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Shelton, 70 secondi per vincere: "Lo avevo detto all'arbitro..."

"Sappiamo - spiega l'americano - che il tennis è così, e in particolare che Wimbledon, dove non ci sono le luci e dove spesso piove, è soggetto a situazioni del genere. Ma giovedì sera ero decisamente arrabbiato"

04 luglio 2025

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La sospensione di giovedì sera lo aveva fatto arrabbiare. E non poco. Ma poi, al rientro, Ben Shelton ha avuto bisogno di 70 secondi per avere ragione dell'australiano Rinky Hijikata, superato in tre parziali per approdare al terzo turno.

"Sappiamo - spiega l'americano - che il tennis è così, e in particolare che Wimbledon, dove non ci sono le luci e dove spesso piove, è soggetto a situazioni del genere. Quello che ci chiedevamo era perché la partita non fosse stata sospesa prima, visto che il mio avversario chiedeva la sospensione già dalla fine del secondo set. Oppure ci sarebbero stati altri momenti durante il terzo in cui si poteva fare, e sarebbero stati migliori rispetto al timing scelto alla fine, quando io stavo per servire per il match...".

Ma quei 70 secondi non sono stati una rivalsa, a sentire lui: "Ma no, cercavo solo di concentrarmi per fare le cose al meglio: mettere la prima, stare attento. Pensavo solo a me stesso e a come chiudere il confronto. Il punto, come ha detto anche Taylor (Fritz, ndr) è che non puoi mai staccare del tutto fino a che non hai vinto il match".

Poi però, alla domanda successiva: "Mi era stato detto dall'arbitro che mancavano 5 minuti perché il sistema di chiamata elettronica si disattivasse a causa della carenza di luce. E c'era pure il cambio campo di mezzo. Io gli ho risposto che avevo bisogno di 60 secondi... (ride, ndr)".

La discussione, tuttavia, è stata accesa, almeno a vederla da fuori: "Volevo solo spiegare le mie ragioni e ascoltare le sue, ma ero arrabbiato sì. Anche se poi non c'è stata nessuna evoluzione peggiore rispetto a quanto avete visto". 

Ben fa progressi, dunque, ma rimane - parole sue - un 'work in progress'. "Cerco di migliorare qualcosa, anche dei dettagli, ogni singolo giorno. Per esempio, adesso mi sento molto meglio col rovescio, che posso giocare sia in back sia coperto. Ho più opzioni e questo mi aiuta. Ma di certo non sono ancora dove vorrei essere, c'è parecchio da fare".

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La polemica sulla sospensione e sulla mancanza delle luci non si ferma: "Capisco che sia la tradizione di Wimbledon e capisco che la gente che vive attorno non voglia ascoltare rumori fino alle 2 di notte. Ma voi sapete almeno perché non ci sono le luci sui campi laterali? Sarà una questione di programmazione, non certo per via della scivolosità dei campi, visto che questo problema emerge molto prima dell'arrivo dell'oscurità. Ma è così che sono le regole e io devo pensare a come adeguarmi".

Ma come si lavora, senza stravolgere la propria routine, in una giornata del genere? "Di solito sto in campo 45 o 50 minuti, mentre stavolta con il mio team abbiamo deciso che sarei rimasto in campo 30 minuti... e 70 secondi. Diciamo che volevo concedermi del tempo per un po' di relax, vista tutta la vicenda".

"Il sistema di arbitraggio elettronico? Credo che tutto sommato abbia ridotto gli errori, rispetto al passato. Anche se non ne posso essere sicuro e sappiamo che c'è un margine di errore. Non so quale sia l'opzione migliore in assoluto, ma se avessimo avuto i linesman durante il nostro match lo avremmo chiuso con qualche ora di anticipo".

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Non è andata bene alla ripresa, invece, a Gael Monfils, sconfitto al quinto set da Marton Fucsovics. "Cosa sarebbe accaduto senza la sospensione? Domanda, difficile, a cui non so proprio rispondere. Di certo le condizioni di oggi erano un po' diverse rispetto a quelle di ieri sera, ma da qui a dire che avrei potuto vincere, ce ne passa. Lui ha dimostrato di essere un ottimo giocatore ed è stato più forte di me".

"Cosa farò adesso? Mi riposerò qualche giorno e poi cercherò di prepararmi al meglio per il circuito americano verso gli Us Open. La cosa che mi spinge e mi motiva più di ogni altra è l'amore della gente. Sento tanto affetto attorno in ogni torneo e questo mi rende felice, mi dà energia per continuare ancora".

Infine, uno sconfinamento extra tennis per parlare del rapporto con la moglie Elina Svitolina e con la famiglia nel Tour: "Elina? Voi la vedete come una giocatrice, io la vedo come moglie. Certamente è bello condividere la stessa passione, ma la vita è un'altra cosa. Il tennis è una parte della nostra vita, non tutto. E adesso che c'è anche nostra figlia, ringrazio ogni giorno per avere avuto questa grande opportunità di diventare padre".


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