Chiudi
Le parole in conferenza stampa della campionessa di Wimbledon: “Sapere di aver vinto questo torneo – ha detto – suona irreale. Chi se lo sarebbe mai aspettato? Sono felice del percorso, di come abbiamo preparato il torneo, lavorando senza aspettative. Dove metto questo successo? Non voglio fare una classifica, ma è più speciale dei Roland Garros”
12 luglio 2025
Il tennis, si sa, può essere uno sport davvero strano, imprevedibile, difficile da decrifrare. Così può capitare che, in una stagione sino a qui molto al di sotto delle aspettative e senza il suo ormai classico trionfo al Roland Garros, Iga Swiatek riesca a centrare il jackpot a Wimbledon, trovando in un colpo solo riscatto e rilancio, su quell’erba che in passato le aveva sempre dato più delusioni che gioie.
Un successo a questi Championships non se lo sarebbe aspettata nemmeno lei, o di certo non l’avrebbe immaginato così, con una (non) finale da 57 minuti contro la povera Amanda Anisimova, dominata con un doppio 6-0 che entra nella storia. Nella finale di Wimbledon era capitato solo nel 1911 (Dorothea Lambert Chambers sconfisse Dora Boothby), mentre nei tornei del Grande Slam mancava da quasi quarant’anni, da quando al Roland Garros del 1988 Steffi Graf stravolse in 32 minuti una Natasha Zvereva appena 17enne.
“Sapere di aver vinto Wimbledon – ha detto la polacca in conferenza stampa – suona quasi irreale. Mi sto godendo ogni minuto. Sono davvero fiera di me stessa, chi se lo sarebbe mai aspettato? Specialmente in una stagione con molti alti e bassi. Il tennis continua a sorprendermi e io continuo a sorprendere me stessa. Sono davvero felice di come è andata quest’anno, sin dal primo giorno che ho messo piede sull’erba. Abbiamo lavorato duramente, nella giusta direzione, ma senza porci aspettative”.
Swiatek campionessa... in bicicletta: è storia a Wimbledon
“In che posizione metto questo successo? È sempre la domanda più difficile. Non saprei. Forse il fatto che sia arrivato sull’erba lo rende ancora più speciale, più inatteso. Sento emozioni più grandi, probabilmente perché a Parigi, sulla terra, sentivo di potercela fare. Qui non ne ero sicura, dovevo per prima cosa provarlo a me stesse. Non voglio però fare una sorta di classifica, perché ho enorme rispetto per ogni Slam e ho lavorato duramente per vincere ognuno dei miei titoli. Non ha senso sceglierne uno piuttosto che un altro, ma in qualche modo è come se questo, e lo Us Open, siano stati migliori. Nessuno se li aspettava, non li ho vissuti come una sorta di liberazione, ma come tornei giocati alla grande, senza peso sulle spalle”.
Col successo ai Championships, Iga ha anche risposto – indirettamente – alle tante critiche piovute a lei e al suo team negli ultimi mesi. “Come atleti – ha spiegato – non possiamo reagire a tutto ciò che succede, perché dobbiamo concentrarci su noi stessi. A volte è più semplice farlo, altre meno. Negli ultimi mesi, purtroppo, il modo in cui la stampa polacca ha trattato me e il mio team non è stato accomodante. Mi auguro che ora mi lascino fare il mio lavoro, visto che con questo titolo abbiamo dimostrato di sapere cosa stessimo facendo. Attorno a me ho le migliori persone che io possa augurarmi. È normale che chi sta fuori si aspetti sempre di più, ma è la mia vita, il mio percorso, la mia carriera. Mi auguro di avere un po’ più di libertà ora, e di poter fare il mio lavoro come desidero”.
“Come festeggerò il successo? Vorrei fare qualcosa di diverso rispetto a fragole e pasta, ma ancora non lo so. Devo dedicare un paio d’ore alle interviste, quindi per prima cosa mi concentrerò su quello, poi si vedrà. Devo anche sentire le intenzioni del mio team e della mia famiglia. Stanno già festeggiando da due ore: sono a un livello di festeggiamenti sicuramente superiore rispetto al mio. Ma mi unirò a loro”.
Il successo della Swiatek a Wimbledon è figlio, come già detto da Iga, del tanto tempo dedicato all’erba. Prima cinque giorni di allenamento a Maiorca, poi il torneo di Bad Homburg, quindi i Championships. “L’avvicinamento – ha detto – è stato migliore rispetto al passato, a partire dai giorni a Maiorca. Sono davvero felice del percorso fatto. Del mio rendimento sull’erba mi ha sorpreso la continuità, in particolare al servizio. Non credo mi fosse mai successo di servire così bene così a lungo. Avevo sempre incontrato più alti e bassi. In campo mi sono sentita sempre bene, mentalmente sentivo di essere sul pezzo, sapevo di essere pronta per competere a un livello molto alto”.
Quella di sabato pomeriggio è stata la sua vittoria numero 24 in 29 finali, la sesta in altrettante finali Slam. Numeri che iniziano a diventare davvero importanti. “Il segreto? Il tennis è uno sport mentale, ma per vincere serve una finale anche tanto altro: giocare un buon tennis, stare bene fisicamente, tenere alta la concentrazione, non accusare la stanchezza ma allo stesso tempo aver trascorso in campo il giusto tempo. Talvolta le finali non sono belle partite, perché entrano in gioco anche stress e tensione. Oggi ho saputo usare l’esperienza acquisita con le finali del passato: volevo godermi il mio tempo sul Centre Court e sfruttare il fatto che stessi giocando bene sull’erba, perché magari non succederà mai più (ride, ndr). Ero concentrata su quello, con l’obiettivo di divertirmi. La tensione c’era, come c’è sempre, ma ho solo cercato di scendere in campo rilassata per fare il mio lavoro. Tutto qua”. Meglio di così non poteva andare.
Non ci sono commenti