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Mensik, Fonseca e gli altri: la caccia è aperta

Neanche il tempo di veder attestarsi la NextGen che eccone una nuova già pronta al decollo. Con il solo Djokovic a unire il passato e il presente, il futuro assomiglia sempre meno a un paese per vecchi

di | 31 marzo 2025

Jakub Mensik e Joao Fonseca (Getty)

Jakub Mensik e Joao Fonseca (Getty)

Il futuro non aspetta. E quando arriva non fa sconti: punta il bersaglio grosso e fa sua l'intera posta. Chi ha tempo non perda tempo. Alexander Zverev, per esempio. Numero due del mondo con tre mesi a disposizione davanti a sé per organizzare ed effettuare il sorpasso a Jannik Sinner e finalmente issarsi a quella vetta del ranking sfiorata nel 2022 quando un infortunio alla caviglia nella semifinale del Roland Garros contro Rafa Nadal lo mise fuori gioco a una sola partita di distanza dal traguardo. Il tedesco, ultimo avversario affrontato da Sinner prima della sospensione, aveva puntato il Sud America - Buenos Aires, Rio del Janeiro, Acapulco -, sole e terra battuta per mettersi in scia all'azzurro e sverniciarlo poi tra la California e la Florida. E invece niente. Solo una collezione di premature sconfitte, ancor più amare perché arrivate - e sono parole sue - "in match in cui mi ero messo in buona posizione per vincerli". 

E che dire di Daniil Medvedev. Venti titoli in venti tornei diversi. Presenza stabile in top10 da sei anni, salvo una breve parentesi. Poi ecco un 2024 senza alcun trofeo, le due finali perse in Australia e a Indian Wells, un rendimento che stenta a tornare quello dei giorni migliori e un ranking che comincia a risentirne fino a confinarlo fuori dai primi dieci del mondo. Lui, che amante della terra battuta non è mai stato e che pur tuttavia proprio sul rosso ha conquistato il suo ultimo titolo (Roma 2023), dovrà adesso vivere una primavera di sudore e tabelloni complicati in cui provare a farsi largo per non complicare ancor di più quel che resta da giocare del suo 2025.

Al Principato di Montecarlo Stefanos Tsitsipas affiderà invece le sue ultime chance di resurrezione. Torneo di casa per il greco, vinto in tre edizioni, il Masters1000 monegasco sarà per lui una delle ultime occasioni per rilanciare le proprie ambizioni al termine di mesi burrascosi che gli son costati posizioni nel ranking - oggi è 8° - e il licenziamento del padre dal suo box. Un primo acuto Tsitsipas lo ha regalato a Dubai dove è tornato ad alzare un trofeo a quasi un anno di distanza dall'ultimo ottenuto proprio nel Principato. Ma come per il russo, anche per lui aleggia la sensazione che il grande futuro che lasciava presagire davanti a sé sia ora tutto alle sue spalle e che il domani si configuri come una caccia al tesoro minata da numerose incognite.

Di Ruud, Rublev, De Minaur e Fritz cosa dire se non che, fallita l'occasione del grande palcoscenico Slam, sarà per loro, il norvegese e l'americano, più complicato ora ripetersi. Spentosi il vento della confidenza, eredità delle loro apparizioni in finale a Parigi e New York, e assestatisi nel ranking, i due hanno continuato a vivacchiare nella top10 senza riuscire a dare alla classifica quella spallata con cui pensare di poterla riscrivere. Parlare di consacrazione per Rublev equivale a compiere un atto di fede, farlo per De Minaur racchiude in sé un ottimismo che neanche più le favole contribuiscono ad alimentare. 

Mancato quindi l'appuntamento col destino, a prender il loro posto su quel tram chiamato desiderio son saliti giovani sfrontati e per nulla intimoriti dal grande salto. Giocatori cresciuti nel mito dei Big3 con in dote la fortuna di non dovercisi misurare, o al massimo testimoniarne gli ultimi vagiti. L'ultimo in ordine di tempo è il ceco Jakub Mensik, di anni diciannove, primo titolo in carriera il Miami Open appena conquistato contro il vecchio leone Novak Djokovic. A Indian Wells era stato invece il britannico Jack Draper, classe 2002, a metter tutti in fila dall'alto del suo servizio e di un gioco finalmente libero da acciacchi e infortuni. 

Dietro di loro, il parco dei pretendenti è affollato. La concorrenza non manca, e ridotti appaiono i margini tra i diversi contendenti. Ben Shelton, forte di due semifinali Slam conquistate negli ultimi due anni, è lì che continua a bussare alle porte della top10. Arthur Fils, dopo i due titoli vinti nel 2024, ha salutato la California e la Florida con due quarti di finale e due vittorie pesanti ottenute contro Tiafoe e Zverev. E c'è anche Holger Rune, tornato a giocarsi una finale in un Masters1000 a due anni di distanza dall'ultima, e chiamato ora a confermare gli ultimi progressi nell'imminente swing sulla terra battuta, superficie che gli è valsa due titoli in carriera nonché l'ultima su cui è riuscito a imporsi. 

Protagonisti in pianta stabile della top20, con Mensik in rampa di lancio e pronto a sbarcarvi, questi nuovi NextGen nella scalata dovranno però tenere un occhio puntato nello specchietto retrovisore- Sulle loro tracce ci sono già infatti nuovi pretendenti, nuovi inseguitori decisi a ritagliarsi un posto di rilievo nelle future gerarchie. I primi due nomi della lista sono quelli dei due finalisti delle ultime Atp NextGen Finals, l'americano Lerner Tien e il brasiliano Joao Fonseca. Il primo, salito alla ribalta in chiusura di 2024, in Australia ha centrato il suo primo main draw in uno Slam senza il bonus della wild card consolidando il suo status un mese dopo ad Acapulco dove ha giocato il suo secondo quarto di finale sul circuito Atp (il primo risale all'agosto del 2024, a Winston Salem). Fonseca è riuscito a fare ancora meglio, in un crescendo di risultati che da Jeddah in poi lo ha visto nell'ordine: battere il primo top10 in carriera - Rublev - al primo turno degli Australian Open, vincere a Buenos Aires il suo primo titolo in carriera bissato dal successo nel Challenger di Phoenix per poi uscir di scena al terzo turno del Miami Open forte ormai di un ranking da top60 del mondo. 

La terra battuta dirà ora qualcosa in più scremando giudizi e limando gerarchie. Ma sarà, questo swing, solo il primo di una lunga serie di appuntamenti, duelli e sfide destinate a rinnovarsi stagione dopo stagione. Con Jannik Sinner e Carlos Alcaraz diretti interessati. A loro il compito, da lepri, di provare a soffocare questa nuova rivolta. Con un'avvertenza: sapere, come diceva P.G. Woodhouse, che il divertimento dell'andare a caccia è dato esclusivamente dal lato del fucile in cui si è soliti trovarsi. 


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