

A quasi 43 anni, Fernando Belasteguin ha appena conquistato a Miami il suo titolo numero 227 in carriera. Rispetto a un tempo il padel ha praticamente cambiato volto, ma l’argentino ha saputo rinnovarsi in continuazione per rimanere ai vertici. Con sacrificio, umiltà, umanità e la scelta di puntare sui giovani emergenti
di Marco Caldara | 05 marzo 2022
Il boss di Amazon Jeff Bezos ha investito milioni in una startup che ambisce ad allungare di 50 anni la vita media degli umani, ma per scoprire il segreto dell’eterna giovinezza gli basterebbe dare un’occhiata a uno dei fenomeni del momento: il padel. O meglio ancora alla storia di un tizio nato nel maggio del 1979 a Pehuajò (Argentina), e che 43 anni dopo continua a vincere in uno sport diventato sempre più competitivo, sempre più fisico, sempre più popolato di giovani giganti che sparano palline a 200 all’ora.
Fernando Belasteguin è la splendida contraddizione all’evoluzione della disciplina, perché resta uno dei più forti col suo padel ormai demodé, e nel primo torneo stagionale del World Padel Tour a Miami ha appena aggiornato a 227 la conta dei titoli vinti in una carriera lunghissima, iniziata a nemmeno 16 anni. Il totale dei successi nel World Padel Tour (dal 2013) dice 63, quello del precedente Padel Pro Tour (2006-2012) si è fermato a 97, ma da conteggiare ce ne sono anche altri 67 della prima parte della sua carriera, che gli regalano un primato probabilmente destinato a durare in eterno.
Eppure, malgrado sia universalmente riconosciuto come il GOAT del suo sport, e sappia bene che lottare per quella poltrona numero uno occupata per 16 anni consecutivi sia sempre più difficile, “Bela” continua a giocare e a rinnovarsi, traducendo gli anni di fatiche in esperienza, e rispondendo alle cannonate dei giovani con tanto cervello e con una capacità innata di fare sempre la scelta giusta. In qualsiasi situazione.
Belasteguin è un meraviglioso spot per il padel. Per ciò che ha vinto, certo, ma anche per il personaggio che è. Un volto pulito di una persona normale che a suon di sacrifici si è trasformata in una leggenda del proprio sport, e non ha alcuna intenzione di abbandonarlo proprio oggi che lo vede finalmente prossimo a diventare un fenomeno globale. A completare lo step che è sempre mancato sarà la collaborazione fra International Padel Federation e Qatar Sports Investments, che presto darà vita al circuito più ricco e importante di sempre, ma una parte del merito è anche di Bela: del suo impegno, delle sue vittorie, della sua capacità di attirare l’attenzione su una disciplina che funziona benissimo a tutti i livelli, e merita pertanto una struttura all’altezza.
E poi c’è la sua enorme umanità: quella del campionissimo che avrebbe tutto il diritto di volere l’attenzione soltanto per sé, e invece dopo il successo a Miami invita l’operatore della tv a dare risalto all’estasi del suo compagno Arturo Coello, che di anni ne ha 23 meno di lui e in Florida ha vinto il suo primo titolo nel World Padel Tour. Una gioia enorme per il (quasi) ventenne di Valladolid, diventato il più giovane campione di sempre, ma anche per Bela che ha scelto di puntare sulla sua freschezza nel 2021, dopo aver capito che con Sanyo Gutierrez non avrebbe più funzionato.
Chiunque avrebbe risposto di sì a una sua chiamata, eppure lui ha deciso di scommettere (di nuovo: l’aveva già fatto nel 2019 con Agustin Tapia) su un talento emergente, per condividere i suoi segreti e aiutarlo a diventare grande. Un rischio calcolato, visto che le qualità di Coello erano agli occhi di tutti e in futuro sarà fra i dominatori, ma pur sempre un rischio. Che ha pagato nel giro di soli sette tornei.
Belasteguin ha detto che in Coello si rivede. Rivede la fame e il desiderio di vittorie che aveva all’inizio della sua carriera, la voglia di emergere, di scoprire se il padel giocato può o non può essere il suo futuro. Per l’argentino la risposta è stata un grande sì, per lo spagnolo lo sta diventando sempre più chiaramente. “Penso che Arturo – diceva Bela qualche settimana fa – possa aiutarmi a tirare fuori la mia miglior versione”.
L’avvio di 2022 sembra dargli ragione, in attesa di conferme nell’imminente appuntamento di Reus e con un solo grande obiettivo per la stagione, diverso da quelli del passato. Un tempo puntava a vincere tutto (e una volta ci è anche riuscito, con Juan Martin Diaz), mentre a quasi 43 anni chiede solamente di poter tenere alla larga gli infortuni. Passa tutto da lì. “Se riuscirò a giocare l’intera stagione senza farmi male – ha aggiunto – so di poter essere molto competitivo. Nel 2021 mi sono strappato il polpaccio, nel 2020 c’è stata la pandemia, nel 2019 la rottura del tendine d’Achille, e nel 2018 mi sono dovuto fermare quattro mesi per il gomito”.
È in quell’occasione che l’argentino ha smarrito il numero uno del mondo, e da allora non è più riuscito a riconquistarlo. Ma non ha perso la speranza. “Mi ha fatto molto male non poter difendere in campo la mia posizione in classifica – ha detto –, pertanto oggi chiedo solo di non farmi male. Se riesco a disputare un’intera stagione senza infortuni, prometto di combattere su ogni singola palla. So cosa vuol dire lavorare come si deve: mi allenerò ogni giorno come se non avessi mai vinto nulla, poi saranno i risultati a mettermi nella posizione che avrò mostrato di meritare”. In termini di mentalità è senza dubbio la numero uno.
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