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Slam

Wimbledon e un addio "inevitabile"

Quella che sta per cominciare sarà la prima edizione dei Championships senza giudici di linea. Una scelta "inevitabile", l'ha definita la CEO dell'AELTC, Sally Bolton. Anche se non in linea con le tradizioni del torneo

di | 23 giugno 2025

Una visuale dell'AELTC (Wimbledon X Official Account)

Una visuale dell'AELTC (Wimbledon X Official Account)

Innovazioni? No, grazie. Meglio le tradizioni. A Wimbledon funziona così da più di 100 anni. Fiori, tabelloni, fragole, dress code. Perfino il colore delle palle da gioco. Bianche in origine e poi gialle, ma gradualmente, così da non urtare la sensibilità altrui. Per tacere delle suole delle scarpe, bianche anche loro, con buona pace di Roger Federer, distratto nel suo primo turno del 2013 quando si presentò in campo con delle suole arancioni e invitato a cambiarle fin dal turno successivo per evitare di incappare in qualche sanzione. 

Poi però il tempo passa, e anche se tutto sembra immobile a SW19, tutto seppur impercettibilmente continua a muoversi. Rinnovare - anziché innovare - non sempre è la soluzione migliore. Nessuno Slam è un'isola, per dirla come John Donne, inglese anche lui. Ed esser l'unico a giocarsi sull'erba, l'unico a tener fede a una tradizione non sempre è garanzia di salvezza. E così, annunciata ormai da mesi, quella che si appresta a prendere il via sarà per Wimbledon la prima edizione senza giudici di linea. Eran trecento, ne son rimasti ottanta. Ad ogni campo ne verranno assegnati due e il loro compito, chiarisce Sally Bolton, chief executive dell'AELTC, sarà quello di "offrire supporto al giudice di sedia per tutto ciò che accade in campo e in caso di blackout dell'ELC (electronic line calling)"

Al momento dell'annuncio, l'AELTC fu assai freddo nel congedarli. Uno scarno comunicato con cui li si ringraziava per "il fondamentale lavoro svolto in tutti questi anni". Una cifra che ancora oggi, trascorso qualche mese, non pare essersi scaldata più di tanto a giudicare dalle parole usate dalla stessa Bolton, lucida nel giudicare questo passaggio come un qualcosa di "inevitabile". "Penso, ma non parlo certo per ciascuno di loro - ha dichiarato la CEO di SW19 - che forse abbiano compreso che con l'evoluzione della tecnologia e la sua introduzione avvenuta già in tanti altri tornei sia stato inevitabile"

D'altronde l'erba non è come la terra battuta, dove ogni rimbalzo lascia un'impronta verificabile. Non sempre nitida, più esposta a controversie e chissà, un domani anche lei forse fagocitata nella tridimensionalità del fermo immagine. "Molti di loro se lo aspettavano - ha ancora aggiunto Bolton durante il media briefing della vigilia del torneo di qualche giorno fa - Ma coloro che saranno ancora con noi come match assistant sono ben felici di dare il loro contributo ai Championships". Con l'Occhio di Falco ormai da più di quindici anni a sorvegliare le chiamate degli ufficiali di gara e l'ultima edizione del torneo usata come prova generale dell'imminente rivoluzione, "i tempi erano quelli giusti per compiere questo passo in avanti".  

Tempi più lunghi del previsto sono invece quelli che sta richiedendo la battaglia legale portata avanti dall'AELTC circa l'espansione del site. Una decisione presa per tener il passo degli altri tre Slam, dotati di una cubatura di gran lunga più grande di quella londinese, tale da potersi permettere di far disputare le qualificazioni al main draw sugli stessi campi su cui poi prenderà il via il torneo. Nel settembre del 2024 la GLA (Greater London Authority) aveva acconsentito ai piani d'ampliamento del club salvo poi finir vittima di uno stallo dovuto all'appello inoltrato dal SWP (Save Wimbledon Park), un comitato di quartiere formato dai residenti dell'area, costernati nel veder modificato irreparabilmente il loro ecosistema e per questo decisi a difenderne ogni singolo ettaro. La prossima udienza è fissata per i prossimi 8 e 9 luglio, con lo Slam in pieno svolgimento, e una decisione è attesa per le successive settimane. 

L'obiettivo è quello di un Wimbledon in grado di ospitare per tre settimane tutte le partite in programma, così da garantire per i giocatori in lizza nelle qualificazioni un'esperienza in termini di atmosfera simile a quella dei Championships. L'esigenza di questa trasformazione, ha spiegato Deborah Jevans, presidente dell'AELTC, "è sempre più chiara come dimostrano anche i nostri tre competitor (Australian Open, US Open e Roland Garros), capaci di allestire un evento di tre settimane in grado di accogliere più spettatori così da organizzare ancor più eventi di beneficienza e orientati verso la comunità". Indotti, sterline, soldi. Gli unici invitati al ballo capaci di attraversare decadi e secoli senza il rischio di inquinare alcuna tradizione. Ieri come oggi, domani finché sarà. 


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