Flavio Cobolli ha testa, sangue freddo, gambe toste e un cuore enorme. E’ stremato a fine match, 4 ore e 32 minuti di lotta intensa e piena di capovolgimenti di fronte in cui
ha dovuto gestire un avversario particolarmente ispirato su questa superficie (Brooksby) e il tifo del pubblico di casa a tratti rumorosamente contro: “
Mi piace giocare quando il tifo non è per me – dice nella conferenza stampa a fine serata
- , bisogna saperlo accettare. Fisicamente mi sono sentito benissimo, più passavano i minuti e le ore e meglio stavo. Ho avuto un calo solo nel secondo set e all’inizio del terzo, ma poi mi sono ripreso, verso la fine mi sentivo ancora meglio… ora non posso dire lo stesso!”.
La maratona con lo statunitense gli ha consegnato, per il secondo anno consecutivo, il terzo turno agli US Open: “E’ stato un match molto duro, contro un avversario eccezionale – l’analisi della sfida a Brooksby - . Non mi aspettavo una partita così oggi; ero pronto a lottare, a stare in campo tante ore, ma non pensavo così a lungo. Abbiamo giocato entrambi molto bene: lui è partito fortissimo sia fisicamente sia tatticamente, ci siamo dati battaglia e alla fine mi sono concentrato su me stesso, sul mio gioco, e credo di aver portato la partita dalla mia parte. Abbiamo avuto entrambi un livello alto sin dall’inizio, ci sono stati tanti scambi lunghi, difficile fare il vincente perché lui gioca molto piatto. Devi stare sempre lì, lottare sempre e credo di averlo fatto bene. In un match 3 su 5 ci sono tanti alti e bassi, non è facile mantenere concentrazione e livello per 4 ore e mezza. Credo di aver superato le difficoltà al meglio. Ho servito per il match più di una volta; capita, fa parte del gioco”.