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Sara & Jas: "Fiere di queste tre magiche settimane e alle Olimpiadi…"

Le azzurre hanno ceduto in due set a Gauff e Siniakova: “Eravamo un po' stanche e poco lucide"

di | 09 giugno 2024

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Non è arrivato ‘l’oro’ ma per Jasmine Paolini Sara Errani si chiude un Roland Garros speciale, che traccia un solco di confine significativo tra il ‘prima’ e il ‘dopo’. La finale in singolare persa con la dominatrice del tennis femminile e la finale di doppio persa con due campionesse Slam, non tolgono valore al percorso parigino di Jas e Sara che, dopo il trionfo di Roma, hanno confermato di essere una delle più belle realtà del mondo in questa specialità. “Sono state tre settimane lunghe e intense – dicono dal tavolo della sala conferenze principale del Roland Garros - , dobbiamo essere soddisfatte di quello che siamo riuscite a fare. Certo, in questo momento c’è l’amarezza per la finale persa, è difficile da digerire, ma continueremo a provarci anche perché stiamo crescendo e stiamo facendo delle esperienze che torneranno utili nella seconda parte di stagione”.
 
La potenza della Gauff e la qualità della Siniakova, pluricampionessa Slam in questa specialità, hanno reso particolarmente complicata questa finale: “Noi oggi eravamo un po’ stanche e poco lucide – spiega Sara - , forse eravamo un po’ scariche fisicamente, in particolare Jas ha speso tantissimo, giocare singolo e doppio ti toglie molte energie nervose ed è difficile essere sempre al 100%. Ci sono stati scambi duri e fisicamente avremmo dovuto essere più brillanti ed essere sempre piazzate bene. Ora è difficile da accettare, ma abbiamo fatto del nostro meglio e in un paio di giorni saremo fiere. Oramai siamo vicine alle migliori”.
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Proprio a Parigi 12 mesi fa Sara e Jasmine hanno parlato per la prima volta di questo progetto: “Ne parlammo ponendoci come obiettivo le Olimpiadi – spiega la Paolini – e piano piano ci siamo amalgamate. Abbiamo due stili diversi ma ci compensiamo, Sara è una delle migliori, se non la migliore in assoluto, nei pressi della rete, io da dietro provo a spingere e a servire al massimo”.  “L’elenco di quello che siamo riuscite a fare in questa stagione – dice la Errani a chi ricorda che oltre al successo di Roma e alla finale di Parigi, vanno festeggiate la qualificazione ai Giochi, la Top 10 e la Race con vista Finals - mi fa emozionare, mi viene la pelle d’oca. A volta bisognerebbe ricordarsi di queste cose ma quando sei nel torneo e devi giocare non ti fermi mai a guardare quello che è stato fatto. Ne siamo orgogliose, ovviamente, l’obiettivo Olimpiadi è un sogno, un sogno enorme che abbiamo realizzato. E’ tutto pazzesco e indescrivibile. Bisogna essere contente ma bisogna anche continuare a rimanere sul presente perché ci sono altri sogni da realizzare e in questo sport bisogna sempre essere in equilibrio tra l’essere contenti e l’essere concentrate per continuare a far bene”.
Se fossero Olimpiadi questa finale avrebbe regalato alle azzurre una storica medaglia di argento: “Eh, ma non lo sono – dicono sorridendo – . La cosa positiva è aver fatto esperienza e capito come giocare il doppio su questi campi. In queste sei partite abbiamo messo nelle gambe esperienza e schemi che potranno tornar utili. Ma ogni torneo è diverso, ogni settimana è diversa e alle Olimpiadi ci sarà un altro format e ci saranno altre coppie”.
 
Il torneo magico di Jasmine Paolini si chiude con due finali e un meraviglioso best ranking. Che consigli darebbe Sara alla sua compagna di doppio per fare un ulteriore salto di qualità: “La finale con la Swiatek deve essere uno spunto prezioso per lei – spiega – dovrebbe provare a riprodurre in ogni colpo e in ogni allenamento l’intensità che caratterizza il gioco di Iga. La Swiatek sembra una macchina, ha una intensità straordinaria e allenarsi più spesso con degli uomini potrebbe aiutarla a gestire la velocità di palla e l’intensità. Io allenatrice? Non ci ho mai pensato seriamente, sicuramente ci sono degli aspetti che mi piacciono e mi piace provare ad aiutare Jas. Da lì ad essere allenatrice ce ne passa, ma di certo il tennis è la mia vita, è una passione enorme, mi piace guardarlo, mi piace studiarlo... un domani chissà”.
Paolini story, dal primo punto al primo trionfo a Roma

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