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Le storie

Internazionali BNL d'Italia Story, anni '90: i grandi spagnoli e le sorprese italiane

I trionfi da record di Conchita Martinez e Thomas Muster, la sorpresa Mantilla e l'apparizione di Borroni segnano gli anni Novanta agli Internazionali BNL d'Italia

di | 13 marzo 2025

Gli anni Novanta al Foro Italico si aprono, in singolare maschile, nel segno degli Stati Uniti. Nel 1992 vince per la prima volta Jim Courier, numero 1 del mondo, campione in carica al Roland Garros e all'Australian Open. A Roma il suo percorso è tutt'altro che agevole. Batte al primo turno Thomas Muster (già campione a Roma nel 1990 e fresco vincitore a Montecarlo), supera gli spagnoli Clavet e Bruguera, poi l'argentino Miniussi e il tedesco Steeb. In finale, piega in tre set Carlos Costa. E' il terzo statunitense nell'albo d'oro degli Internazionali BNL d'Italia in singolare maschile dopo Vitas Gerulaitis e Jimmy Arias. L’anno successivo, da numero 2 del tabellone, si conferma dominando in finale il croato, allora giovane e ancora inesperto sul rosso, Goran Ivanisevic.

Il 1994 è l'anno di Pete Sampras che si presenta al Foro per quella edizione degli Internazionali BNL d'Italia con quattro Slam e 27 titoli all'attivo. Di fronte, in finale, c'è il tedesco Boris Becker convinto che sia il suo segreto sia la capacità di tenere il resto del mondo a distanza. Non gli interessa piacere, vuole solo vincere soprattutto perché, come tutti i campioni, odia perdere. Per gli avversari, diceva Paul Annacone che l'ha allenato, Sampras è un enigma. È un vincente che mette soggezione.  

Pete Sampras con il trofeo vinto agli Internazionali BNL d'Italia 1994 (Foto FITP)

Pete Sampras con il trofeo vinto agli Internazionali BNL d'Italia 1994 (Foto FITP)

A Roma ha centrato i quarti nel 1992 e la semifinale nel 1993. La finale del 1994 è un monologo di facilità quasi imbarazzante per Sampras. Becker, con la schiena dolorante e un figlio che non lo fa dormire la notte, può fare davvero poco. Il gioco di Pistol Pete sarà la regola del Duemila, ma non gli basterà a centrare l'unico Slam che gli è sempre sfuggito: il Roland Garros. Non arriverà mai più nemmeno ai quarti al Foro Italico. 

Nel 1995 tornano a brillare a Roma gli specialisti della terra battuta. E' il primo dei due anni da dominatore del rosso dell'austriaco Thomas Muster, già campione a Roma nel 1990, un anno dopo essere stato investito da un ubriaco a Miami prima della finale. Muster vince per la seconda volta a Montecarlo, conquista di nuovo Roma in finale su Sergi Bruguera, un'icona del tennis tutto corsa e sudore che sulla terra rossa ha vinto 13 titoli su 14, poi trionfa al Roland Garros, il suo unico Slam. Tra il 1995 e il 1996 Muster vince 111 partite su 116, nessuno aveva mai fatto meglio sul rosso nell'era Open. Nel 1996 diventa anche il primo a trionfare tre volte agli Internazionali BNL d’Italia.

Thomas Muster con il trofeo degli Internazionali BNL d'Italia (Foto FITP)

Thomas Muster con il trofeo degli Internazionali BNL d'Italia (Foto FITP)

Nel 1997 il pubblico di Roma assiste al successo di Alex Corretja. Esempio di sportività e fairplay, lo spagnolo è stato con Stefan Edberg il simbolo di cosa voglia dire essere un gentleman. Non ha colpi risolutivi, ma è intelligente, corre, lotta e alla fine vince. È cresciuto col mito di Ivan Lendl, di cui ammira stile di gioco e mentalità. Sogna da piccolo di vincere gli Internazionali BNL d'Italia. E il sogno lo realizza in finale su Marcelo Rios, giocando la sua miglior partita in quel torneo. Per festeggiare, si fa raggiungere dai genitori. E insieme celebrano la sua prima vittoria in un Super 9, quelli che oggi chiamiamo Masters 1000, e l'ingresso fra i primi dieci giocatori del mondo.

L'anno dopo Rios vincerà perché Albert Costa, uno dei primi 20 giocatori per vittorie sulla terra rossa eppure è cresciuto nel mito di John McEnroe, si ritira prima di scendere in campo. Il decennio si chiude con l'unica gioia romana del brasiliano Gustavo Kuerten, che diventerà il primo a giocare tre finali di fila al Foro Italico dopo Jan Kodes, che ci era riuscito trent'anni prima.

Il decennio azzurro al Foro: sorprese e grandi imprese

Non mancano sorprese ed exploit degli italiani che emozionano il pubblico del Foro. Nel 1994 Stefano Pescosolido, che pochi mesi prima a Madrid ha spaventato Bruguera, ottiene la sua ultima vittoria al Foro Italico. Al secondo turno batte Andre Agassi, che avrebbe vinto di lì a qualche mese lo Us Open ma non è in una delle sue giornate migliori. Il pubblico di Roma lo fischia, lo fa innervosire nel terzo set. Pescosolido approfitta dei suoi errori; rimane concentrato, preciso e vince.

