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Le storie

Sinnergia 3: volete bene a Jannik? Lasciatelo andare

Mentre gli altri vanno in campo a Indian Wells bisogna mettersi in testa un cappellino dei suoi per concentrarsi sul lavoro di preparazione fisica in attesa del rientro. Sinner appare solo negli spot pubblicitari e nei tributi video con i suoi trionfi postati da di chi vive in Sinnergia con lui. Dal vivo lo hanno visto solo alcuni automobilisti a un distributore di benzina in autostrada e…

di | 09 marzo 2025

L'energia di chi vive in Sinnergia con Jannik

L'energia di chi vive in Sinnergia con Jannik (Foto Getty Images)

Più passa il tempo più l’astinenza pesa, per noi che viviamo in Sinnergia. E l’astinenza da Jannik si fa sentire più pungente quando marzo apre le sue porte alla primavera e al torneo di Indian Wells, il primo ATP Masters 1000 che prende il via senza di lui (ne dovremo sopportare altri tre: Miami, Monte-Carlo e Madrid). Che ne sarebbe meritatamente stato il favorito e la testa di serie n.1.

Così mentre gli altri vanno in scena alle “Sorgenti Indiane” del miliardario Larry Allison e Sinner comincia la preparazione atletica sotto la guida di Marco Panichi, a noi non resta che infilarci in testa il berrettino con la visiera e fronteggiare queste giornate svuotate di lui, prive di quegli appuntamenti (in questo caso probabilmente notturni o, alle prime ore del mattino) che avrebbero dato un ritmo speciale alle nostre giornate con 9 ore di differenza dal fuso della California.

Il cappellino arancione con il logo di Sinner in versione tricolore realizzato per i tifosi delle Nitto ATP Finals di Torino 2024

Il cappellino arancione con il logo di Sinner in versione tricolore realizzato per i tifosi delle Nitto ATP Finals di Torino 2024

Beninteso, serve un cappellino particolare. Tocca rispolverare quello arancione con il logo della "volpe" di Sesto Pusteria che Nike aveva confezionato apposta per la tifoseria delle Nitto ATP Finals a Torino 2024, messo in vendita nel suo Store di via Roma, pieno centro città. Se lo tieni per la visiera e lo strofini come una lampada di Aladino esce il Genio e ti proietta gli highlights di quelle giornate perfette di novembre che hanno stabilito al di là di ogni ragionevole dubbio chi fosse il più forte tennista del mondo. Il nostro. Quello con i capelli rossi che quando si mette il cappellino son …. per tutti.

“Giocare con il cappellino per me è molto importante, quasi come il casco per i piloti di MotoGP - aveva spiegato a precisa domanda -  In una intervista Valentino Rossi ha detto che quando abbassa la visiera per lui esiste solo la gara; quando mi metto il cappellino per me c’è solo il tennis». Un’abitudine, un rituale, una protezione, l’ingresso in un proprio speciale mondo interiore nel quale Jannik ha cominciato a trovare i suoi equilibri tanto tempo fa.

Lo aveva spiegato tempo fa il chiropratico Alfio Caronti (e noi abbiamo riportate le sue parole in un capitolo di "Diventare Sinner”, la storia delle formazione sportiva di Jannik edita da Giunti Editore, che è arrivata alla terza ristampa ). Aveva 5 anni e andava alla materna il piccolo Sinner quando venne affrontato da un compagno più grande e grosso che lo spinse forte, facendogli sbattere la testa contro un muro. Né risultò una ferita che richiese qualche punto di sutura. Una volta guarita, avrebbe fatto per sempre sentire Jannik più sereno quando si infila sulla testa qualcosa che gliela protegge.

Così oggi quando va in battaglia si calca in testa il cappellino (che lo aiuta anche tanto a tenere a freno il ciuffo di riccioli rossi) e non ha paura di niente e di nessuno. Bello sarebbe che fosse lo stesso per noi, infilando il suo berretto arancione per affrontare le nostre giornate. Comunque, dato che a qualcuno bisogna pure ispirarsi, ci proviamo, confidando nella Sinnergia, quella grande forza che ci unisce a lui, unisce tutti noi che lo sosteniamo nella sua bellissima avventura.

