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Il serbo in conferenza stampa spiega i motivi del suo nervosismo in campo: "Faticavo a trovare il ritmo". Si dice felice della scelta delle palle usate a New York - "Simili a quelle delle US Open Series" - e sul futuro parla chiaro: "Ho ancora voglia di battermi, altrimenti non sarei qui"
27 agosto 2025
Diciannove apparizioni consecutive al terzo turno degli US Open (19), l'aggancio a Roger Federer a quota 191 vittorie sul veloce in partite dei Grand Slam. Eppure per Novak Djokovic "c'è sempre qualcosa da dimostrare quando si scende in campo, per cominciare che si è in grado di vincere una partita di tennis - ha dichiarato Nole in conferenza stampa - Poi è una questione di prospettive: in quella più ampia è ovvio che dopo tutto quello che ho vinto e tutti questi anni sul circuito qualcuno possa pensare che non c'è più niente da conquistare o da dimostrare perché hai già fatto tutto. Ma dipende, è tutto relativo così come il punto di vista da cui si osserva. Nel breve termine si tratta invece di tirar fuori il meglio per provare a vincere una partita ed è quello che ho fatto oggi. Non sono soddisfatto del livello messo in campo oggi, ma esistono giornate come queste in cui non si è al meglio e occorre trovare lo stesso il modo di vincerle. Amo ancora il gusto che ti dà competere, la sensazione che mi dà lo stare in campo. Sono spesso molto severo con me stesso perché mi aspetto sempre di giocare ad alto livello, il che non è sempre possibile. Ma ho ancora voglia di competere con questi giovani altrimenti non sarei qui".

Assente da Wimbledon, il serbo ex numero uno del mondo è atterrato a New York senza aver giocato neanche un match dello swing nord americano. Tuttavia non ha mancato di sottolineare come quest'anno si sia compiuto un passo in avanti in termini di coerenza tra le palle scelte durante i tornei precedenti e quelle presenti qui a Flushing Meadows: "Non ricordo come fossero i campi l'anno scorso o quale fosse l'anno in cui li hanno resi un po' più veloci, ma ormai sono così da qualche anno. Sono le palle ad essere diverse. Non so se sia la gomma o altro, ma ho sentito dire da molti colleghi che quest'anno c'è molta più coerenza tra quelle usate durante le US Open Series e quelle che stiamo usando qui. Ed è una cosa bella da sentire, gli infortuni alle articolazioni sono calate rispetto a quanto accaduto durante gli ultimi due anni, no?! Ed è un fatto di cui tener conto così da assicurarsi che non ci siano grossi cambi dal punto di vista della qualità delle palle".


Costretto a cedere il primo set, Djokovic è riuscito a recuperare senza però dare mai l'impressione di essere completamente sereno sia dal punto di vista fisico che da quello mentale: "Non è un problema di motivazioni. Ero io a sentirmi frustrato per come stavo giocando e per altre cose a cui stavo pensando e che mi riguardano che non starò qui a raccontarvi. Cercavo di restar concentrato e di risolvere il rebus che avevo di fronte in campo. Amo competere, ma non mi piace quando non gioco bene. E' per questo che metto ancor più pressione su me stesso e il mio team per provare a far meglio fin dal prossimo giorno in vista della prossima partita. Oggi ho faticato a trovare il ritmo, ed è per questo che dopo aver vinto qualche bel punto no mi avete visto gasarmi più di tanto".