

Tra i dettagli ai quali i protagonisti sono più attenti c’è la taratura dei loro attrezzi in vista del match. A Wimbledon se ne occupa il team ufficiale Babolat del quale, da 12 anni, fa parte Marco Rossani che ci ha guidato alla scoperta dei segreti dei grandi
di Enzo Anderloni | 11 luglio 2025
E’ tutto pronto per le semifinali dei Championships 2025, il torneo più antico del mondo sui sacri prati di Wimbledon? Per esserne certi bisogna passare anche dai laboratorio del Babolat official Racket Service, dove un team che comprende i più qualificati “stringer” del pianeta lavora su racchette e incordature dei protagonisti.
Le macchine sono 21 intorno sulle quali girano centinaia di racchette. Tra queste c’è una postazione speciale, sulla quale ormai da 12 anni sventola il tricolore. E’ quella di Marco Rossani, milanese, primo italiano a entrare stabilmente nel team di Wimbledon e ormai punto di riferimento per i giocatori italiani. Quest’anno si è occupato delle racchette di Jannik Sinner, Flavio Cobolli, Jasmine Paolini, Elisabetta Cocciaretto, Fabio Fognini, Mattia Bellucci, Matteo Berrettini, Simone Bolelli, Andrea Vavassori.
E’ naturale che sia così, considerato che l’organizzazione del Racket Service ufficiale punta a mettere i giocatori a proprio agio e per gli azzurri quello di Marco è un volto famigliare. Lo stesso sorriso, le stesse mani cui affidano le loro racchette agli Internazionali BNL d’Italia di Roma, dato che Rossani è anche il responsabile del team ufficiale degli stringer al Foro Italico
Quest’anno a Wimbledon Babolat ha festeggiato i suoi 150 anni di vita (l’azienda francese è nata a fine ‘800, producendo corde per strumenti musicali e fili da sutura) e anche la squadra degli incordatori ha vissuto momenti di celebrazione, compresa una bella foto ufficiale sul Campo Centrale con tutti i giocatori del team.
Poi si è passati all’azione, fissi dentro ai box intorno ai quali inevitabilmente gira tutto il torneo. La mole di lavoro è impressionante: il primo lunedì del torneo sono state eseguite 659 incordature (alla fine del torneo si stima saranno 6.500 circa).
Oggi però sono rimasti solo quattro i campioni da seguire, due dei quali (Carlos Alcaraz e Novak Djokovic) hanno i loro stringer personali cui pagano una camera d’albergo perché si occupino solo dei loro attrezzi. Le loro richieste ormai però sono note: a Roma si sono spesso affidati al team ufficiale.
Il primo sguardo però è per le racchette di Jannik Sinner, che ieri sera ha consegnato come di rito le sue racchette a Marco Rossani.
”Ieri sera mi ha portato 6 racchette, chiedendomi che siano pronte per le 12.00 di oggi. Tranne una che andava preparata per le 10.00 perché l’avrebbe usata per il warm-up – spiega Rossani - Jannik utilizza un sintetico monofilamento in poliestere che si Head Hawk Touch. Lo usa ormai da anni: era lo stesso di un calibro medio, 1,30 mm, che usava al tempo delle Next Gen ATP Finals e anche prima, quando le racchette se le incordava da solo con una macchinetta portatile. Richiede sempre la stessa tensione, elevata: 28 chilogrammi, uniforme sia per le verticali che per le orizzontali, con un’incordatura cosiddetta “a 4 nodi”, cioè effettuata dividendo la corda in due spezzoni”.
Alle 9.00 in punto Marco è alla sua postazione, a lavorare sulle racchette di Jannik: impiegherà circa 20 minuti per realizzare ciascuna incordatura. Anche i tempi sono fondamentali perché ogni racchetta alla fine sia perfettamente identica alle altre, offra le stesse prestazioni e le stesse sensazioni. Il materiale sintetico delle corde perde gradatamente tensione anche senza che il giocatore le utilizzi: dunque le incordature devono essere fatte una dopo l’altra, rapidamente, proprio per mantenere la massima uniformità.
