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Cervara: "Separarsi è stata la decisione giusta per me e Daniil"

A pochi giorni dalla fine della collaborazione con il suo storico pupillo, Gilles Cervara, ex coach di Daniil Medvedev riflette sugli otto anni della loro collaborazione, sul momento che si trova a vivere il russo e su quale potrebbe essere il profilo giusto per lui: "E' un giocatore diverso e come tale bisognoso di un allenamento diverso"

02 settembre 2025

Gilles Cervara e Daniil Medvedev (Getty)

Gilles Cervara e Daniil Medvedev (Getty)

Dopo otto stagioni è giunta al termine la collaborazione tra Daniil Medvedev e Gilles Cervara. Il russo, che sotto la guida del suo ormai ex coach, è riuscito a conquistare il suo primo Slam e a issarsi fino alla prima posizione del ranking, è digiuno di trofei da più di due anni. Ma più delle sconfitte e di una discesa nel ranking che ora lo vede fuori dai top20, a destare preoccupazione è l'incapacità da lui dimostrata nelle ultime settimane di districarsi da una situazione che in campo si è rivelata tanto fragile quanto incandescente. Ultima è arrivata la sconfitta al primo turno degli US Open contro il francese Benjamin Bonzi, una sfida persa al quinto set dopo un vero e proprio show allestito dal russo in seguito a una decisione discutibile presa dal giudice di sedia.

"Non è stata la turbolenta partita con Bonzi a farci arrivare a questo punto. E' stata l'intera stagione, e la sensazione che avesse bisogno di qualcos'altro - ha dichiarato in un'intervista a L'Equipe il suo ex coach Cervara - C'è stato un momento, ed è stato dopo Wimbledon, in cui mi sono detto che bisognava cambiare qualcosa nello staff che era con me in prima linea perché pensavo che Daniil avesse bisogno di cambiare dinamiche ed energie e da lì ripartire con il lavoro per cercare di uscire da questa spirale. Non voglio scendere nei dettagli (relativi all'inserimento di Gilles Simon nello staff, ndr), ma da parte mia credo che da tempo ci fossero segnali che suggerivano che saremmo arrivati a questa fine"

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Generoso in passato nel condividere impressioni e qualche dettaglio della loro relazione, Cervara è tornato a descrivere il suo ex assistito come un giocatore diverso dagli altri, e per questo bisognoso di un profilo diverso in grado di accompagnarlo in questa nuova e delicata fase della sua carriera.

"Una carriera è lunga e uno sportivo è pur sempre un essere umano: che non è sempre lineare, e che incontra delle cose che possono destabilizzarlo o ostacoli lungo la strada che deve essere in grado di superare - ha confidato ancora Cervara al quotidiano francese - L'immagine che avevo quando parlavo con Daniil era quella di Agassi, con le sue numerose carriere nella sua carriera. Anche lui è finito in questo buco, il che non gli ha impedito di fare grandi cose ma Daniil è ancora meno lineare degli altri, sta vivendo un momento difficile ed è in una fase del suo percorso in cui le cose si fanno un po' più complicate".

"Quando mi ha detto che forse avrebbe dovuto cambiare le persone al suo fianco ero d'accordo anche perché il mio obiettivo non era quello di 'intrappolare' Daniil. Troppo spesso si tende a guardare solo a sé stessi e questo non è buono né per il giocatore né per il coach. Nella mia testa mi dicevo che se non fossero arrivati i risultati saremmo arrivati a quella decisione, ma avevo anche la convinzione di poterlo continuare a rendere performante e di poter trovare le soluzioni. Così non è stato, a volte ci si riusciva altre meno. E quando non si vince si è in due a farsi le stesse domande. La decisione era logica e penso di averla avuta chiara in me prima di lui". 

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Come in ogni separazione anche questa reca in sé una quota di dolore che Cervara non si vergogna di nascondere. Ma con essa, chiarita la natura non personale della decisione presa da Daniil, c'è anche ora la voglia di tornare a misurarsi e a valutarsi in nome dell'amore per l'allenamento e della competizione che da sempre hanno guidato la sua professione.

"Risentimento? Mai. Anzi, mi sono chiesto cosa fosse meglio per Daniil. Non l'ho mai presa sul personale. Certo, il rammarico c'è perché si chiude un periodo, ma sono emozioni normale e anche piacevoli se vogliamo. E' una persona particolare e come tale richiede un allenamento particolare. Sono felice di averlo potuto supportare e avere avuto la competenza per farlo. Le vittorie ci hanno permesso di durare a lungo, ma i risultati esistono finché esiste una complicità professionale e personale. È una lezione che ricorderò".

"Cosa farò ora? Mi fermerò qualche settimana e poi mi renderò disponibile per cominciare a preparare la prossima stagione. E' un qualcosa che ho voglia di fare. Sono molto motivato nel voler seguire la mia passione e nel volermi mettere alla prova con lo stress che comporterà il capire se sono in grado o meno di far progredire un giocatore. Nonostante le ultime settimane siano state complicate ho la lucidità necessaria per riflettere su quel che sono in grado di fare: amo l'allenamento e amo la competizione". 

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