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Campioni internazionali

Serena non sarà mai come lei: 64 volte Margaret Court

Nessuno ha vinto come Mrs Court nella storia del tennis: 64 titoli Slam, 24 in singolare. Un record che Serena ha sfiorato a Wimbledon e che adesso rimette nel mirino a New York. Almeno per il singolare; il totale resterà irraggiungibile. Fervente cristiana, passò in chiesa la vigilia della finale degli Us Open 1970 grazie alla quale fece il Grand Slam

06 agosto 2019

Margaret Court e Serena Willams

Margaret Court e Serena Willams

“Se Serena Williams batterà il mio record non perderò il sonno. Vuol dire che l'avrà meritato”. I 24 trionfi Slam in 29 partecipazioni potrebbero non bastare più a Margaret Court per rimanere la più titolata di sempre. La maggiore delle sorelle Williams dopo aver conquistato il suo 23° titolo major in carriera a Melbourne 2018 ormai flirta con un posto nella leggenda. Court, però, che ha vinto 11 finali Slam su 12 nella sola era Open, ne ha aggiunti anche 19 in doppio e 21 in misto (di cui due, agli Australian Championships, co-assegnati alle due coppie perché la finale non si giocò). “Nessuno raggiungerà mai i miei 64”, ammette con orgoglio.

Una campionessa di fede

Non solo. Avrebbero potuto anche essere di più gli allori della campionessa che trascorse in chiesa la vigilia della partita più importante della sua carriera, la finale dello Us Open che l’avrebbe portata a completare il Grande Slam nel 1970. “Se avessi scoperto prima Dio, avrei vinto Wimbledon sei volte invece di tre”, dichiarò Margaret, l’unico giocatore uomo o donna ad aver conquistato tutti i tre titoli (singolare, doppio e misto) in tutti i quattro major almeno due volte. Ha chiuso la carriera con 1.180 vittorie e sole 107 sconfitte.

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Era una tennista come non se ne erano mai viste, che puntava sul servizio e la potenza, non a caso la chiamavano ‘The Arm', il braccio. Una professionista che, come ha detto John Newcombe, “dava il massimo sempre, indipendentemente dall’avversaria. Certamente, se si fosse rilassata un po’ di più in campo, si sarebbe divertita di più. E, se è possibile, avrebbe giocato ancora meglio”.

Diventata ministro di culto nel 1991, “Pastor Marg” è una delle voci più vigorose contro le unioni omosessuali: la sua vita è cambiata nel 1982 quando è entrata al Rhema Bible Training College dove, dice, è riuscita a superare (grazie alla fede) una forte depressione post-parto.

Dei 24 titoli Slam in singolare, ben 11 sono arrivati nella sua Australia. Poi 5 a Parigi, 3 a Wimbledon e 5 agli Us Open

Ora c’è molto più di una rete a dividerla dalla sua più grande rivale, Billie Jean King, che invece è un simbolo di quella che ai nostri giorni si definisce comunità LGBT.
Se avessi scoperto prima Dio, avrei vinto Wimbledon sei volte invece di tre
- Margaret Court

Lei e Billie agli opposti

Le loro strade si sono incontrate in quella che si può considerare la miglior partita di sempre di Margaret Court, la finale di Wimbledon di quel 1970, il suo anno di grazia che ha iniziato col nono titolo agli Australian Championships, il secondo nell’era Open. Al Roland Garros aveva perso solo un set, al secondo turno contro Olga Morozova, e si presentò da favorita a sull’erba del Centre Court per la vendetta su Billie Jean King che si era rivelata al mondo battendola su quello stesso Centrale otto anni prima. Fu una finale da record, 2 ore e 27 minuti di orgoglio e tensione: non se ne vedeva una così lunga ai Championships dal 1919.

 

Court non partecipa alle battaglie di King per l'uguaglianza dei montepremi e, ignara delle sue vere motivazioni, finisce per cadere nei trucchi di Bobby Riggs (ex campione di Wimbledon ormai 55enne) e perdere lei che era la n.1 del mondo, la prima battaglia dei sessi. Era il 13 maggio 1973, ribattezzato il Massacro della festa della mamma. Billie Jean avrebbe vendicato lei e tutto il tennis femminile 4 mesi dopo, all’Astrodome di Houston.

Nata Smith, divenne nota come Margaret Court dopo il matrimonio del 1967 con Barry Court

Non c’era la King invece a Forest Hills nel 1970, per gli Us Open. Court non sente pressione per tutto il torneo e in finale domina la compagna di doppio e di lotta di King, Rosemary Casals. E’ Grande Slam. Però, dice, “noi giocavamo con le racchette di legno, tutte le settimane per dieci mesi all'anno, non avevamo massaggiatori o famiglie al seguito. Non c'erano nemmeno le sedie o le pause ai cambi campo prima che arrivasse la televisione. Oggi vincere uno Slam è sicuramente più facile”.
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