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Slam

Mensik dopo Prizmic, due diciottenni infiammano Melbourne

Dopo il croato che ha fatto paura a Djokovic, il ceco che elimina Shapovalov. Entrambi sono passati dalle qualificazioni e promettono molto. Jakub da Prostejov, poi, sembra un predestinato sulle orme di Berdych

di | 15 gennaio 2024

L'esultanza di Jakub Mensik all'Australian Open (Getty Images)

L'esultanza di Jakub Mensik all'Australian Open (Getty Images)

Happy Slam vuol dire sole, luce, estate, felicità di rigiocare un torneo e anche gioventù, dal pubblico ai protagonisti degli Australian Open a Melbourne. Fra cui spiccano alcuni ragazzini terribili come il croato Dino Prizmic, 18 anni e 176 giorni a fine torneo, campione juniores al Roland Garros e 178 del mondo che, partendo dalle qualificazioni, tanto ha impressionato al primo match in un tabellone Slam impegnando per 4 ore il numero 1 del mondo Novak Djokovic.

Anche se il più giovane dei sei teenager al via della prima prova stagionale Slam è il ceco Jakub Mensik, 18 anni 149 giorni, anche lui promosso dalle qualificazioni da 142 ATP, che ha superato all’esordio Denis Shapovalov ancora indietro dopo i problemi fisici.

Al primo tabellone Slam, baby Jakub s’è imposto in 3 set, contro un avversario di talento ed esperienza, salvando 8 palle break su 8, siglando 31 vincenti e imponendosi in 2 ore e 21 minuti. Spiccando subito così nel gruppetto che comprende Arthur Fils (19 anni 230 giorni), Alex Michelsen (19/156), Shang Juncheng (18/360) Luca van Assche (19/262), che ha sconfitto in cinque set James Duckworth.

MENSIK E LA SCUOLA CECA

Pur così giovane, Mensik, alto 1,93 per 83 chili, già s’era fatto un nome due anni fa, quando perse in finale con Bruno Kuzuhara ma fece più scalpore lui per come lottò e tentò invano di resistere ai crampi che gli attanagliarono tutto il corpo, bloccandolo totalmente. Anche come tennis aveva deliziato più dell’avversario col suo gioco classico, appreso a Prostejov, dov’è nato l’1 settembre 2005, alla famosa scuola ceca delle racchette.

A maggio dell’anno scorso, al sesto Challenger, ha continuato nella scalata ai record, come più giovane ceco a firmare un torneo, appena 17enne, ricalcando le gesta di Tomas Berdych che c’era riuscito nel 2003 sul circuito pro arrivando al terzo turno agli ultimi US Open anche allora partendo dalle qualificazioni, dove aveva superato d’acchito il nostro Fognini e in tabellone aveva eliminato Barrere e Droguet per arrendersi solo a Fritz. Poi, dopo aver battuto il ben più quotato Lajovic in coppa Davis, era subito rientrato nei tornei Challenger, coi quali ha cominciato anche questa stagione firmando il titolo a Canberra, superando fra gli altri Nakashima e Koepfer.

Australian Open, una volée in allungo di Jakub Mensik (Getty Images)

LA FORZA DELLA SEMPLICITA’

La forza di Mensik sta nella semplicità, che si esprime anche nel gioco lineare e concreto, moderno, con un buon servizio e ottimi fondamentali, partendo da idee chiarissime. A partire da New York, in estate: “E’ stata un’esperienza straordinaria giocare il primo Slam e raggiungere il terzo turno. La fiducia e l’esperienza che ho acquisito mi aiuta in Australia. Mi sento più a mio agio perché conosco la sensazione di giocare in uno Slam contro i grandi”.

Per continuare con le nuove qualificazioni in Australia: “Sono davvero felice di avercela fatta. Negli Slam è sempre tutt’altra cosa: nel Challenger Tour le condizioni sono molto diverse e quando arrivi nei Majors non importa se sono gli US Open o gli Australian Open, hai quella bella sensazione di essere al top e di poter giocare con questi ragazzi quindi questa è una grande motivazione per me”. Per poi chiarire subito: “Il lavoro non è finito. Farò del mio meglio per continuare questo viaggio australiano, per giocare altre belle partite e vincere di più”. E allungare ancora il raggio d’azione come si compete a un campioncino. Che sembra un predestinato.


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