Sinner si tiene ben stretto il suo cappellino (Foto Getty Images)

Sinner si tiene ben stretto il suo cappellino (Foto Getty Images)

Per esempio ci unisce a quel signore che in settimana ha ripreso e condiviso con il mondo il tentativo di Jannik di fare benzina alla sua potentissima Audi in un distributore sull’Autostrada. I suoi commenti istintivi mentre filmava con lo smartphone un imbarazzato ma disponibilissimo Sinner, subito riconosciuto e affettuosamente assalito da tifosi e tifose (anche loro fermi al distributore) per selfie e foto insieme al loro idolo. Ecco, io avrei commentato esattamente come l’autore del filmato  che, mentre riprendeva, esclamava: ”Poverino, mamma mia…”. Qualcuno vicino commentava “E’ stato carino…”. E lui: ”Sì, ma è un casino per lui…”.

La stessa cosa che ho pensato guardando il video. E come questo compagno di Sinnergia, che non ho il piacere di conoscere ma che sento fratello, mi sarei allarmato vedendo arrivare dei pullman all’autogrill, dai quali erano pronte a scendere potenziali orde di altri cacciatori di selfie. “Lasciatelo andare “ ha gridato. “Lasciatelo andare”. E mentre Jannik risaliva in macchina lo ha accompagnato con un “Sei un onore”. Un orgoglio. Viva l’Italia.

Alcuni frame del filmato pubblicato sui social e ripreso dalle principali testate giornalistiche con Sinner e i suoi tifosi al distributore di benzina

Alcuni frame del filmato pubblicato sui social e ripreso dalle principali testate giornalistiche con Sinner e i suoi tifosi al distributore di benzina

Che momenti. Lì capisci la Sinnergia. Capisci come siamo in tanti convolti nel sostegno a questo sogno di un ragazzo dei nostri, uno di famiglia, che vuole volare più in alto di tutti ma rimane se stesso. Uno come noi, che di fronte all’idea di un pullman di selfie scapperebbe a gambe levate. O meglio uno che ci dà la sensazione di inseguire i suoi traguardi sportivi con quella passione piena e autentica che ci immagineremmo nostra se potessimo essere al suo posto. Per questo siamo sempre dalla sua parte, anche nelle scelte che qualche volta suonano impopolari.

Rinuncia alla prima fase delle Davis Cup Finals 2023 a Bologna perché dopo gli Us Open ho bisogno di recuperare se vuole dare il meglio nel finale di stagione. Non va a Sanremo dopo il successo gli Open d’Australia 2024. Rinuncia alla Olimpiadi di Parigi perché non è stato bene e non riesce a recuperare in tempo. Cercherà di riprendersi e di allenarsi bene per i tornei successivi. Vince di nuovo gli Australian Open ma non va all’incontro con il presidente della Repubblica Mattarella dei giorni subito successivi perché i medici gli hanno consigliato “riposo assoluto”.

La forza di Jannik Sinner (Foto Getty Images)

La forza di Jannik Sinner (Foto Getty Images)

Percepiamo che le motivazioni che ci sono dietro queste scelte sono sempre solo legate a fare bene quello per cui noi lo ammiriamo e lui si allena da quando era piccolo: giocare a tennis, giocare bene a tennis, diventare il più forte, battere tutti. Ma non ad ogni costo e senza scrupoli: con stile e merito, nel rispetto dell’avversario, del pubblico e di se stesso. Di tutti insomma.

Dunque: lasciatelo andare. Se gli volete bene (e volete bene a voi stessi, in Sinnergia) non fatelo sentire assediato come il giovane Bob Dylan in “A complete Unknown”, bellissimo film sulla formazione del mitico cantautore del Minnesota: lasciatelo andare.

In un vecchio libro, roba degli Anni Settanta del secolo scorso, intitolato “Il grande tennis”, Gianni Clerici ci regalò un concetto che più di ogni altro mi pare sintetizzare l’idea di questo sport portato alla sua massima espressione: “Contano, nel tennis, il fair-play, il coraggio, la determinazione ad essere ogni giorno migliori di noi stessi”. Ecco, Jannik sembra l’incarnazione di questa definizione, scritta molto tempo prima che lui venisse al mondo. Una ventina di anni fa era calzata a pennello a un altro ragazzo che a 13 anni parlava solo tedesco come Jannik. Uno svizzero. Un certo Roger.


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