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"Ha funzionato tutto meravigliosamente", ha detto il kazako dopo la vittoria su Draper. "Momenti come questo mi danno più gioia della vittoria stessa: ripenso ai momenti difficili, senza i quali non sarei qui oggi: fa tutto parte del mio percorso, del mio destino"
di Samuele Diodato | 02 giugno 2025
È una felicità sincera, senza il velo della retorica, quella che si leggeva negli occhi e si sentiva nelle parole di Alexander Bublik (n. 62), dopo il successo su Jack Draper (n. 5), in quattro set (57 63 62 64), agli ottavi del Roland Garros. “Anche se è uno dei giorni più belli della mia vita, non mi metterò a piangere, c’è un altro match da giocare”, ha detto a caldo, dopo essersi regalato la prima qualificazione in carriera per un quarto di finale a livello Slam.
Tanto lucidi gli occhi, quanto lucida la mente, anche in conferenza stampa. Senza essere necessariamente cinico, senza sminuire la gioia, ma vivendo il momento come vive il tennis, a modo suo. “Ho dato tutto quello che avevo oggi, so di avere certe abilità a disposizione nel tennis, e oggi ha funzionato tutto meravigliosamente, è una delle migliori partite che abbia mai giocato”.
Alexander the entertainer ??
— Roland-Garros (@rolandgarros) June 2, 2025
Bublik defeating Draper to make his first Grand Slam quarter-final headlines the highlights of the day by @emirates. #Emirates #FlyBetter pic.twitter.com/vXzNfaHmxO
Dopo la vittoria – in rimonta, in cinque set, su Alex De Minaur (n. 9), si tratta della seconda su un Top 10 in questo Roland Garros. Da n. 62, è il giocatore con classifica più bassa a riuscirci da Andrei Medvedev, che nel 1999 raggiunse la finale da n. 100 al mondo. “Se fossi stato brekkato dopo il primo set, sarebbe finita. Non avrei nemmeno provato a lottare, quindi mi sono detto: ‘Hai quest’occasione, fai del tuo meglio. Se non funziona, esci’. In questo senso, non avevo altra scelta, per questo ho preso tanti rischi, ed ha funzionato".
A dargli gioia, ha fatto capire, non sono i risultati, ma lo sport in sé: “Penso ai momenti come quello di oggi. I momenti che ho vissuto in passato, e anche quelli difficili, perché senza i momenti difficili non ci sarebbero quelli felici. Per me, fa tutto parte della vita. Fa parte del percorso che sto facendo, del destino che ho”.
È un equilibrio sottile, quello che lo ha portato fin qui, anche se spesso, da fuori, lo si può interpretare come uno sforzo non sempre ritenuto ottimale, per lo sport di alto livello. Eppure, Bublik ha le idee chiarissime: “Continuerò per la mia strada. Farò tutto il possibile per competere contro i migliori, come dimostrato negli ultimi sei o sette anni, ma senza mai mettere a rischio la mia salute. Si tratta di un equilibrio tra il tennis e la vita, una relazione da 50 e 50 – ha detto -. Faccio ciò che il mio corpo è in grado di fare, ma non mi spingerò oltre con un infortunio al ginocchio per vincere. Do priorità anche alla salute e al mio stile di vita, perché ho una famiglia e sono padre, e devo svolgere i miei doveri da padre. Ognuno è diverso, ognuno deve decidere se i sacrifici che fa per stare al livello più alto valgono la pena”.
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