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L'azzurro è avanti 5-4 nei precedenti, ha vinto gli ultimi quattro, ma perso i due a Wimbledon nel 2022 e nel 2023. "Siamo simili", hanno detto i due a più riprese, e anche i numeri ai Championships nel 2025 li accomunano: la chiave è l'imprevedibilità
di Samuele Diodato | 10 luglio 2025
“Mi ricordo bene la prima volta che ho giocato sul Centre Court, e mi ricordo bene la mia prima semifinale contro Djokovic nel 2023. Quando si è giovani, ogni anno fa una grande differenza, e ci si abitua a giocare su certi palcoscenici”. Sono queste le parole con cui un sorridente Jannik Sinner ha “festeggiato” la vittoria su Ben Shelton che gli ha regalato la seconda semifinale in carriera a Wimbledon. Nominando proprio quel Novak Djokovic in quel momento stava lottando ancora contro Flavio Cobolli. E che venerdì sarà l’ultimo ostacolo verso la prima finale dell’altoatesino, n. 1 al mondo, ai Championships.
Sette sono oramai le sue semifinali a livello major, mentre l’avversario – il serbo n. 6 al mondo, ma n. 1 per un totale di 428 settimane – già sette volte vincitore all’All England Club, giocherà per la 52esima volta (mai nessuno come lui) una partita del genere in carriera. La classifica e lo storico recente, di certo, sorridono all’azzurro classe 2001, che ha raggiunto almeno la semifinale in sei degli ultimi sette Slam giocati, e va a caccia di quella che sarebbe anche la quarta finale consecutiva (la quinta complessiva), per una striscia iniziata allo US Open del 2024.
Dopo il fastidio avvertito al gomito contro Grigor Dimitrov, Sinner ha dato ottime risposte nei quarti di finale, e nella giornata di giovedì si è allenato - sempre con una fasciatura al braccio - ad Aorangi Park per un paio d'ore, prima con lo junior azzurro Pierluigi Basile e poi con coach Simone Vagnozzi, provando un po' di servizi e risposte: "Giocare contro contro Novak e in una semifinale Slam è sempre speciale, anche se sarà un match difficile. Sono contento di esserci", si è limitato a commentare al canale di Wimbledon. Sempre nella giornata di giovedì, invece, Djokovic ha saltato l'allenamento: non si hanno però notizie di eventuali allenamenti indoor o delle sue condizioni fisiche.
A proposito di storico, anche i precedenti su Djokovic lo vedono avanti, sul 5-4, e con un filotto di quattro successi consecutivi aperto nella semifinale di Coppa Davis del 2023, quello vinto annullando tre match point al 38enne di Belgrado. Il quale, dal canto suo, cerca la 38esima finale major (bilancio di 24-13), nonché la rivincita sullo stesso giocatore capace di fermarlo – poche settimane fa - ad un passo dall’ultimo atto al Roland Garros.
Da quella semifinale del 2023 giocata a Wimbledon (vinta 63 64 76(4) dal serbo), infatti, le cose sono cambiate. E non solo perché il n. 1 al mondo oggi è Sinner. Ma anche e soprattutto perché due delle sue ultime tre vittorie negli scontri diretti sono arrivate proprio al meglio dei cinque set, in semifinale. La prima, addirittura, per 61 62 67(6) 63, nel “giardino” di Nole, quell’Australian Open di cui in bacheca vanta 10 trofei. E la seconda, quella già menzionata di Parigi, col punteggio di 64 75 76(3), in tre set che hanno però richiesto più di tre ore di sforzo all’azzurro.
Sinner e Djokovic, la storia
A Wimbledon, però, tra Sinner e Djokovic va ricordato anche quello che è stato il primissimo precedente tra i due a livello Slam, giocatosi a livello di quarti di finale nel 2022 e vinto dal “veterano”, in rimonta, per 57 26 63 62 62. “Lo so che ho ancora molto da migliorare, ma penso di poter essere felice dopo questo torneo – disse dopo quella partita l’allora 20enne Sinner - Ho mostrato del buon tennis, e penso che dopo aver perso il secondo set, se lui non avesse alzato di parecchio il proprio livello, molto probabilmente avrebbe perso”.
