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Jenson Brooksby e il “superpotere”

Il californiano, che ha conquistato a Houston ad aprile il suo primo trofeo ATP, proprio quale giorno dopo la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo, la sindrome di cui soffre, ha parlato delle conseguenze (soprattutto positive) dell'aver condiviso la sua situazione

di | 13 giugno 2025

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Jenson Brooksby in azione (foto Getty Images)

Trasformare una difficoltà in un superpotere. Ha capito che il tennis faceva per lui fin da piccolo Jenson Brooksby, che ha iniziato a giocare più o meno all’età di 4 anni, portando la racchetta in giro per casa, indossando fasce e polsini come i suoi giocatori preferiti e tirando colpi contro la porta del garage mentre aspettava che i suoi genitori lo portassero all’asilo. Si muoveva molto, ma non diceva granché, anzi: aveva incominciato a parlare proprio mentre scopriva il tennis perché, come avrebbero scoperto, era autistico.

“Per un po' la logopedia è stata un lavoro a tempo pieno - ha raccontato il 24enne di Sacramento a Tennis Channel in un’intervista esclusiva -. È stato più difficile farsi degli amici”. Con molto sostegno e una concentrazione incessante, Brooksby ha finito per trasformare la passione infantile in un lavoro a tempo pieno. Se il talento innato ha fatto parte di questo percorso, un altro elemento è la sua capacità di eccellere nelle routine, una cosa che tutti i tennisti devono fare propria. Mentre in questo il californiano partiva un passo avanti.

“Sapevo di voler diventare un tennista professionista da quando avevo 12 anni - ha detto -. Non avevo modelli ai quali fare riferimento e dire: ‘Wow, sono autistici e sono riusciti a sfondare nel tennis!’. Non è qualcosa che riguarda solo chi vuol diventare un tennista: può trattarsi di una persona con lo spettro autistico che sogna di intraprendere qualsiasi carriera, sportiva o di altro tipo. Se faccio bene in campo, è ok. Ma se, facendolo, posso fare la differenza per chiunque nel mondo, ancora meglio”.

Janson Brooksby con il primo Trofeo ATP della carriera conquistato ad Houston 2025

Janson Brooksby con il primo Trofeo ATP della carriera conquistato ad Houston 2025

Quest'anno Brooksby ha avuto un buon avvio di stagione: dopo un terzo turno a Indian Wells, ha vinto il suo primo titolo ATP a Houston in aprile - proprio a pochi giorni di distanza dalla Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo - dopo aver perso tutte le tre finali in precedenza disputate in carriera. Il bello è che non aveva iniziato il torneo proprio nel migliore dei modi: nelle qualificazioni aveva salvato un match-point contro Federico Augustin Gomez e poi nel tabellone principale ne aveva anche annullato uno alla terza testa di serie Alejandro Tabilo, e un altro alla prima testa di serie Tommy Paul prima di vincere il derby in finale con Frances Tiafoe.

Tutto questo al rientro nel tour dopo una sospensione di 13 mesi per aver saltato i test antidoping (una situazione definita “ingiusta e sfortunata”), con un nuovo team che comprende Eric Nunez. “È in grado di concentrarsi su un'abilità specifica e di eseguirla ancora, ancora e ancora - ha detto il coach di Brooksby -. Ha bisogno di essere molto specifico su quello su cui sta lavorando: spiegare il ‘perché’ a volte è importante, perché riesce a vedere il quadro generale. Credo davvero che questo suo autismo sia un superpotere”.

In cerca di punti per la classifica (attualmente è n.151 ATP ma è arrivato fino al n.33 prima del lungo stop per la squalifica e per le operazioni ad entrambi i polsi), Jenson - che deve il suo nome alla passione di suo padre per la Formula 1 e per Jenson Button - ha giocato questa settimana l’ATP Challenger di Ilkley, in Inghilterra: ha sconfitto Yosuke Watanuki prima di cadere contro Oliver Crawford intascando 3.055 euro e otto punti di classifica. Ma l’importante era riprendere contatto con la superficie che gli ha regalato la sua prima finale in carriera nel tour maggiore (Newport, Stati Uniti, nel 2021), praticamente la prima volta che ci aveva messo piede.

Jenson Brooksby (foto Getty Images)

Jenson Brooksby (foto Getty Images)

Jenson ha rivelato di essere autistico a dicembre dello scorso anno: “Avrò bisogno di fare qualcosa per il resto della mia vita dopo aver appeso la racchetta al chiodo. La vita va ben oltre il tennis. Credo che essere trasparente sull'autismo mi renda una persona più completa non solo ora, ma per il resto della mia vita - ha detto in una lunga intervista ad ATPtour -. Una delle cose più belle da quando ho fatto il mio annuncio è il numero di persone che ho sentito sia dal vivo che sui social. Ogni volta che ricevo un messaggio negativo mi rimane impresso nella mente molto facilmente, e io sono un po' fragile per questo. Ma ho fatto del mio meglio per isolarmi da queste cose e concentrarmi solo su quelle positive”.

La fonte d’ispirazione di Janson è Rafa Nadal: "La sua mentalità e la sua costanza sono davvero incredibili per me. E come ci sia riuscito per così tanto tempo. Mi piace l'intensità e la disciplina che mette in campo ogni volta". Del tennis gli piace l’aspetto individuale della competizione: “Rispetto ad uno sport di squadra dipende tutto da te, se vinci o perdi, e devi avere fiducia in te stesso là fuori. Hai un team intorno a te, ma non ci sono compagni di squadra. Una volta arrivato il momento di competere dipende tutto da te". Appassionato di pianoforte, ha iniziato a suonare all'età di 9 anni: dice che è un'abilità rilassante e divertente da possedere e si diverte a leggere la musica e a suonare le proprie note. Anche questo è un superpotere.

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