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Padel

Bela da brividi, il Re del padel ha finalmente ciò che merita

L’accoglienza ricevuta dal pubblico di Mendoza ha evidenziato una volta di più l’importanza per la promozione del padel di un personaggio come Fernando Belasteguin, ancora competitivo a 43 anni e ancora capace di emozionare ed emozionarsi. È lui il vero simbolo di uno sport che grazie a Premier Padel inizia a restituirgli la popolarità che merita

di | 16 agosto 2022

Nell’albo d’oro del primo torneo argentino nella storia del circuito Premier Padel ci sono finiti Pablo Lima e Franco Stupaczuk, ma il vero vincitore morale del P1 di Mendoza è solo e soltanto Fernando Belasteguin. Oggi i più forti sono altri, eppure la leggenda di Pehuajo rimane il più amato, il simbolo di uno sport che insieme a lui è cresciuto fino a toccare i record della scorsa settimana, con oltre 10.000 spettatori sia al sabato sia alla domenica.

La ciliegina sulla torta è rimasta due volte a un punto, con due match-point mancati nel folle tie-break finale perso per 10 punti a 8, ma l’esito avverso non cambia le emozioni che Bela ha saputo regalato al suo pubblico, prontamente restituite con un’atmosfera da finale dei mondiali di calcio. La differenza? In quel caso le tifoserie si sarebbero divise per l’una o l’altra squadra, mentre a Mendoza erano tutti per lui, al coro di “Bela, Bela, Bela”, perché prima del tifo viene l’ammirazione e chiunque ha voluto in un certo senso ringraziarlo per quanto ha dato – e continua a dare – allo sport che l’ha reso leggenda. Sugli spalti dell’Aconcagua Arena era pieno di spettatori con la sua t-shirt, come succede ai calciatori, e l’applausometro dice che nessuno ha saputo scaldare il pubblico come riuscito a lui, grazie al suo padel ormai superato ma ancora terribilmente efficace.

Il primo boom argentino degli Anni ’90 aveva portato Bela a sognare un futuro da professionista, mentre del secondo boom lui è parte integrante, a 43 anni ma con ancora una voglia enorme di vivere lo sport da protagonista. In mezzo, un passato da dominatore e un presente che lo vede ancora capace di battere i più forti, ma soprattutto di emozionarsi come un bambino malgrado in carriera abbia vinto tutto e sia stato semplicemente inavvicinabile per oltre 15 anni. Come è possibile? Semplice: non si emoziona tanto per l’affetto che riceve, quanto nel rendersi conto fino a dove è arrivato il suo tanto amato padel. Vederlo dopo i quarti o dopo la semifinale, seduto sulla sua panchina a osservare le gradinate piene con le lacrime agli occhi, è stata una scena da brividi. Per la popolarità del padel non può esserci pubblicità più efficace.

Dopo l’impresa nei quarti di finale contro Gutierrez/Tapia, i suoi ultimi due compagni, gli è bastato dire “buonasera a tutti” al microfono dell’intervistatrice per ricevere un boato incredibile, che l’ha fatto scoppiare in lacrime. Chissà quante altre volte gli era capitato di ricevere un’ovazione simile, ma stavolta è diverso. Molto diverso. Perché il padel non è più un gioco di nicchia ma è diventato un fenomeno planetario, e lui ha imparato a godersi di più quelle soddisfazioni che un tempo erano diventate una routine persino fastidiosa, perché conosceva solo la vittoria al punto da averla resa un’abitudine.

Bela non dimentica le sue origini, da un piccolo campetto di Pehuajo dove sognava di diventare un giocatore professionista. Per questo, ogni volta che torna in Argentina sembra ringiovanito, animato dal desiderio di far vedere alla sua gente che ce l’ha fatta per davvero. “Per me – ha raccontato – tornare in Argentina è un po’ come evadere dal nostro mondo. Prima del torneo ho trascorso un giorno e mezzo a Pehuajo, dove sono nato e cresciuto. Ci tenevo molto, perché mi aiuta a ricordarmi da dove sono partito e la persona che sono al di fuori del padel. Per questo, quando gioco qui ho sempre una voglia enorme di mostrare la mia miglior versione”. Il pubblico ha apprezzato, e gli ha regalato quello che – parole sue – è stato il miglior torneo di tutta la sua vita, malgrado non sia riuscito a vincere il titolo.

Vedendo la storia di Belasteguin, vien da ringraziare il cielo per due motivi. Il primo è che Premier Padel sia arrivato ora e non magari fra qualche anno, visto che l’argentino merita più di ogni altro di chiudere la carriera in una dimensione simile, con un’esposizione mediatica all’altezza. Il secondo, invece, è la sua scelta di rompere nel 2015 il sodalizio con Juan Martin Diaz, insieme al quale è stato numero uno del mondo per oltre dieci anni. Si era reso conto che giocare a fianco del “Galleguito” gli richiedeva uno sforzo fisico (in termini di porzione di campo da coprire) che col passare degli anni non avrebbe più sopportato, così ha preso una decisione apparentemente shock. Ma è quella che gli ha salvato la carriera: l’ex compagno – che ha tre anni in più, va precisato – si vede sempre meno, mentre lui è ancora fra i giganti.

Oggi – ha detto ancora Belasteguin – per poter essere competitivo contro ragazzi che hanno oltre vent’anni meno di me devo prendermi cura del mio corpo 24 ore su 24, sette giorni su sette. È uno sforzo fisico e mentale davvero importante, ma lo vedo anche come un regalo: ho 43 anni e riesco ancora a essere competitivo contro ragazzi di 20. Sento di avere ancora le energie per competere almeno altre due stagioni: giocherò nel 2023 e nel 2024, poi mi godrò la crescita del nostro sport dall’esterno. Ma per il momento penso ancora a competere e a godermi le emozioni che il padel mi regala ogni giorno”. Fa bene, perché i risultati restano di primissimo livello. E le emozioni sono sempre di più.

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