Per quanto concerne le caratteristiche generali dell’attrezzo di Sinner, sono rimaste le stesse che Rossani ci aveva raccontato da Wimbledon nel 2023: “Sinner utilizza una Head Speed (piatto corde da 100 pollici quadrati, schema d’incordatura 16 corde verticale per 19 orizzontali n.d.r) che, corde comprese pesa 328 grammi, dunque non più è pesante di un attrezzo di serie. Il bilanciamento, sempre a racchetta incordata, è a 33 cm dall’estremità del manico, quindi l’equilibrio è leggermente verso la testa della racchetta. L’attitudine alla spinta (Swing weight) è 339 punti, quindi piuttosto elevata. Il dato della rigidità è contenuto, 60 punti RA: significa che la racchetta è piuttosto elastica, di suo fornisce più controllo che spinta”.
Ma andiamo ora a vedere le caratteristiche della racchetta del suo grande avversario odierno, il giocatore più vincente nella storia del tennis, quel Novak Djokovic che può vantare ben 24 Slam, 100 tornei vinti, 428 settimane da n.1 del mondo.
Il serbo una Head Speed Pro Legend, piatto da 100 pollici quadrati e schema corde più fitto, 18x19. Peso e bilanciamento degli attrezzi sono super-personalizzati (sui lati interni dell’ovale Nole striscioline di piombo che servono proprio allo scopo).
Djokovic ha un reticolo più fitto (18x19) e la “durezza” del piatto corde è diversa da quella di Jannik perché utilizza un’incordatura “ibrida reverse” (budello naturale sulle corde verticali e sintetico monofilamento su quelle orizzontali). Chiede al suo incordatore personale una tensione non troppo diversa da quella del nostro n.1: 28,5 kg per le verticali e 27,5 kg per le orizzontali.
L’altra semifinale si gioca tra due “piatti” molto più morbidi. Quello di Taylor Fritz appartiene a una Head Radical MP (la stessa racchetta di Flavio Cobolli).
E’ un piatto-corde da 98 pollici quadrati con un reticolo 16 x 19. Anche il californiano, alla sua prima semifinale sui prati di Church Road, utilizza un’incordatura “ibrido reverse”: budello naturale Babolat VS Touch calibro 1,30 mm per le verticali e sintetico monofilamento Head Hawk, calibro 1,30 mm, per le orizzontali.
La tensione è decisamente più contenuta rispetto a Sinner e Djokovic: 23,5 kg per le verticali e 22,5 kg per le orizzontali. Ergo la sua racchetta offre molta più spinta e rotazione ma un po’ meno controllo.
Per gli amanti del dettaglio tecnico vale la pena ricordare perchè il tipo di incordatura di Djokovic e Fritz si chiama “ibrido reverse”. Inverte infatti lo schema classico dell’incordatura “ibrida”, nata per valorizzare l’elasticità e il feeling del budello naturale (molto delicato) piazzandolo sulle orizzontali (che si usurano di meno) con la robustezza e l’economicità del sintetico montato sulle verticali, assicurando una maggiore durata.
I campioni non hanno evidentemente problemi economici: apprezzando il tipo di sensazione che offre questo mix di materiali, a partire da Federer che ne è stato il pioniere, hanno chiesto di montare il budello naturale sulle corde verticali (anche se costa caro e si usura velocemente) e il sintetico nelle orizzontali, ottenendo un compromesso per loro ideale.
Eccoci infine alla racchetta di Carlos Alcaraz, campione in carica e favorito del torneo: il 22enne spagnolo gioca con una Babolat Pure Aero 98.
Il piatto è appunto da 98 pollici quadrati e lo schema corde non particolarmente fitto: 16 verticali per 20 orizzontali. Con un reticolo dunque più votato alla spinta che al controllo, monta una corda sintetica monofilamento (Babolat RPM Blast, la stessa di Rafael Nadal) a una tensione media: 25 kg per le verticali e 23 kg per le orizzontali.
E’ l’unico top 10 che chiede due chili di differenza tra verticali e orizzontali: i giocatori in media differenziano solo di un kg. Talvolta non differenziano, come nel caso di Sinner.
I dati ci fanno capire che il piatto corde di Alcaraz sarà più duro di quello di Fritz ma meno di quello di Sinner. Così tarata la racchetta dello spagnolo spinge un po’ di più di quella di Jannik ma controllo un po’ meno. E in questo riflette bene la differenza di stili tra i due grandi contendenti per il dominio del tennis attuale.
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