La canadese, grande promessa evaporata dopo uno strano incidente agli US Open 2015, ha poi brillato solo a sprazzi. E lo fa anche nel torneo d’addio. Aspettando la nuova carriera nel pickleball
di Vincenzo Martucci | 29 luglio 2025
Bionda, bella e pure brava, Eugenie Bouchard saluta il tennis fra luci ed ombre, tanti dubbi e un mistero. Nel segno di un addio, davanti alla sua gente di Montreal, una commiato che lei si augura sia “non un funerale, ma una celebrazione”, un atto formale ed illusorio un po’ come tutta la sua carriera. Perché in realtà “Genie” era già una ex da un paio d’anni, o fors’anche da prima, dal giallo di New York del 2015. Poi non ha fatto altro che fomentare sempre di più, ancora di più, gli interrogativi legati ad altre bambine prodigio che hanno ballato una sola estate, o un solo torneo.
Brillando in parallelo sulle passerelle da modella, calamita di sponsor e di pubblicità, tra apparizioni televisive, progetti di moda e l'attività sui propri social, fenomeno di costume, simbolo di giovane donna dei tempi moderni. Che, come ha raccontato ultimamente ai media, ha tanti problemi, da atleta professionista, nell’instaurare una relazione sentimentale stabile ed appagante: “Con il nostro stile di vita, le relazioni a distanza sono inevitabili e sono davvero difficili. Ho avuto alcune relazioni simili e sono state fantastiche, ma è stato difficile costruire delle basi e avere stabilità, a meno che non si voglia uscire con qualcuno durante il Tour, cosa che consiglio vivamente di non fare”.
CARRIERA A STRAPPI
A 15 anni. Genie era già la star di un paese, il Canada, senza pedigree tennistico, da semifinalista agli Australian Open juniores di doppio, a 17 esplode a Wimbledon infilando Elina Svitolina e poi firmando anche il doppio, a 20, da professionista, arriva alla classifica record di numero 5, con la finale di Wimbledon (persa contro Petra Kvitova), le semifinali ad Australian Open e Roland Garros, e il primo e unico titolo in singolare, a Norimberga.
E’ la sua miglior stagione. Nel 2015 si tiene a galla, ma si fa notare soprattutto per la multa di Wimbledon perché lascia intravedere il reggiseno nero nel vestiario “prevalentemente bianco” dell’All England Club. Poi affonda, per i primi infortuni e per l’impossibilità di restare concentrata solo sul tennis. Esce dalle top 20 e agli US Open diventa protagonista di un incidente dai contorni mai chiariti per intero. Che la blocca per sempre. O comunque le fornisce un alibi.

Eugenie Bouchard, tra palco e realtà
IL GIALLO
Agli US Open, è l’anno magico della trionfale, storica, finale tutta italiana Pennetta-Vinci. Alla vigilia, la Bouchard è in crisi, è scesa al numero 25 WTA e ha perso 14 partite su 17, il confronto del quarto turno contro Robertina, la 32enne italiana, targata appena 43, sembra la manna caduta dal cielo per la grande promessa che pare ritemprata dal lavoro in profondità col mitico Jimmy Connors. Ma, la sera prima del confronto, venerdì, uscendo dalla doccia di Flushing Meadows, Genie scivola sul pavimento bagnato degli spogliatoi - secondo la versione ufficiale -, batte la testa, accusa una commozione celebrale e si ritira dal singolare e dai doppi del torneo.
E, mentre l’azzurra torna nei quarti come non le succedeva da New York 2013 e vive l’incredibile successo contro Serena Williams, la canadese si blocca, di testa, di fisico e di tennis, non riesce più a competere per tutta la stagione e, nell‘unica partita disputata, nel primo turno di Pechino, si ritira. Consolidando la causa che intenta per imperizia agli organizzatori degli US Open con conseguente risarcimento danni milionario. Che, inizialmente respinta, nel 2018, ha visto la giuria attribuire il 75% della colpa all'USTA, portando a un accordo di cui non si conosce l’entità.
A SINGHIOZZO
Curiosamente, solo nel 2019, la Bouchard ha una impennata di orgoglio come tennista, rientrando nelle top 80 a livello individuale (da 194), per annunciare subito dopo una pausa a tempo indeterminato dal circuito. Che in realtà non si prende, chiudendo però mestamente l’anno al 224 della classifica. Finita? No, ritira fuori la testa nel 2020, dopo la Pandemia, ripresentandosi in finale sul Tour, a Istanbul, 4 anni e mezzo dopo l’ultima volta. Senza però trovare pace, né continuità. A fine 2021 si ferma per operarsi alla spalla. Torna in gara soltanto 16 mesi dopo, a Vancouver: poi restano solo poche, sporadiche, e deludenti apparizioni. Fra cui l’epica conquista col suo Canada della storica Billie Jean King Cup 2023.
Con sprazzi di bel gioco non sostenuti dalla sostanza di una atleta professionista. Che, fra sponsor e attività collaterali, guadagna 6 milioni di dollari, cifra pari e ai premi ufficiali che ha intascato sul circuito, con un futuro nel pickleball. Fortuna che adesso, a 31 anni, si porta dietro anche il souvenir della maratona di due ore e un quarto contro la 82 del mondo, Emiliana Arango, che alla fine doma per 6-4 2-6 6-2 nel suo ultimo torneo sul Tour, davanti alla sua Montreal, sfoderando il suo gioco offensivo con l’81.3% di prime di servizio.
Lasciando ulteriormente perplessi tutti. Come dal 2015 in qua. Com’è possibile che sfoderi una simile prestazione, che brilli così tanto, che tenga tanto la concentrazione, firmando il primo successo WTA da Guadalajara 2023, ripresentandosi da vincitrice davanti alla sua gente come non le succedeva dal 2016? E il mistero continua, com’è giusto per tutte le star che si rispettino. Tanto che lei, in attesa di incrociare la strada con Belinda Bencic, scherza con la famiglia: “Se vinco il torneo non mi ritiro più”. Geniale, Genie.