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Alcaraz e Djokovic sono caduti: tutt’Italia contro il bau bau Medvedev, a cominciare da Cobolli

Il kraken russo si staglia come principale ostacolo - già negli ipotetici quarti - fra Sinner e il titolo agli US Open, ma è un avversario duro e duttile, specialista del cemento, esperto, che ha sempre battuto tutti gli azzurri. E con Jannik, dopo Wimbledon…

di | 31 agosto 2024

Daniil Medvedev firma autografi allo Us Open (foto Getty Images)

Daniil Medvedev firma autografi allo Us Open (foto Getty Images)

Dopo Carlos Alcaraz, Novak Djokovic: con la caduta degli altri due favoriti degli Us Open - il numero 2 e il 3 del tabellone erano stati entrambe eliminati nella prima settimana solo altre due volte, nel 1973 e del 2000 - si ravviva sempre più del tennis italiano che Jannik Sinner salga per la prima volta (e con lui l’Italia al maschile) sul gradino più alto dell’ultimo Slam della stagione, dove nel 2015 c’è stata la storica finale tutta azzurra, Flavia Pennetta-Roberta Vinci.

Perciò, oggi più che mai, a cominciare da Flavio Cobolli che ci gioca contro, tutti tifano contro quello che appare come l’ultimo pericoloso baluardo, il Kraken, quello diverso da tutti gli altri, quello con gambe e braccia lunghe che sembra una piovra, quello dal tennis che nessuno insegnerebbe mai, quello che sta tre metri fuori dal campo ma in un attimo te lo ritrovi addosso, quello che gioca a scacchi nella tua testa e se lo lasci fare ti fa matto in poche mosse, insomma, Daniil Medvedev da Mosca, adottato dalla Costa Azzurra, il russo di personalità che è stato numero 1 del mondo e, da miglior amico di Novak Djokovic, proprio a New York ha stoppato il sogno grande Slam di Nole I di Serbia con una finale sublime.

E’ anche quello che, dopo aver battuto 6 volte su 6 Sinner, gli ha fatto venire il complesso, ma perdendoci poi 5 volte su 5, gli ha fatto fare il salto di qualità decisivo contro i top 10.

Quello che nella finale degli Australian Open di gennaio s’è eclissato da due set a zero e ha dovuto concedere al Profeta dai capelli rossi il primo urrà Slam, ma anche quello che, nei quarti di  Wimbledon, l’ha beffato sempre in 5 set

Gli "show" di Daniil Medvedev con il pubblico di New York (foto Getty Images)

SBADIGLI
Di Daniil non potremo mai dimenticare i palesi sbadigli  al primo impatto in Italia con Jannik, alle ATP Finals di Torino, dove Sinner subentrò da riserva all’infortunato Berrettini. Chissà cos’era quella sua reazione: bisognerebbe chiederglielo a distanza di tanto tempo, visto che evita le interviste one-o-one bisognerà approfittare di quelle generali, ufficiali, quando invece è sempre ben disposto. A Melbourne era rimasto sorpreso dalla capacità di reazione dell’italiano, nel remake era stato lui a cambiare tanto, in corsa, dalla risposta più vicina al campo all’attitudine più offensiva. Dimostrandosi al solito molto intelligente e duttile, molto attento alle piccole-grandi modifiche, “i dettagli che fanno la differenza“, come dice l’altoatesino.

Lo fa in campo come fuori, anche nell’approccio col pubblico, col quale è arrivato anche alla guerra, proprio a New York, quando a fine match chiamava provocatoriamente i BOOOOOH di disapprovazione della folla sempre più inferocita perché gli davano nuova carica per le partite successive. Daniil pensa e parla bene. Daniil fa veramente paura, soprattutto sul prediletto cemento dove il rimbalzo della palla è costante e il suo servizio multi-face scombussola l’avversario. Daniil ha l’esperienza e anche la furbizia. Daniil vede anche lui il tabellone che si apre, come Sinner. Daniil sa benissimo che sulla sua direttrice, nei quarti, c’è proprio il primo numero 1 del mondo italiano, che teme, ma col quale ha ristabilito un significativo vantaggio nei testa a testa: 7-5. Un vantaggio forse anche psicologico dopo tutte quelle batoste, spesso in finale. 

Gli "show" di Daniil Medvedev con il pubblico di New York (foto Getty Images)

TABU’
Se Sinner, con tutto il suo potenziale, ha una storia negativa contro Medvedev, peggio ancora è andata a tutti gli altri italiani. Contro Matteo Berrettini, il russo è 3-0, con qualche set lasciato qua e là; contro Lorenzo Musetti è 2-0, in due match senza storia; contro Matteo Arnaldi è 3-0, quest’anno a Madrid ci ha perso il primo set, ma non sembra avere tanti problemi tattici contro il ligure; è 3-0 anche contro Lorenzo Sonego, anche se il primo confronto l’ha vinto per ritiro e quest’anno gli ha lasciato un set a Dubai; con Fabio Fognini è 4-1: ci ha perso la prima volta, nel 2017, e poi più, anche se spesso gli ha dovuto concedere un set. Il ruolino di marcia è davvero impressionante, anche se comprensibile, pensando alla qualità del 28enne russo di quasi 2 metri, che, già 1 del mondo, ha firmato 20 titoli ATP - 18 sul cemento - fra cui i famosi US Open 2021, a dispetto delle 3 finali perse a Melbourne.

Però, però, quest’anno Daniil non ha ancora vinto un torneo e non gli piacciono quelli che lo attaccano e gli tolgono il tempo come potrebbe essere proprio Cobolli, col suo spirito garibaldino e i continui progressi al servizio. Così, andando a ritroso nella sua stagione, a Cincinnati ha perso subito dal rientrante Lehecka così come avevo fatto sempre d’acchito contro Davidovich Fokina e all’Olimpiade contro un altro che spinge tanto e rischia, come Auger Aliassime, a Wimbledon aveva ceduto ad Alcaraz e ad Halle a Zhang. E via andare: Paul, ancora Sinner, ancora Alcaraz, ma anche Khachanov, ancora Lehecka e Humbert. Felice della stagione non può essere, anche se è solito accelerare proprio dagli US Open in avanti.


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