L'anno successivo Andrea Gaudenzi conferma di saper cercare tutte le strade per vincere. Il successo al secondo turno su Michael Stich, che rientra da un infortunio al piede, è più sofferto del previsto. Agli ottavi ritrova Thomas Enqvist, che ha battuto nella finale del Roland Garros junior del 1990. C'è un forte vento sul Centrale. C'è anche Alberto Tomba in tribuna a fare il tifo per Andrea. Gaudenzi aspetta, si arma di pazienza e sfianca lo svedese. Nei quarti l'ostacolo però è troppo duro. Contro Albert Costa in quegli anni sul rosso non si può giocare.

Non c'è sorpresa maggiore, nella storia del torneo, dell'impresa di Corrado Borroni nel 1996. 

Allora numero 411 del mondo, è un milanese che si allena correndo intorno allo stadio di San Siro. A Roma si presenta solo col suo maestro, Walter Bertini. Ha un ottimo passato da junior e un rovescio da applausi. È stato fermo quasi un anno per un infortunio alla schiena e problemi personali. Supera le qualificazioni, poi in tabellone sfida senza alcun timore il Principe Yevgeny Kafelnikov.  Con quei capelli selvaggi, non li taglia dall'Orange Bowl del 1988, diventa per tutti “Cenerentolo”. E "Cenerentolo" batte il "Principe" russo. Poi sorprende anche lo specialista spagnolo Roberto Carretero, con gli spettatori arrampicati sugli alberi per vederlo. I romani lo prendono in simpatia. Borroni, tifoso della Lazio, ricambia. Il sogno finisce contro Stefan Edberg, che non giocava gli Internazionali BNL d'Italia dal 1984.  L'anno successivo, Borroni tornerà al Foro Italico. Il destino gli rimette di fronte Kafelnikov, che suda ma stavolta vince 64 al terzo. Poco dopo, Borroni lascerà il tennis per un'artrosi alle anche. 

Nella storia recente degli Internazionali BNL d'Italia anche la vittoria di Davide Scala, al debutto in un torneo ATP, nel 1997 su Tim Henman, e quella di Davide Sanguinetti nel 1998 al secondo turno su Cedric Pioline, numero 16 del mondo. Sono le gemme tricolori che rendono speciali gli Internazionali.

Corrado Borroni in azione (Foto FITP)

Corrado Borroni in azione (Foto FITP)

Conchita Martinez regina da record di Roma

Il decennio inizia a Roma nel segno di Monica Seles che si presenta a Roma dopo aver vinto il suo primo grande torneo a Miami. Niente sarebbe più stato come prima. Cresciuta all'accademia di Nick Bollettieri, Seles colpisce dritto e rovescio a due mani, sostenuta da una formidabile velocità di spostamento. Legge il gioco in anticipo e impone un gioco diverso dal canone dell'epoca, segnato da una pressione costante e da una esasperata aggressività da fondo campo. Agli Internazionali BNL d'Italia 1990 batte l'acclamatissima Navratilova che ha il doppio dei suoi anni e ha lasciato tutte le energie nella semifinale vinta su Gabriela Sabatini.

Sarà proprio l'argentina a piegare Seles in finale nel 1991 e 1992, conquistando i suoi ultimi due trionfi romani. Non sono mai state grandi amiche, Monica e Gabriela. Eppure, nel 1993 quando Gunther Parche, tifoso di Steffi Graf, la accoltella ad Amburgo, è lei l'unica rivale che le resta accanto. È Gabriela l'unica a spingere perché Monica, al rientro, mantenga il numero 1 nel ranking mondiale.

A Roma, nel 1993, Sabatini torna in finale contro la spagnola Conchita Martinez che ha eliminato Martina Navratilova nei quarti e Mary Jo Fernandez in semifinale. Martinez chiude 75 61 e conquista quello che definisce il suo titolo più importante in carriera. Ha guadagnato in premi ufficiali, in quel momento, due miliardi di dollari. Sta per iniziare la sua leggenda agli Internazionali BNL d'Italia. Mai davvero amata dal pubblico di Roma, vanta ancora oggi il record di titoli consecutivi in singolare femminile, quattro di fila dal 1993 al 1996.

Conchita Martinez in azione (Foto FITP)

Conchita Martinez in azione (Foto FITP)

Nel 1997 si ripresenta in finale per il quinto anno di fila, ma si ferma contro Mary Pierce, che si era rifugiata a Latina fino al luglio del 1993 per fuggire da un padre scomodo. Conchita soffre di uno stiramento ai muscoli cervicali che le rende difficile servire. La regina Conchita abdica dopo quattro anni. 

Sta iniziando l'era del power tennis, anche se a Roma negli ultimi due anni dei Novanta il passato non vuole ancora abdicare. Nel 1998 Martina Hingis celebra il suo unico trionfo al Foro Italico con il suo tennis ipnotico come Roma, in finale su Venus Williams che nel corso del torneo ha vinto il primo scontro diretto in singolare con la sorella minore Venus. Nel 1999 è la stessa Venus a firmare il suo unico successo in carriera al Foro Italico. In quel magico 1999, in cui avrebbe conquistato ben 4 tornei WTA, la Venera Nera entrerà nel cuore dei romani e degli Internazionali BNL d’Italia.


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