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Jenson Brooksby: ritorno alla vittoria, 769 giorni dopo

Prima gli infortuni, con tanto di operazioni: una volta al polso sinistro, poi al polso destro. E una conseguente riabilitazione tutt'altro che semplice, vista la delicatezza dell'articolazione. Poi, la sospensione da parte dell'Itia, 13 mesi. Quindi ancora infortuni. Ma oggi Jenson è tornato e punta in alto (di nuovo)

01 marzo 2025

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Sono passati 769 giorni: Jenson Brooksby non vinceva un match nel circuito dal gennaio del 2023, secondo turno degli Australian Open contro Casper Ruud. L'americano è rientrato proprio a Melbourne, quest'anno, ma per ritrovare la sensazione del successo ha dovuto attendere il Challenger di San Diego. Dove all'esordio ha eliminato Coleman Wong, 20enne di Hong Kong, col punteggio di 6-2 6-4, prima di cedere al tie-break del terzo contro il connazionale Ethan Quinn, 20enne pure lui. E in mezzo, tra la posizione numero 33 raggiunta nel giugno 2022 e l'attuale 1098 nel ranking Atp, cosa è accaduto al 24enne di Sacramento?

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È accaduto di tutto. Prima gli infortuni, con tanto di operazioni: una volta al polso sinistro, poi al polso destro. E una conseguente riabilitazione tutt'altro che semplice, vista la delicatezza dell'articolazione. Poi, la sospensione da parte dell'Itia, che ha imputato a Brooksby la mancata presenza per tre controlli antidoping nell'arco di dodici mesi. L'americano ha avuto ridotta la propria pena di partenza da 18 a 13 mesi di sospensione, dopo aver giustificato due delle tre circostante che lo avevano portato a non essere reperibile. Sarebbe dovuto rientrare a marzo dello scorso anno (“Dopo un periodo così complesso – disse lui – che non lo augurerei a nessuno”), salvo dover tornare a fare i conti con un problema fisico, stavolta alla spalla.

Ne ha approfittato per rimodellare il suo team, mettendosi all'angolo l'ex pro Rhyne Williams, al posto dell'allenatore che lo aveva seguito a lungo in precedenza, Joseph Gilbert. Ma ne ha pure approfittato per aprire una finestra sul suo mondo, che fin lì non era stata del tutto spalancata. Jenson ha rivelato di aver sofferto di problemi legati all'autismo, emersi da quando era un bambino. Lavorando con gli psichiatri, riuscì a passare da 'un disturbo appartenente a una forma grave' a uno 'in forma decisamente lieve'. Miglioramenti, secondo gli stessi medici che lo hanno seguito, “sorprendenti e unici nella loro progressione. “A volte – ha spiegato Brooksby – avere questa caratteristica può portare persino a godere di un vantaggio, dentro al campo: quando, nei momenti di grande pressione, riesci a concentrarti su pochi particolari che ti consentono di non farti travolgere dall'ansia”.

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Resta il fatto che l'americano, fra infortuni, sospensione e vita personale tutt'altro che semplice, ha avuto un cammino tormentato. Un cammino che tuttavia non gli aveva impedito di presentarsi come uno dei giovani statunitensi più interessanti della sua generazione. Uno capace di battere Berdych, Tsitsipas, Fritz, Opelka, di vincere tre Challenger (tutti nel 2021), di arrivare agli ottavi degli Us Open aggiungendo poi il terzo turno in Australia e a Wimbledon. Uno che in molti colleghi aveva indicato come possibile protagonista molto, molto in alto. Ben più di quel numero 33 che ad oggi rappresenta il suo best ranking. Novak Djokovic, che contro di lui a New York perse il primo set per 6-1 senza capirci molto, disse poi – a partita vinta – che di quel ragazzo si parlava parecchio negli spogliatoi del circuito. Segno di rispetto profondo da parte del vincitore di 24 Slam, sempre molto attento a ciò che gli accade attorno.

“Penso di avere il gioco per fare qualsiasi cosa – diceva Brooksby, chiamato a rispondere sul suo tennis così atipico, fatto di tagli virtuosi e di accelerazioni – e di conseguenza non voglio mettermi limiti. Non mi metto alcuna aspettativa particolare, ma sono cosciente del mio valore e lavorerò per arrivare al massimo delle mie possibilità”. Il destino, fin qui, ci ha messo lo zampino troppe volte, complicando quelle intenzioni. Ma i suoi 24 anni, in realtà, sono molti meno se consideriamo le sue esperienze concrete ad alto livello. Con i suoi tempi, Jenson vuole rientrare e riprendere il filo interrotto. Senza più alcun intralcio, se la sfortuna sarà dello stesso parere.

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