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Alexander Bublik ha rivelato in conferenza stampa come un weekend a Las Vegas dopo il Masters 1000 di Indian Wells lo abbia aiutato a ritrovare il suo tennis migliore
01 giugno 2025
Un weekend sulla Strip, a Las Vegas, ha cambiato la stagione di Alexander Bublik. Il kazako giocherà contro Jack Draper al Roland Garros il suo secondo ottavo di finale in uno Slam. Eppure l'ex numero 17 del mondo, che si è rilanciato anche grazie al titolo vinto al Piemonte Open Intesa Sanpaolo, il Challenger 175 di Torino, aveva iniziato il 2025 con prospettive ben diverse.
Ex numero 17 del mondo, Bublik era scivolato alla posizione numero 82 dopo la sconfitta al primo turno a Indian Wells. Gli serviva una scintilla. "Il mio crollo non era dovuto alla mancanza di atteggiamento o di allenamento. Era l’opposto. Ero in burnout - ha detto - Mi ripetevo: se mi alleno di più, se miglioro il dritto, prima o poi arriveranno. Ma non arrivavano, e a un certo punto ho pensato: perché sto sacrificando così tanto?".
Il suo allenatore gli ha suggerito un viaggio a Las Vegas. Senza scendere nei dettagli, Bublik ha spiegato che si è trattato di "tre giorni belli intensi". Tre giorni in quella Las Vegas dove si scambia la notte col giorno, come cantava Elvis Presley, che ti cambia per sempre se la vedi anche una volta sola. Dopo quel weekend, Bublik è andato a giocare il Challenger di Phoenix. "Pensavo di non essere in grado di vincere nemmeno una partita" ha ammesso, e invece è arrivato in finale. E da quel momento qualcosa è cambiato.
E quel cambiamento deve necessariamente partire da dentro per un giocatore come lui, che si trova a competere con quelli che ha definito "i robot" del tennis. Una categoria a cui appartiene anche il suo prossimo avversario, Jack Draper, che da piccolo non cresceva e così aveva sviluppato un tennis da contrattaccante, ma negli ultimi anni, dopo diversi infortuni, ha sviluppato un fisico molto più potente (193 centimetri per 85 chili). "Jack, per me, è pazzesco. L’ho visto il primo giorno qui e ho pensato: ti stai preparando per l’Ultimate Fighting Championships?" ha detto Bublik.
Rispetto a giocatori così, il kazako rappresenta un'eccezione, un prestigiatore della racchetta per cui i numeri ai limiti del circense o i servizi da sotto sono molto più che una bella coreografia. "Non sono un combattente. Per vincere contro i migliori, e ho dimostrato di esserne capace, devo trovare modi per superarli con il gioco - ha detto -, perché loro mi batteranno sul piano fisico e della resistenza. Devo trovare il modo per batterli con quello che ho in termini di varietà di colpi e scelte tattiche".
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