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Padel

Bela/Sanyo: una vittoria che cambia le gerarchie?

A Valencia c’è stato finalmente il primo confronto fra Belasteguin/Gutierrez e Galan/Lebron, con vittoria dei primi. Segno che il padel classico, tutto tattica e cervello, può ancora prevalere su quello moderno. È l’unica prova che ancora mancava ai due per capire di poter puntare al numero uno

di | 14 luglio 2021

Bela indica Sanyo, Sanyo indica Bela, e il segreto del loro successo è tutto lì, in quella scena immortalata subito dopo il match-point che ha consegnato ai due argentini il titolo dell’Open di Valencia. Quel desiderio di attribuirsi immediatamente i meriti a vicenda è la cartolina perfetta di una complicità che sembrava non dovesse arrivare mai (“se non abbiamo mai giocato insieme un motivo ci sarà”, diceva Gutierrez fino a qualche tempo fa), invece è sbocciata e per il mondo del padel è stato uno splendido regalo. Era come se glielo chiedessero tutti, perché durante un 2020 a senso unico si era capito che per contrastare lo strapotere fisico del duo Galan/Lebron era necessario che unissero le forze proprio loro, la leggenda e il mago, maestri di strategia e migliori esponenti in assoluto del padel “classico”, nel quale la potenza viene (molto) dopo la tattica. Una ricetta che pareva superata e invece funziona ancora alla grandissima, anche contro i numeri uno. La prova è arrivata a Valencia, in una sfida attesa dall’inizio dell’anno. E che, con buona pace del ranking mondiale, promette di cambiare le gerarchie.

Ci sono voluti ben sette tornei per vedere finalmente il duello più importante, una sorta di “Fedal” del padel, per i diversi modi delle due coppie di interpretare lo stesso identico gioco. Ma Nadal e Federer appartengono alla stessa generazione, mentre Bela e Sanyo hanno parecchi anni in più dei diretti concorrenti, rispettivamente 42 e 37. Eppure non mollano la presa, e continuano a essere vincenti a modo loro, tenendosi alla larga dalla direzione intrapresa dal gioco moderno per rimanere fedeli alle idee che li hanno resi grandi.

È anche grazie a questo contrasto di stili che dalla finale di Valencia è saltato fuori un duello molto godibile, deciso di una manciata di punti che hanno premiato i “vecchietti” con il punteggio di 7-5 3-6 6-4, consegnandogli il terzo titolo del 2021. Tre come quelli di Galan/Lebron, con la differenza che a causa di un infortunio di Belasteguin gli argentini sono stati costretti a ritirarsi in semifinale a Santander, poi a rinunciare al torneo di Marbella e quindi poi a giocare senza grandi ambizioni a Valladolid, a causa di un Bela non ancora recuperato al cento per cento. Ecco perché nella Race i due spagnoli sono avanti di oltre 1.000 punti, anche se la sensazione, confortata dai numeri e dal risultato del primo scontro diretto dell’anno, è che al momento la coppia da battere non sia la numero uno.

Ciò che sta (ri)facendo Belasteguin a 42 anni compiuti è qualcosa di impressionante. Nel 2019 aveva vinto un solo torneo, nel 2020 due. Quest’anno è già a quota tre dopo appena sette appuntamenti, e il totale sarebbe più alto se non avesse dovuto fare i conti col famoso infortunio al gemello, recuperato bruciando le tappe anche grazie all’aiuto del suo amico Gianluca Vacchi. Vuol dire che il padelista di Pehuajo è perfettamente in linea con le migliori stagioni della sua carriera, quando dominava il circuito dando l’impressione di essere inavvicinabile.

Quello di Valencia è il suo titolo numero 226 in carriera, il 62esimo (su 133 tornei) dalla nascita del World Padel Tour. Numeri di una leggenda che non conosce fine, e che con Gutierrez a fianco ha trovato l’energia e l’intesa per tornare dove merita. Per l’ultima conferma del loro valore avevano bisogno di battere proprio Galan/Lebron, e l’hanno fatto alla maniera di Bela/Sanyo, rispedendo dall’altra parte ogni singola pallina e poi approfittando da maestri dei piccoli passaggi a vuoto dei rivali, più esplosivi e più forti fisicamente. Ma meno solidi mentalmente.

È vero che si sta pur sempre parlando di una sfida terminata 6-4 al terzo set, e che – come lo stesso Gutierrez ha ammesso a fine match – sarebbe potuta andare da una parte come dall’altra, quindi è un po’ poco per pensare che possa spostare gli equilibri del circuito. Ma non è un caso che nel momento più delicato abbiano prevalso gli argentini e tanto può bastare per instillare ulteriori dubbi nella mente dei rivali, che rispetto al 2020 sembrano decisamente più vulnerabili. “Anche quando stiamo giocando male o soffriamo di troppi alti e bassi – ha detto Sanyo dopo il successo –, sappiamo che nel momento decisivo riusciamo a trovare quel qualcosa in più. Sul 4-4 o sul 5-5 viene sempre fuori la nostra miglior versione”.

A Valencia si è visto e il titolo l’hanno portato a casa loro, ribadendo come i propositi di inizio stagione dello stesso Gutierrez fossero fin troppo umili. Disse che la coppia avrebbe iniziato a esprimersi al meglio solo da metà stagione in poi, invece hanno vinto 3 dei primi 7 tornei. Oppure magari aveva ragione lui, e quanto successo fino a qui è stato soltanto un antipasto. Di certo, adesso che i due hanno capito sul serio di poter puntare alla vetta della classifica mondiale avranno ancora più fame di vittorie. Per tutti gli altri non è per niente una buona notizia.


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