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Us Open: Berrettini e Musetti hanno scaldato i motori con Murray e Dimitrov: ecco come è andata

I due azzurri hanno svolto la prima sessione di allenamento in vista del loro esordio nell'ultimo Grand Slam della stagione. Domani il sorteggio alle 18 italiane

23 agosto 2023

La grinta di Matteo Berrettini (foto Getty Images)

La grinta di Matteo Berrettini (foto Getty Images)

Giornata di vigilia del sorteggio, giornata di rifiniture e allenamenti. Traffico intenso quindi sui campi e occhi puntati sui due azzurri che ieri hanno iniziato a prender confidenza con le condizioni presenti a Flushing Meadows e i campi veloci che li attendono. 

A testarli per primo è stato Lorenzo Musetti, puntuale per la sua sessione fissata alle 2pm locali in compagnia di Grigor Dimitrov. Ritmi blandi, come era lecito aspettarsi per la prima mezz'ora, raccolta d'informazioni sotto lo sguardo vigile di coach Simone Tartarini e frequenti pause per ristorarsi. Il toscano, che arriva al quarto Slam dell'anno da testa di serie n.18 del seeding e dopo aver viste interrotte le sue due campagne nord americane di Toronto e Cincinnati da Daniil Medvedev - specialista della superficie - cercherà di dar seguito alle buone impressioni ricavate dalle precedenti uscite nelle quali, oltre ad aver compiuto passi avanti nella relazione con la superficie, è riuscito a mantenere la giusta attitudine in campo anche a fronte di situazioni già compromesse nel punteggio.

I punti da difendere non sono molti (90, figli dell'eliminazione al terzo turno contro Ivashka dell'anno scorso), e a New York avrà l'occasione per consolidare ranking e status maturati nel corso di questa stagione. "Stretto sulla palla in difesa", grida lui Tartarini quando i ritmi cominciano ad alzarsi, "altrimenti non ne esci". Il tempo di provare qualche servizio e prestarsi in risposta a quello del bulgaro e poi via in attesa di conoscere l'esito del sorteggio.

Lorenzo Musetti esulta (foto Getty Images)

Nel pomeriggio è arrivato il turno di Matteo Berrettini. Un'ora di sessione sul campo n.3. A dividerselo con lui Andy Murray. L'ultima apparizione del britannico risale a una decina di giorni fa quando a poche ore dall'ottavo di finale di Toronto contro Jannik Sinner sipresentò in campo per annunciare il suo ritiro. Vincitore a New York nel 2012, sir Andy sembra aver smaltito il problema agli addominali che lo aveva sottratto alla scena in Canada. I ritmi impiegano poco prima di trovare la giusta andatura - buon indizio - e Berrettini, di par suo, è reattivo e tutt'altro che relegato al ruolo di sparring.

La routine è chiara, l'allenamento serve a mettere a punto i dettagli: prima scambi un po' blandi, poi scambi più accelerati, a seguire le rotazioni al servizio e volée a chiudere e infine qualche altro servizio per chiudere.

Il n.36 del mondo, semifinalista a Flushing Meadows nel 2019, è reduce da due quarti di finali nelle ultime due edizioni degli US Open. Memoria e sensazioni sembrano quindi giocare in suo favore. Da verificare restano i progressi di una condizione che, dalla fine di Wimbledon (torneo in cui, dopo la precoce sconfitta a Stoccarda contro Lorenzo Sonego, era tornato in campo dopo uno stop di due mesi) non ha trovato nelle due uscite di Toronto e Cincinnati la contiuità necessaria. L'ex n.6 del mondo quest'anno non sarà testa di serie e il suo cammino potrebbe complicarsi sin dai primi turni, ma se la benzina messa nel motore in queste ultime due settimane dovesse entrare in circolo, i suoi colpi Berrettini ha dimostrato di non averli scordati. E il palcoscenico di New York potrebbe diventare la cornice ideale per tornare a farli brillare.


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