Per un filo del discorso ripreso con più ottimismo nel 2023, nonostante lo scarto nei set fosse di 3-0. “Lui in quella occasione aveva concesso molto nei primi due set, oggi invece il livello è stato molto più alto. Ho avuto le mie chances ma non sono riuscito a sfruttarle, nel complesso però mi sono sentito più vicino”, raccontò.
The streak continues...@DjokerNole defeats Jannik Sinner 6-3, 6-4, 7-6(4) to reach his ninth #Wimbledon final pic.twitter.com/mAGLUmVhOr
— Wimbledon (@Wimbledon) July 14, 2023
Djokovic, quella volta, si era affidatp ad una strategia a lui tanto cara negli anni: allungare gli scambi, giocati ad un’intensità che solo lui riusciva a raggiungere e tenere con costanza. Almeno fino all’Australian Open del 2024, il punto di svolta nella rivalità a livello Slam, la consacrazione assoluta per Sinner, che due giorni dopo, rimontando due set di svantaggio a Daniil Medvedev, avrebbe vinto la sua prima tra le quattro coppe più ambite per un tennista.
In quel caso, allungare gli scambi non è servito a Djokovic, quanto più all’italiano, più potente, elastico e lucido dal punto di vista tattico: “Abbiamo un tennis simile – confessò Sinner -. Lui è un grande battitore: cercavo di far partire il più volte possibile lo scambio sul suo servizio. A volte provavo ad indovinare esattamente le traiettorie”.
Scintillating Sinner ??????
— #AusOpen (@AustralianOpen) January 26, 2024
He achieves the impossible defeating 10x #AusOpen champion Djokovic 6-1 6-2 6-7(6) 6-3.@janniksin • #AO2024 • @wwos • @espn • @eurosport • @wowowtennis@Kia_Worldwide • #Kia • #MakeYourMove pic.twitter.com/X6qFAtegq7
Uno schema, quello di addentrarsi negli scambi, che ha dato i suoi frutti anche un mese fa, al Roland Garros, con Sinner vincitore di sette punti in più, 26 a 19, quando lo scambio si allungava oltre i nove colpi. È senz’altro questa, una delle chiavi principali della decima sfida Sinner e Djokovic. Eppure, quando il discorso si trasferisce sull’erba, allungare gli scambi diventa più difficile per la maggiore influenza che sul gioco può avere il servizio.
Colpo che ha regalato tante soddisfazioni, nell’uno-contro-uno col serbo, a Sinner, vittorioso a Melbourne e nella finale del Masters 1000 di Shanghai senza concedere neanche una palla break. Per quanto riguarda il torneo di Wimbledon 2025, inoltre, esclusi gli ace (42 a 68) e la percentuale di prime in campo (60% a 69%), tutte le statistiche lo vedono avanti rispetto al 24 volte campione Slam. Il quale, su una scala da 1 a 10, risulta qualitativamente superiore sul servizio (8.1 a 8.7) e in misura minore anche sul dritto (8.7 a 9).
Come al solito, in partite di così alto livello, a fare differenza non è il numero dei punti vinti in sé, ma l’esito di quelli che hanno un peso specifico maggiore degli altri. Nel 3-0 del 2023 a Wimbledon, Djokovic si aggiudicò “solo” 10 punti in più. Mentre nel 3-0 a favore suo, al Roland Garros, Sinner ne vinse 120 perdendone 105. “Quando avevo 16 o 17 anni ho avuto la possibilità di allenarmi con lui a Monte-Carlo: mi ha detto che dovevo essere il più imprevedibile possibile e che dovevo crescere al servizio”, ha ribadito più volte il n. 1 al mondo. E allora, tanto vale credergli fino a cadere quasi nella banalità. A vincere, a conquistarsi la finale di Wimbledon, sarà ancora una volta più imprevedibile tra i due.
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