

Dopo Shelton, “Big Foe” doma anche Popyrin e si qualifica al quarti contro Dimitrov. Il suo gioco champagne e il sorriso sono un toccasana per il tennis e per gli afroamericani
di Vincenzo Martucci | 02 settembre 2024
E’ quello che mostra i muscoli e ride e scherza di più, sempre, con la folla, prima, durante e dopo i match. E’ quello che ha la fidanzata più intrigante (Ayan Broomfield), ex tennista pro anche lei. E’ quello che ha il rapporto più cameratesco coi colleghi: semplicemente non puoi litigarci anche se una volta a Vienna, pur di recuperare una partita persa, coinvolse il pubblico di casa a discapito dell’ancora inesperto Jannik Sinner, tradendolo. E’ quello che tira fuori il coniglio dal cilindro del prestigiatore, col super dritto dal movimento cortissimo, ma anche col magico rovescio e con tutti gli altri colpi, quand’è caldo, con una velocità di testa, di piedi e di braccio che fulmina gli avversari da fondo come a rete, come al servizio che scaglia anche a 225 all'ora. E’ il toccasana del tennis maschile, il giocatore unico che bisognerebbe replicare per ravvivare un gioco e uno spettacolo che possono rimanere soffocati, oggi, dalla fisicità dell’uno-due, servizio-dritto. Così, è un bene straordinario per tutti se Frances Tiafoe rialza la testa e, dopo aver dribblato la potenza di Shelton e Popyrin, sfocia nei quarti del suo torneo, gli US Open. Dove è esploso con le semifinali di due anni fa e dove rientra fra i top 20 lunedì.
New York, la città elettrica, la città che non dorme mai è quella che più lo rappresenta: “Ho sempre sognato di giocare su questo campo fin da quando ero bambino. Palleggiavo contro un muro pensando di essere proprio su questo campo. Vedendo le sorelle Williams vincere qui i loro titoli, vedendo Roger vincere qui un milione di volte, ho pensato: “Voglio solo giocare su questo campo”. E’ così iconico, ovviamente prende il nome da Arthur Ashe, quindi volevo farne parte. Penso che tiri fuori il meglio di me”. Soprattutto nelle famose “night session”, terrore di molti, esaltazione degli eccessi mangerecci e chiassosi del pubblico di casa, e quindi anche del tifo patriottico e a volte anche violento degli americani. Ancor di più degli afroamericani che non riescono proprio a garantirsi altri eroi con la racchetta e hanno adottato “Big Foe”, come si fa chiamare l’ex ragazzo povero, figlio del guardiano del circolo tennis immigrato dalla Sierra Leone. Dal tennis molto personale, dalle reazioni imprevedibili, dalle fiammate irrefrenabili, dal gioco troppo estemporaneo che non gli consente regolarità.
Quello che affascina di Tiafoe sono gli sprint, le erezioni agonistiche, le folate magiche che all’improvviso l’accendono e lo fanno letteralmente volare dove nessuno, forse neanche lui, avrebbe mai pensato di arrivare. Anche lunedì, vinto il primo set, era sotto 5-2 e poi 5-3 40-0 contro Popyrin, praticamente era già con un piede nel terzo set, lui che suda più di tutti sul Tour pensava già a cambiarsi scarpe e maglietta e a come vincere in 4 set. Invece… Gli aiutini dell’australiano - “Me la sono proprio fatta sotto”, dirà l’uno, “Sono stato fortunato”, ammetterà l’altro - hanno riacceso in un attimo lo spirito sulfureo dell’idolo black, hanno ravvivato l’enorme folla dell’Artur Ashe e hanno modificato magicamente il punteggio nel 7-6 per il giocatore di casa. Portandolo due set a zero che, anche psicologicamente, è un gran bel vantaggio.
Figurarsi per uno come Frances che si è tutto. Infatti poi lo porta oltre l’ostacolo, alla sfida contro l’elegante Grigor Dimitrov, col quale ha perso 3 volte 4 quattro ma tempo fa. In altri momenti, in altri stati d’animo. Tiafoe è così, tutto alti e bassi. L’anno scorso, dopo aver perso agli US Open con Shelton, che considera un po’ un fratellino, è andato in depressione, ha smarrito il famoso sorriso e insieme la gioia di giocare, il coraggio, la passione, quindi è scaduto di forma e di risultati, disperso, come un naufrago nell’oceano. Gli bruciava la sconfitta nel torneo preferito, e soprattutto il virtuale sorpasso di Bum Bum Ben come favorito del pubblico, come nuovo tennista preferito d’America. Ci ha impiegato 10 mesi, fino a Wimbledon di quest’anno, per recuperare il suo spirito.
A questi US Open, Tiafoe sembra più maturo, più conscio della situazione, forse per via dei 26 anni, forse per l’esperienza che ha acquisito sul Tour. Per cui, lui che è il classico attaccante da fondocampo, sotto gli insegnamenti coach David Witt, un veterano del tennis Usa, si sta curiosamente esaltando nella risposta ai grandi servizi, arma da usare come catapulta per il suo gioco offensivo champagne. Ma soprattutto, come ha spiegato dopo aver eliminato l’amico Shelton, ha una condizione fisica migliore che mai e nuove ispirazioni. “Sono orgoglioso di me stesso, di non arrendermi. Voglio solo vincere o perdere le partite, sapendo che a battermi è stato l’avversario che non mi sono battuto da solo”. Insomma, non è più disposto a barattare una sconfitta con un sorriso come sembrava in passato.
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