Chiudi

-
Eventi internazionali

Dal Bonfiglio alle Nitto ATP Finals: una strada segnata dai campioni

La settimana in cui è stato presentato il Master Plan dello Nitto ATP Finals coincide con quella di svolgimento del Trofeo Bonfiglio, eccezionalmente spostato a luglio. La coincidenza fa emergere un legame importante: tutti i grandi campioni da Masters sono passati per gli Internazionali d'Italia Juniores

16 luglio 2021

Matteo Berrettini

Matteo Berrettini ha partecipato al Bonfiglio nel 2014 e si è qualificato per le Nitto ATP Finals nel 2019 (foto Francesco Panunzio)

Da Milano a Torino ci sono 150 chilometri, circa un’ora e mezza di viaggio in macchina. Un viaggio che però nelle carriere di molti tennisti rappresenta il coronamento di un sogno, una promessa mantenuta. Perché da una parte c’è il Trofeo Bonfiglio, all’ombra della Madonnina, il quinto Slam dell’anno Under 18, e dall’altra ci sono le Nitto ATP Finals, l’evento principe del circuito ATP che da quest’anno - e fino al 2025 - si disputa a Torino.

Sì, perché fino all’anno scorso questo cammino era un giro del mondo che da Milano portava ad attraversare tutti i continenti per poi giocarsi la laurea di ‘maestro’, da Tokyo a Londra passando per Francoforte, Shanghai o Houston. Adesso invece tutto si svolge nel giro di pochi chilometri. E basta voltarsi indietro per ritrovare volti e nomi familiari che abbiamo incrociato per la prima volta a Milano e che, pochi anni più tardi, hanno scritto la storia del nostro sport tra Slam e vittorie nelle Nitto Atp Finals.

I nomi sono tanti e li conosciamo tutti: da Roger Federer a Novak Djokovic, da Alexander Zverev a Stefanos Tsitsipas, solo per citare gli esempi più eclatanti o più recenti. E poi c’è l’Italia, che in questo periodo non manca mai quando si tratta di tennis di vertice. Partendo da Corrado Barazzutti fino ad arrivare all’eroe di Wimbledon 2021, Matteo Berrettini.

I più recenti, Zverev & Tsitsipas

Il legame forte tra Bonfiglio e Atp Finals, in questi ultimi anni, ha il volto di Alexander Zverev. Giunto sui campi di via Arimondi per la prima volta nel 2013 da fratello minore di Mischa, l'allora 16enne Sascha è diventato protagonista assoluto con una vittoria in finale ai danni del serbo Laslo Djere. Chiunque abbia assistito a quella finale ha avuto una sensazione netta, forte: quella di trovarsi di fronte a un predestinato. E infatti il trionfo al Bonfiglio è stato vero e proprio trampolino di lancio per il tedesco che pochi giorni più tardi avrebbe incrementato il suo bottino col successo al Roland Garros Junior.

Nel suo caso tra il successo di Milano (2013) e quello di Londra (2108) sono passati solo 5 anni e in questo lasso di tempo Zverev ha fatto passi da gigante.

E Tsitsipas? Beh, quando il greco ha alzato il Trofeo Bonfiglio in quel pomeriggio del 22 maggio 2016, la sensazione è stata più o meno la medesima di quella provata con Zverev. E non a caso pure lui è diventato “maestro” a soli 21 anni, a Londra. Proprio come Sascha.

Alexander Zverev, vincitore delle Nitto ATP Finals a 21 anni

I mostri sacri, Federer & Djokoivc

La stoffa del numero 1 c’era già, tanto che di lì a pochi mesi Riccardo Piatti, all’epoca allenatore di Ivan Ljubicic, chiese informazioni su di lui e, di lì a poco, iniziò ad allenarlo. Novak Djokovic è passato per il Trofeo Bonfiglio nel 2003, pur senza lasciare il segno e uscendo di scena nei quarti di finale. Da Milano ci è passato, e ora arriverà a Torino da grande favorito, in un’annata per lui da ricordare. 

