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Mr Follia è davvero diventato il cubo di Bublik?

La straordinaria metamorfosi dell’imprevedibile russo che stava buttando via il suo talento fino al punto di volersi ritirare quest’anno. E’ stato l’ultimo a battere Jannik sul campo, ad Halle

di | 01 settembre 2025

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Fino ad aprile nessun giornalista avrebbe mai fatto un titolo su Bublik richiamando il nome del russo/kazako a Rubik, l’architetto ungherese che ha inventato il rompicapo tridimensionale. Titolo che invece è rimbalzato un po’ ovunque alla vigilia del match Bublik-Sinner degli ottavi degli US Open. Fino ad aprile, infatti, non esisteva proprio il parallelo perché Alexander era il tennista meno quadrato e consequenziale e ragionato che ricordasse in qualche modo il famoso cubo, frutto in realtà di ripetizione e memoria.

Bublik era piuttosto tondo, il più tondo che ci fosse, scivoloso, falloso, sbagliato, con numeri in classifica che non corrispondevano al suo valore, con una sfilza di follie e suicidi tennistici, conclusi con risolini beffardi forse soprattutto verso se stesso. Poiché era capace di cancellare di fare e disfare da solo, affossando inesorabilmente più colpi vincenti e spettacolari con una montagna di esecuzioni clamorosamente sbagliate come concetto e come realizzazione. 

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GRAZIE VASILY

Agli occhi dei più Alexandar stava diventando un clown e, quel che è peggio, stava entrando nella parte, fino a credere che per lui non ci fosse altra dimensione, pur dopo essere salito appena un anno fa al numero 17 del mondo. Poi, però, all’improvviso, per  una maturazione umana dovuta al figlioletto - Vasily - nato nel 2022 che gli ha trasmesso motivazioni nuove e dolcissime, quel pazzerello dal servizio-bomba e dalle smorzate melliflue che si divertiva soprattutto a battere da sotto e ad esibirsi nei tweener ma sembrava non guardare quasi il tabellone dei risultati, ha messo - come si suol dire - la testa a posto. Lui che, annoiato dal gioco tutto potenza generale, proclamava di giocare solo per soldi e che, ad inizio anno, proponeva addirittura il ritiro al manager di sempre, Corrado Tschabuschnig.

Pensava di staccare la spina allo scoccare dei 28 anni di giugno, in parallelo di Wimbledon, per riscattare il disastro dell’anno prima. Poi, magari proprio come racconta lui, tutto è cambiato dopo un viaggio-svago-fuga-speranza a Las Vegas: “Ho fatto un patto col coach: mi prendevo due mesi di stop, e poi ci avrei riprovato seriamente. Ma sono tornato molto prima”. Così è avvenuto il miracolo che oggi, dal numero 82 di sei mesi fa, lo riporta virtualmente alla sua classifica-record, e a molto di più, considerando gli appena 100 punti che deve difendere nello swing sul duro, asiatico ed europeo. Ma, soprattutto, sulla scia di due titoli a Gstaad e Kitzbuhel, sulla terra  rossa - la superficie che diceva pubblicamente di odiare -, lo rende più pericoloso che mai, perché più pronto che mai a un colpaccio a un'impresa. E, quale occasione migliore può esserci contro il numero 1 del mondo, nell’ultimo Slam della stagione?

Mr Follia è davvero diventato il cubo di Bublik?

L' IMPREVEDIBILITA’ DI BUBLIK ALLA PROVA SINNER

Pensando ad Alexander Bublik quello che preoccupa è la sua imprevedibilità, unita a un pizzico di follia e a una personalità fortissima. Semplicemente, sul campo da tennis, non ha paura di niente e di nessuno, si esalta davanti alle grandi platee e contro i grandi avversari. E’ diventato abbastanza solido, di testa e di gambe, da tenere sulla distanza del 3 su 5 degli Slam? Contro Tommy Paul ha demolito lo statunitense davanti al suo pubblico nelle famose, elettriche e temibilissime Night Session di Flushing Meadows dove gli ospiti sono spesso vittime sacrificali dei beniamini di casa. Ma lui l’ha spuntata per 6-1 al quinto set. Dimostrando quello che tutti gli avversari davvero temevano quando si è fermato per allenarsi sul cemento, ripresentandosi in torneo solo per gli US Open.

Magari la cicala sta diventando formica. Forse, chissà. Di certo, è in fiducia, spinto da 11 vittorie consecutive e dal pensiero che è stato proprio lui ad infliggere a Sinner l’ultima vera sconfitta, a giugno, sull’erba di Halle dove Jannik difendeva il titolo. Perché quella con Alcaraz a Cincinnati è venuta per ritiro e, come dice il 5-0 ufficiale, forse non è mai cominciata veramente. Non solo, a parte Carlitos, solo lui, Bublik, ha battuto il re delle ultime 65 settimane. E sembra più pronto che mai a sostenere l’esame più complicato contro il “master mind” italiano cui, dopo averci perso a Miami 2021, disse a rete: “Tu non sei umano, hai 15 anni e giochi così? Bravo!”. Confessando anche: “Durante il match, un paio di volte, mi è venuto anche di chiamarlo robot”. 

Bum Bum Bublik vince la maratona: sfiderà Sinner

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CHE FORMA!

Il 4-2 nei testa a testa e i tre set a zero che gli ha rifilato al Roland Garros danno un po’ di fiducia a Sinner, ma sono messi in discussione dalla superficie totalmente differente, dal momento diverso di questo confronto e dalla forma di Bublik che, a New York, è diventato il decimo giocatore nel 21° secolo a raggiungere gli ottavi degli US Open senza perdere il servizio in 55 turni di battuta cancellando 12 palle break. Sarà una bella prova contro Jannik che fa sta ottenendo in media un break ogni tre game di risposta.

Da quel fatidico aprile poi, il russo/kazako ha letteralmente rovesciato il rapporto di forze con gli avversari. Prima era messo così nei testa a testa: Popyrin (0-2), Safiullin (0-1), de Minaur (0-3), Draper (0-2), Khachanov (0-1), Medvedev (0-6), van de Zandschulp (0-2), Cilic (0-3), Paul (0-3); dopo ha battuto tutti: Popyrin (a Madrid), Safiullin (Roma), de Minaur (Roland Garros), Draper (Roland Garros), Khachanov (Halle), Medvedev (Halle), van de Zandschulp (Kitzbuhel), Cilic (US Open), Paul (US Open). Nel 2025 ha vinto tre dei suoi sette titoli Atp, e sembra il giocatore ideale che fa impazzire la Grande Mela. Dal servizio alle smorzate. Contro il povero Paul ne ha fatte 38, mettendone a segno 28.  Aiuto!

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