

Il serbo inizia il suo 21esimo Roland Garros rifilando un triplice 6-3 allo statunitense McDonald. “Si può sempre fare meglio – dice –, ma è stato un buon match. Continuo ad avere grandi motivazioni: gioco per i record, per scrivere la storia”. Sul pubblico ostile per chi gioca contro i francesi: “Non è la situazione ideale, ma c’è da aspettarselo”
27 maggio 2025
Il primo match in un torneo del Grande Slam, dicono – e ripetono – i big, non è mai banale per nessuno. Nemmeno per chi, come Novak Djokovic, quel determinato Slam l’ha vinto in tre occasioni e l’ultima volta che ha messo piede sul Court Philippe Chatrier si è preso una delle più grandi gioie in carriera, l’Oro Olimpico a Parigi 2024. Pertanto, in conferenza stampa “Nole” si è detto più che soddisfatto per il suo esordio al Roland Garros, con un successo per 6-3 6-3 6-3 contro lo statunitense Mackenzie McDonald. “Ho provato belle emozioni – ha raccontato – rivivendo la vittoria ai Giochi. Ma le condizioni di gioco, in particolare all’inizio del match, non erano semplici, con vento e pioggia. Mi è servito un po’ di tempo per provare il ritmo sulla palla e negli spostamenti. In generale credo sia stato un buon match, solido. Si può sempre fare meglio, ma devo essere soddisfatto di come è andata”.
Come detto da “Nole”, la prima parte della sfida è stata caratterizzata da un po’ di pioggia e dalle discussioni – sue e del rivale, col giudice di sedia – per far chiudere il tetto. “Ho chiesto se e quando avrebbero preso una decisione, e per quanto avremmo dovuto continuare a giocare sotto la pioggia, che stava rendendo il campo scivoloso, generando rimbalzi irregolari. Mi è stato detto che avevano deciso di aspettare, così ho chiesto chi l’avesse deciso. Quindi ho chiesto se il supervisor potesse venire a vedere la situazione di persona e non valutarla dall’ufficio. Lo stesso ha fatto il mio avversario. C’era un po’ di confusione. A quanto pare, secondo il radar la pioggia se ne sarebbe andata a breve, ma dal campo l’impressione era un’altra. Il supervisor mi ha detto che stavano giocando regolarmente anche su tutti gli altri campi, ma visto che il Centrale ha un tetto, non ho capito il senso di non usarlo, fino a che hanno deciso di chiuderlo. È lo stesso che chiedeva anche il pubblico: è stato meglio così, per tutti”.
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A 38 anni compiuti, oltre che contro avversari di livello altissimo, l’ex numero uno del mondo combatte anche con gli acciacchi dell’età, ma ha imparato a prendersene cura. “Per fortuna in questo momento non soffro di grandi problemi – ha spiegato –, se non di qualche piccola noia nella quotidianità, nulla di troppo complicato da gestire. Più un giocatore invecchia, più deve prestare attenzione alla prevenzione, cosa ovviamente diventata più complicata rispetto a 15 anni fa. I tempi di recupero si allungano, bisogna accettarlo e modificare alcuni aspetti dell’allenamento. Cerco di stare molto attento alla mia preparazione: per poter giocare a certi livelli ho bisogno che ogni elemento sia al proprio posto. A livello mentale, invece, ci sono sempre alcune sfide, dei dubbi, ma anche motivazioni e obiettivi. Io ne ho molti, che mi spingono a continuare, come la volontà di siglare altri record e scrivere la storia. Non è sempre facile trovare le giuste motivazioni: cerco di farlo differenziando il lavoro, per tenere la mente sempre fresca”.
Nel corso della stagione sul rosso, Novak ha preso la curiosa decisione di rinunciare agli Internazionali BNL d’Italia, da sempre uno dei suoi tornei del cuore. “Quest’anno ho scelto così. Normalmente ho sempre preferito Roma, anche perché funziona meglio in termini di preparazione. Ma non giocavo a Madrid da un po’, così ho puntato sulla Spagna. Non volevo giocarli entrambi, vista anche l’esperienza di Monte-Carlo: ho giocato lì subito dopo Miami e non è stata una grande decisione”.
Avendo giocato poche partite sul rosso, ha scelto dunque di andare a Ginevra prima di Parigi. “Non era nei piani – ha spiegato – ma da sempre ho bisogno di un po’ di tempo per trovare il giusto tennis sulla terra. Non mi viene così naturale come può accadere ad altri. Difficilmente parto bene sulla terra, è stato così per tutta la mia carriera. Credo che giocare a Ginevra sia stata una buona mossa, anche in termini di fiducia. Mi ha permesso di arrivare qui in uno stato mentale ben diverso rispetto a quello che avevo tre settimane fa”.
Come spesso accade durante il Roland Garros, alcuni giocatori si sono lamentati del tifo degli appassionati francesi, che per chi si trova ad affrontare dei tennisti di casa può diventare particolarmente ostile. In vista del match di secondo turno che lo vedrà affrontare un francese, Djokovic ha detto la sua. “In situazioni come questa è logico aspettarsi di non avere il tifo dalla propria parte, non c’è nulla di strano. Ma è vero che in questo Slam, a differenza che negli altri, il pubblico è più rumoroso, fa sentire di più il proprio supporto. Per alcuni può essere fastidioso, non è il genere di ambiente ideale per giocare, ma bisogna essere pronti a farlo. Se gioco contro un francese in Francia, mi aspetto che la gente tifi per lui, senza avere nulla di personale contro di me. L’importante è che non si superi la linea del rispetto, come a volte succede da parte di qualcuno. È successo anche a me. A volte si riesce a ignorare certe situazioni, a volte no. In campo è sempre una battaglia, a volte non solo contro l’avversario”.
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