

Non sempre nel padel è sufficiente unire due ottimi giocatori per creare una grande coppia: lo dimostrano Alex Ruiz e Juan Tello, incapaci insieme di mantenersi ai livelli raggiunti coi precedenti compagni. Nei tre Major giocati l’uno a fianco all’altro non hanno mai superato gli ottavi di finale, e il loro ranking inizia a risentirne
di Marco Caldara | 05 marzo 2024
Quando nel padel si uniscono due giocatori di altissimo livello si tende a dare per scontato che la coppia otterrà risultati di spessore, ma il passaggio non è sempre automatico. Arturo Coello e Agustin Tapia hanno impiegato nulla a confermare quanto di buono si pensava su una loro potenziale unione, ma ci sono anche giocatori che in determinate situazioni faticano a confermarsi a certi livelli, dimostrando che il valore dei singoli non sempre basta. La prova più lampante la forniscono Juan Tello e Alex Ruiz, insieme ormai da quasi un anno, da quando nella passata stagione il primo decise di rompere l’esperimento (fallimentare) con Paquito Navarro, trovandosi più o meno obbligato a iniziare un progetto con “Capitan America”, a sua volta mollato da Federico Chingotto.
A quasi un anno di distanza, i risultati dicono che l’intesa fra i due ha funzionato molto meno di quanto ci si aspettasse e nemmeno l’aver avuto la possibilità di affrontare insieme l’intera preparazione invernale sembra aver invertito il trend. Anzi, l’argentino e lo spagnolo sembrano aver addirittura intrapreso una costante involuzione, cominciata nell’ultima parte del 2023 e proseguita nei primi due tornei della nuova stagione
Né nel P1 di Riyadh né nel Major di Doha sono riusciti a raggiungere l’obiettivo minimo dei quarti di finale, uscendo due volte sconfitti agli ottavi: in Arabia Saudita crollando al terzo set contro le sorprese del torneo Sager/Oria (seppur i rivali avessero molte più ore di fatica nelle gambe) e in Qatar battuti in due set da rampanti Alex Arroyo ed Eduardo Alonso. Date le difficoltà non sarebbe stata una sorpresa vederli separarsi a fine 2023, invece – probabilmente più per necessità che per scelta – hanno deciso di continuare insieme, sperando in una scossa che però non sta arrivando.
È vero che dopo due soli tornei è un po’ presto per dare dei giudizi, ma se si allarga lo sguardo anche alla passata stagione il bilancio della loro collaborazione è ben distante dall’essere soddisfacente. In 25 tornei giocati insieme, Tello e Ruiz sono riusciti a raggiungere una sola finale (nell’Open di Malaga dello scorso anno) e altre cinque semifinali, mentre in ben 19 occasioni si sono fermati fra ottavi (9) e quarti (10). Il bilancio diventa ancora meno felice se si osservano solamente i tornei Premier Padel: ne hanno disputati sette, superando gli ottavi di finale solamente in due occasioni. Significa che altre cinque volte hanno perso da favoriti, compresi tutti i tre Major giocati: Roma e Parigi nel 2023, Doha quest’anno.
A causa dell’allergia ai tornei più importanti, il ranking di entrambi continua a peggiorare e la loro dimensione potrebbe regredire di conseguenza, in un circuito che non ha tempo per aspettare i ritardatari. Il tutto malgrado l’assetto della coppia non sia poi così differente da quello che oggi funziona alla grande, cioè la presenza sia a destra sia a sinistra di due giocatori in grado di fare molto male con i colpi da sopra la testa. In termini di stile, il padel che propongono non è nemmeno così differente da quello di Coello/Tapia: Ruiz non è Coello, Tello non è Tapia, ma molte soluzioni sono simili. Eppure, i primi hanno vinto e vinceranno ancora a raffica, mentre Juan e Alex stanno raccogliendo più delusioni che gioie.
Difficile individuare un colpevole (ammesso che ci sia: a volte semplicemente le cose non funzionano), ma è evidente che da quando la sua strada si è divisa da quella dell’amico fraterno Federico Chingotto, Tello non ne ha azzeccata mezza. Prima – pur vincendo almeno un titolo – ha faticato enormemente con Paquito, mentre ora con Ruiz vince così poco da vedere ormai in forte pericolo il suo status di top ten. Per non dire di top player.
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