello che è successo prima e durante il torneo. Questi sono i tornei che rimarranno per sempre nella mia mente, più degli altri”.
Oggi il tennis non fa più parte della sua vita da mesi. “Dal giorno del ritiro non ho ancora preso in mano una racchetta”. Ma tornerò perché mi preparerò per qualche esibizione. Ho avuto molte opportunità di farlo, ma ho sentito di dovermi prendere del tempo per disconnettermi” ha detto Nadal, che sta cercando di ritrovare una nuova routine quotidiana. Sta avviando la sua personale transizione, ora che un'epoca è finita e quella nuova non è ancora iniziata.
“Sto imparando a conoscere la prossima fase della mia vita. Ho progetti come la mia accademia, la compagnia alberghiera, l’azienda di integratori con Cantabria Labs. Mi occupo della mia fondazione e della mia famiglia. Sto scoprendo cosa mi motiva davvero” ha detto. “Per me, è fondamentale avere obiettivi nella vita, perché una vita senza scopi è più difficile. Quindi sto cercando ciò che mi entusiasma davvero. Sarà meno emozionante della carriera sportiva — perché l’adrenalina che ti dà lo sport è impossibile da trovare altrove — ma questo non significa che sarò meno felice. Posso esserlo anche con meno adrenalina, occupandomi di altre cose”.
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