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Le storie

Sinner, la normalità e la “bolla” della perfezione

Il numero 2 del mondo ci ha dato l’ennesima lezione. L’abbiamo elevato ad eroe ma è un ragazzo normale che può vincere ma anche perdere, esserci ma anche no. Nulla è scontato. E ora lascia il campo a undici giocatori e sette giocatrici

di | 05 maggio 2024

La notizia è “precipitata”  - e stavolta la scelta del termine non è esagerata - sui campi del Foro Italico come un meteorite nel primo pomeriggio di un sabato finalmente soleggiato, mentre tecnici e operai definiscono gli ultimi abbellimenti del Villaggio, i giocatori sono in campo per gli allenamenti e gli incontri delle prequalificazioni.

I virgolettati rimbalzano da un telefonino all’altro: “Sinner si ritira”, “problemi all’anca”, “mi spiace, sono triste nel dover dare questa notizia”. Il “bravo ragazzo”, che il Italia è ormai il “campione” e il “mito”, si è sottoposto anche alla conferenza stampa per spiegare e chiedere “scusa” perché giocare a Roma “era una delle priorità della stagione”. Fatto, questo, di per sé abbastanza inedito e inusuale ma comprensibile: c’è un paese intero - e non solo quello che gioca a tennis - che voleva vedere e consacrare il ragazzo dai capelli rossi. A Roma, tra le statue del Foro. 

Tutto distrutto con le poche righe sui social vergate sabato dal numero 1 d’Italia e 2 del mondo.  E con la telefonata al presidente della Fitp, “Angelo, non posso giocare”. Una “coltellata” ha detto, affettuoso, Binaghi. Eppure io credo che non sia andato distrutto proprio nulla. E scusate se per una volta parlo in prima persona. Secondo me, Jannik ha semplicemente tirato anche questa volta uno spettacolare vincente. Uno dei suoi, da angoli imprevisti e con accelerazioni inattese.

Perché scegliendo di non rischiare e di non sottoporre il corpo a stress che “a lungo andare potrebbero compromettere fino a tre anni di carriera” e cancellando l’appuntamento di Roma ci ha riportato tutti con i piedi a terra. Che è sempre cosa saggia e giusta. E ha bucato quella bolla di perfezione e simbologia che talvolta rischia di diventare pericolosa melassa e soffocante retorica. Il campione del politically correct si è “sporcato” ed è diventato un tantino uncorrect.  Cioè umano e, come tutti gli umani, portatore di delusioni. 

Jannik Sinner (foto Sposito)

“Beato il paese che non ha bisogno di eroi” scriveva Bertold Brecht.  Qui non c’entra Sinner, che è e rimane un talento dello sport, del tennis e della vita. Mettiamo un attimo da parte il ragazzo dai capelli rossi. E pensiamo a noi. Brecht volle dire, con quell’auspicio, che quando il senso di responsabilità nello svolgimento dei propri doveri è condiviso da ciascuno, quando tutti si attengono alle regole e tutti avvertono l’appartenenza a una medesima comunità di destino, l’esempio degli eroi e dei loro virtuosi comportamenti non serve. Non c’è dubbio, invece, che tutti noi in questi mesi, dalla Finals di Torino gli Australian passando per la Davis, abbiamo delegato, a questo ragazzo ben oltre il dovuto.

Jannik è certamente un esempio e un modello positivo. Ma alla fine è e resta un giocatore di tennis, che oggi, con le sue parole, ci ha ricordato di essere prima di tutto carne, ossa e muscoli. Ci ringrazia dell’affetto e della stima e delle valenze multiple che stiamo attribuendogli, ma tutto sommato ci sta anche chiedendo di farlo un po’ meno. Ci dice che può vincere ma può perdere. Che può giocare ma anche no. Che nulla è scontato, che la priorità è la salute e che la fretta è pessima consigliera. 

E siccome anche quando le cose vanno male s’impara sempre - frase cult di Jannik - la lezione è che la programmazione va curata nei dettagli, che forse tra il cemento Usa e la terra d’Europa andava messa una pausa perché i movimenti cambiano su superfici diverse, che Madrid poteva anche non giocarlo, che sicuramente il match contro Kachanov è stato un di più. Che un risentimento all’anca è una cosa seria. Da non sottovalutare.

Per noi, la lezione è renderci conto che intorno a Jannik ci sono ben undici giocatori italiani che riusciranno comunque a farci sognare sui campi del Foro Italico: Musetti, Arnaldi, Sonego, Nardi, Darderi e Cobolli direttamente in tabellone; Berrettini, Fognini, Gigante, Zeppieri e Vavassori grazie alle wild card.  Che potremo vedere in campo, live, un doppio azzurro (Vavassori-Bolelli) che è già in vetta alla classifiche della Race. Che nel femminile schieriamo sette giocatrici guidate dalla piccola guerriera Jasmine Paolini. “Farò il tifo per loro, li guarderò dalla tv” ha promesso Jannik. Accontentarsi: la lezione è per tutti.

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