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Brooksby sospeso per 18 mesi dall'ITIA: la risposta del giocatore

Lo statunitense ha saltato tre controlli a sorpresa nell'arco di 12 mesi. Ha 21 giorni per presentare ricorso contro la decisione al Tribunale Arbitrale dello Sport (CAS)

di | 25 ottobre 2023

Jason Brooksby (foto Getty Images)

Saltare i controlli anti-doping non può essere una faccenda da sottovalutare. Dopo lo svedese Mikael Ymer - che a seguito delll stop imposto ha deciso di ritirarsi dall'attività agonistica - un altro tennista, lo statunitense Jenson Brooksby, è stato sospeso per 18 mesi dall'ITIA (International Tennis Integrity Agency) con la stessa motivazione: l'aver saltato tre controlli a sorpresa nell'arco di 12 mesi.

"L'International Tennis Integrity Agency (ITIA) conferma che un tribunale indipendente ha sospeso il tennista americano Jenson Brooksby per 18 mesi dopo aver scoperto che il giocatore aveva commesso tre errori nel comunicare la propria localizzazione in un periodo di dodici mesi" - si legge nel comunicato -. Il tribunale indipendente, istituito da Sport Risoluziones, si è riunito il 10 ottobre 2023, ascoltando il giocatore e diversi testimoni tra cui l'ufficiale di controllo antidoping (DCO) coinvolto nel contestato secondo test mancato. Brooksby ha ammesso che il primo e il terzo test mancato fossero validi, quindi solo il secondo test mancato era in discussione dinanzi al tribunale. Dopo aver esaminato le prove, il tribunale ha ritenuto che il grado di colpa di Brooksby per il mancato test fosse elevato. Ha ritenuto anche che il DCO 'avesse adottato tutte le misure idonee per localizzare il giocatore' nel test contestato e che il giocatore era stato negligente non rendendosi disponibile per il test durante la fascia oraria identificata".

Poichè Brooksby, che ha un ranking ATP di singolare di n.33, il migliore in carriera, aveva deciso per la sospensione provvisoria volontaria poco dopo essere stato informato dell'accusa, la sanzione sarà retrodatata al 5 luglio 2023 e terminerà il 4 gennaio 2025. Fino a quel momento, al giocatore sarà proibito giocare, allenare o partecipare a qualsiasi evento di tennis autorizzato o sanzionato dai membri del tennis dell'ITIA: ATP, ITF, WTA, Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open.

“Il programma di localizzazione è uno strumento vitale per mantenere uno sport pulito - ha sottolineato il CEO dell'ITIA Karen Moorhouse -. Nessuno vuole che i giocatori violino le regole in questo modo. Offriamo supporto e formazione regolari a tutti i giocatori che fanno parte del programma di permanenza e ci rendiamo disponibili a rispondere a qualsiasi domanda. Invitiamo tutti i giocatori a prendere le misure necessarie per garantire che siano meticolosi con i dati relativi ai loro spostamenti”.

Il giocatore ha 21 giorni per presentare ricorso contro la decisione al Tribunale Arbitrale dello Sport (CAS).

Janson Brooksby in azione (foto Getty Images)

Il 22enne californiano di Sacramento, fermo in pratica già dall'eliminazione al terzo turno dell'Australian Open a gennaio per un doppio intervento al polso, ha pubblicato un post sul suo profilo Istagram per spiegare l'accaduto.

"Sono davvero deluso nell'apprendere di essere stato sospeso per 18 mesi per aver mancato 3 test - scrive -. Non ho mai assunto sostanze proibite in vita mia, ed ho tenuto un comportamento chiaro e onesto comn l'ITIA in merito a questa faccenda. Capisco che è stata una mia responsabilità, imparerò e crescerò. Ammetto che due dei testa mancati sono per colpa mia, ma sostengo fermamente che il test del 4 giugno 2022 dovrebbe essere stralciato e non considerato. In quella data sono rimasto nella mia stanza in hotel per la finestra di orario per il possibile test. La stanza era stata prenotata a nome del mio fisioterapista (con il quale la dividevo) poiché l'ATP non me ne aveva assegnata una fino a quel giorno. Dal 4 giugno la stanza era a mio nome ma avevo chiesto alla reception che il mio nome venisse aggiunto anche per i giorni precedenti ed avevo perfino lasciato il mio passaporto quando avevo avuto bisogno di una nuova chiave. E se il mio nome non fosse stato abbinato alla stanza quando ho mostrato il mio pasaporto prima del 4 giugno sono sicura che non mi avrebbero mai dato la chiave". 

"Per qualche ragione, la mattina del 4 giugno gli addetti dell'hotel hanno comunicato al responsabile del controllo anti-doping che non avevo ancora effettuato il ceck-in ma gli mostrarono lo schermo del computer con la lista dove già compariva il numero della mia stanza - si legge ancora -. Pur avendo questa informazione, il responsabile del controllo annti-doping non ha mai chiesto di contattare la mia camera, così io non sapevo che lui fosse lì per effettuare il test".

"Nessuna chiamata è stata fatta alla mia stanza in albergo per l'intera ora: il responsabile del controllo anti-doping ha fatto solo una telefonata sul mio cellulare (impostato sul silenzioso) negli ultimi quattro minuti della finesta oraria (6.56 del mattino). Se lui avese fatto almeno un tentativo di chiamare in camera sarei stato sicuramente pronto per effettuare il test visto che ero sveglio e non avevo nulla da nascondere".

"Intendo presentare appello al Tribunale Arbitrale dello Sport (CAS). Sto lottando contro gli infortuni da quasi un anno e non voglio rinviare più a lungo del necessario il rientro alle competizioni dello sport che amo. Tornerò, e spero al più presto".

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