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Padel

Ingegnere Melis, dal cantiere alle lezioni di padel

Filippo Melis era un ingegnere civile in carriera, quando da un giorno all’altro ha deciso di cambiare vita per buttarsi nel mondo del padel. È diventato istruttore Fit, e oggi fatica a rispondere a tutte le richieste di lezioni: “Vedevo la gente uscire dal campo sudata e sorridente: ho subito intuito le potenzialità”

di | 12 maggio 2021

Fino a qualche anno fa passava tutto il giorno davanti al computer oppure in cantiere, mentre oggi Filippo Melis il computer non ricorda nemmeno dove l’abbia lasciato, e gli ultimi cantieri che ha seguito sono stati quelli per la costruizione di campi da padel. Ma non da ingegnere civile, con responsabilità varie che gli stavano permettendo di fare una discreta carriera, bensì da cliente di chi quei campi li stava installando.
Perché oggi il lavoro per cui ha studiato tutta la vita è solo un ricordo, e nella quotidianità del 41enne di Serramanna (provincia del Sud Sardegna) ci sono le lezioni di padel. Follia? Sembrerebbe, ma il padel è così. Arriva senza chiedere permesso. E offre enormi opportunità.

Posso dire che il padel mi abbia cambiato la vita – ha raccontato Melis all’Unione Sarda –, e anche se la professione di ingegnere mi piaceva e mi aveva portato a seguire anche dei lavori importanti, ora ho la possibilità di lavorare a stretto contatto con le persone. Vengono ai campi per un po’ di relax: si divertono e praticano sport”.

Melis nel mondo della racchetta ci era già stato, quando da ragazzino giocava a tennis. Ma poi si era dedicato all’atletica e quindi al basket, prima che gli studi lo allontanassero dallo sport. Il suo lavoro funzionava bene, fino a quando qualche anno fa è arrivata la chiamata inaspettata di un amico che l’ha invitato a Roma, proponendogli di occuparsi del lancio di uno sport ancora poco conosciuto lontano dalla Capitale.

L’ingegner Melis si è convinto in fretta: ha preso le prime lezioni al Due Ponti (uno dei club di punta per il padel a Roma: la prossima settimana saranno in gara nella Serie A), poi è diventato istruttore Fit e si è trasformato in uno dei pionieri del padel a Cagliari, la città che sarebbe poi entrata nella storia del movimento tricolore, ospitando lo scorso settembre il Sardegna Open, primo torneo italiano del World Padel Tour.

Oggi Melis lavora come istruttore per la società Campadel SDD Arl, che gestisce una decina di campi in tre strutture diverse. “Ho intuito subito le potenzialità di questo sport osservando i volti delle persone che finivano di giocare: sudati e sorridenti. Perché il padel è uno sport facile, come i racchettoni al mare. Ci si diverte subito, e basta poco per riuscire già a disputare una partita”.

A Cagliari l’hanno capito in molti. “Solamente la società per cui lavoro – ha detto – ha circa 600 tesserati, e io personalmente seguo circa 70 allievi. Dalle nostre statistiche, abbiamo notato che c'è un boom di richieste ogni sei mesi, cominciato prima della pandemia Covid. Tanti sportivi che praticavano calcetto, basket o pallavolo adesso si sono dedicati al padel, e non credo che lasceranno più questo sport”.

Filippo Melis, 41 anni, ha mollato il lavoro da ingegnere civile per diventare istruttore di padel a Cagliari

E lui? Dice che non sa se farà il maestro di padel tutta la vita, ma intanto il telefono squilla a ripetizione e lui fatica a rispondere a tutte le richieste di lezioni, segno che il mestiere funziona davvero e di questi tempi sa essere particolarmente redditizio. E non fa male a nessuno, nemmeno al “cugino” tennis.

All’inizio, forse, tennis e padel erano in concorrenza, mentre ora no. Anzi, soprattutto con i bambini si può dire che siano due sport compatibili. È didatticamente corretto insegnare entrambi gli sport e diversificare racchette e palline. Essere sotto la tutela della stessa federazione è una garanzia assoluta per entrambe le discipline”. Ed è una delle ragioni che ha accelerato la diffusione del padel. “In Sardegna – dice ancora – stiamo crescendo. Ci sono alcuni atleti già competitivi anche in campo nazionale. I migliori sono sicuramente i giovani che provengono dal tennis”.
Ma oltre alla qualità, in questo caso conta la quantità, cioè un movimento di base che cresce sempre di più. Una piccola parte del merito è anche di Melis e di tutti gli insegnanti come lui.

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