

Non l'hanno visto arrivare. Ma è da due anni che Jack Draper sta silenziosamente scalando il ranking. Tra alti e bassi, infortuni, e un'amicizia che già si annuncia come una nuova rivalità
di Ronald Giammò | 17 marzo 2025
Adesso che ha vinto il suo primo Masters1000 in carriera battendo in successione rivali del calibro di Taylor Fritz, Ben Shelton, Carlos Alcaraz e Holger Rune; ora che le porte della top10 si sono schiuse per lui per la prima volta in carriera, e l'estate e il tennis sui prati sono ancora lontani e con loro quel tipo di gioco che per formazione e identità dovrebbe esser lui più affine, non sono pochi quelli ad esser convinti di come l'ascesa messa in atto da Jack Draper sia tutt'altro che conclusa e destinata a rimescolare le carte tra le nuove leve presenti sul circuito. Per il presente e per gli anni a venire.
Ventiquattro anni il prossimo dicembre, il britannico dopo gli ultimi due anni scanditi da infortuni e da un rendimento di alti e bassi si è involato per Miami con convinzioni di gran lunga superiori rispetto a quelle che ne avevano accompagnato lo sbarco in California. Non ci arrivava certo da sprovveduto, ma le sue due partecipazioni precedenti al torneo non erano state brillanti (un'eliminazione agli ottavi causa infortunio e una al primo turno) e le condizioni a Tennis Paradise sono da sempre la maggiore incognita del torneo. Eppure il britannico non ha tremato. "Non vedo l'ora di affrontarlo", aveva dichiarato Draper alla vigilia del match contro Carlos Alcaraz, desideroso di prendersi la rivincita dopo il forfait cui fu costretto agli ottavi a Melbourne durante l'Happy Slam. "Battere Alcaraz mi ha dato tanta fiducia", le sue parole al termine del match, un vero e proprio show, bissato dalla replica domenicale e da una finale dominata dall'inizio alla fine - "Sento davvero di essermelo meritato" - coincisa con quello che è anche il titolo più importante vinto sin qui in carriera.
Destino degli umili e dei sottovalutati. Nessuno che scommetta su di loro, nessuno che li veda arrivare ma tutti stupiti della loro irruzione. Eliminato a Miami l'anno scorso dal cileno Nicolas Jarry, il ruolino di marcia di Draper da quel giorno cambiò registro e da passista cominciò a trasformarsi in scalatore. La terra battuta, storicamente superficie a lui ostica, non gli impedì dodici mesi fa di raggiungere i quarti di finale a Monaco; ma è sull'erba che Jack riuscì a sferrare la spallata di cui c'era bisogno, prima imponendosi a Stoccarda (in finale contro Berrettini) e poi centrando un altro quarto al Queens'.
Il lungo swing a stelle e strisce di fine estate per lui diventò occasione di caccia senza precedenti da cui tornò con un bottino di tutto rispetto: quarti a Cincinnati, una prima semifinale Slam a New York e un ranking che nel giro di pochi mesi lo aveva visto issarsi fino al n.20 del mondo. Gli ultimi gradini, quelli storicamente più duri, Draper li ha percorsi saltellando e imponendosi in finale a Vienna contro Khachanov, centrando il suo primo ottavo di finale a Melbourne e perdendo un'altra finale questa volta a Doha contro Rublev. Il trionfo di Indian Wells è solo l'ultima tappa di un viaggio da lui intrapreso dodici mesi fa e da cui adesso fare il punto per lanciare il prossimo assalto.
Play like a champion ??
— BNP Paribas Open (@BNPPARIBASOPEN) March 16, 2025
Jack Draper with the @BMWUSA Play of the Day ??#BMW | #TennisParadise pic.twitter.com/IwigSlUtcH
Bullseye ??
— BNP Paribas Open (@BNPPARIBASOPEN) March 14, 2025
Jack Draper with the @BMWUSA Play of the Day ??#BMW | #TennisParadise pic.twitter.com/2bYy8OQZ1T
Prossima tappa, Miami. In Florida il britannico avrà modo di centrare il fatale Sunshine Double che dal 2017, regnante Roger Federer, nessuno è più riuscito a centrare. Alla primavera, come detto, sono invece legate le maggiori incognite dei prossimi mesi: superficie esigente, la terra battuta non farà sconti costringendo lui - e i suoi rivali - agli straordinari se vorranno conservare parte dei punti conquistati sin qui. Scaldati i motori tra Monte-Carlo e Barcellona, il rettilineo finale con il trittico Madrid-Roma-Parigi, tutti tornei spalmati sulle due settimane, sarà l'ultima fatica d'Ercole cui sottoporsi prima di cambiar look e ritrovare abiti bianchi e campi verdi.
Ed è lì che Draper potrà provare a dare una seconda spallata a ranking e concorrenza. Dopo aver a lungo atteso, oltre Manica sono tornati a festeggiare con Andy Murray un successo di un loro giocatore sui prati di Wimbledon. Il nativo di Sutton darà ora loro modo di vagheggiare un nuovo titolo forte di un gioco che ben si addice a quella superficie - gran servizio e dritto contundente - e di risultati tanto acerbi quanto intriganti in chiave futura. Coraggio per provarci non gliene manca, dedizione e senso del lavoro son in lui concetti ben radicati così come una testa capace di dar il giusto peso a vittorie e sconfitte.
Tra i pochi ad aver inoltrato messaggi di solidarietà a Jannik Sinner - di cui è grande amico - per la sospensione di tre mesi concordata con la Wada, Draper è sincero quando dichiara di "non sentirsi ancora a livello di Sinner e Alcaraz". Ma se il secondo dopo averlo visto ritirarsi a Melbourne non esitò a dedicargli una dedica in cui si diceva certo che "presto sarebbe arrivato dove meritava di stare", ottenendo come ricompensa la sconfitta in semifinale a Indian Wells, non è dato ancora sapere se e come il numero uno del mondo avrà fatto pervenire lui i complimenti per questo prestigioso successo. Un messaggio sarà arrivato. Il resto, tra poco più di un mese, lo dirà il campo.
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