Archiviata l’esperienza da junior, Nole è esploso presto e già nel 2008, a soli 21 anni, si è imposto nell’ultima edizione della Tennis Masters Cup (allora si chiamava così) di Shanghai superando in finale Nikolaj Davydenko per 6-1 7-5. Un titolo che sarebbe arrivato altre 4 volte in carriera.

Chi ne ha alzati anche di più, di trofei di fine anno (6), è stato Roger Federer. Un altro che a Milano sulla terra rossa di via Arimondi non è mai andato oltre i quarti di finale. È il 20 maggio 1998 quando, al TCM Bonacossa il giovane Roger si lascia sorprendere dal francese Jerome Haenel per 4-6 7-5 6-2.

8 Maestri storici che dal Bonfiglio sono arrivati alle Finals

I grandi anni ’80, Edberg & Becker

Sui campi di via Arimondi, il biondino svedese Stefan Edberg arrivò da super favorito. Non a caso, nella stessa stagione avrebbe completato il Grand Slam juniores. Insomma, Stefan era già pronto per il grande salto tra i professionisti. Era il 1983 ma a Milano fu sconfitto ai quarti di finale da Michele Fioroni, che nel 1988 avrebbe poi raggiunto il suo best ranking tra i Pro alla posizione n.205 mondiale. 

Anche Edberg sarebbe arrivato a trionfare al Masters, con la sua prima e unica vittoria alle Nitto Atp Finals del 1989, sei anni dopo la sua partecipazione al Bonfiglio. Di fronte, nell’ultima edizione newyorkese del torneo, affrontò il rivale di sempre Boris Becker, che si era già aggiudicato il torneo dei 'maestri' l’anno prima superando Ivan Lendl. La finale dell’89 fu il trionfo di Edberg per 4-6 7-6(6) 6-3 6-1 e segnò quello che fu probabilmente l’inizio del momento migliore della carriera dello svedese.

A proposito, Becker: pur avendo vinto Wimbledon a soli 17 anni, passò comunque per il Tc Milano Alberto Bonacossa. Dove arrivò a nemmeno 15 anni e dove fu sconfitto al 1° turno, per mano del veronese Corrado Aprili. “Fu un match molto combattuto, vinsi 7-6 6-7 9-7 dopo 4 ore e venti minuti. Quando andai in segreteria a comunicare il risultato, l’allora direttore del torneo mi disse: ‘Bravo, hai battuto uno che diventerà un campione”.

Un campione da Slam e da Nitto ATP Finals, che vinse tre volte (1988, 1992 e 1995). La prima fu nella cornice del mitico Madison Square Garden di New York, con di fronte Ivan Lendl, trionfatore delle tre edizioni precedenti. Bum Bum vinse col punteggio di 5-7 7-6(5) 3-6 6-2 7-6(5).

Stefan Edberg al Trofeo Bonfiglio 1983 (foto Ettore Ferreri)

L’Italia protagonista con Berrettini

Anche la storia degli italiani ha i suoi anelli di congiunzione tra Bonfiglio e Nitto ATP Finals. Basti pensare all’eroe azzurro di Wimbledon 2021, Matteo Berrettini, qualificato a Londra già nel 2019 e poi come riserva nel 2020. La sua esperienza al Tc Milano fu breve ma intensa, e soprattutto istruttiva. Anno 2014, cinque anni prima della consacrazione della partecipazione all’evento di fine stagione. Perse al 1° turno un match a dir poco rocambolesco, con la bellezza di 12 match point a favore non concretizzati.

“Non ci ho dormito per due notti! Ma quell’esperienza mi ha insegnato molto e da lì ho imparato tanto”, avrebbe avuto modo di dire Matteo in una conferenza stampa agli Us Open 2019. Proprio l’anno in cui si qualificò per la prima volta per Londra. Dove, nel girone, raccolse anche un successo contro Dominic Thiem, impresa che non era riuscita né ad Adriano Panatta né a Corrado Barazzutti, gli unici due italiani che dal Bonfiglio (vinto da entrambi) erano riusciti a completare il viaggio verso le Finals.


    Non ci sono commenti