

A Napoli Pietrangeli ha ricevuto il "Premio Nazionale Enzo Bearzot" alla carriera, per la prima volta assegnato al rappresentante di uno sport diverso dal calcio. "A Napoli ho fatto la mia prima trasferta tennistica" ha raccontato. Le motivazioni del riconoscimento
di Alessandro Mastroluca | 24 marzo 2023
“Un premio calcistico per la prima volta ad un atleta di un altro sport: un altro dei miei record”. Un commosso Nicola Pietrangeli ha accolto così, accompagnato da un'intensa standing ovation, il "Premio Nazionale Enzo Bearzot" alla carriera che gli è stato consegnato nel corso della cerimonia al Maschio Angioino di Napoli, condotta dal giornalista Jacopo Volpi e trasmessa in differita questa sera alle 23 su Rai Due.
Istituito nel 2011 per onorare la memoria del CT della Nazionale Italiana Campione del Mondo nel 1982 in Spagna, il premio viene conferito ogni anno al miglior tecnico italiano. Promosso dall’ACLI e patrocinato dalla FIGC, quest'anno è andato all'allenatore del Napoli Luciano Spalletti, a cui Pietrangeli ha confessato la sua ammirazione. "Il Napoli è forte, e i giocatori mi danno anche l'impressione di divertirsi. Ed è questa la cosa più importante nello sport" ha detto.
"Avrei una dozzina di ragioni per ringraziarvi, ma ve ne taglio sei o sette perché sarebbe troppo lungo. Stare di fronte a questa platea è un piacere e un onore. Pensavo di essere premiato qui per la mia carriera da calciatore" ha scherzato Pietrangeli, il tennista italiano più titolato di sempre, che ha ricevuto il premio dai presidenti di Sport e Salute Vito Cozzoli e della Lega Nazionale Dilettanti Giancarlo Abete.
Pietrangeli ha raccontato della sua decisione di abbandonare la promettente carriera calcistica per dedicarsi al tennis. Un cambio di passo cominciato proprio a Napoli. "A un certo punto ho dovuto scegliere tra il calcio, dove non c'erano soldi, e il tennis, dove non c'erano soldi. Qui ho fatto la mia prima trasferta tennistica e mi sono detto: sono arrivato a Napoli, magari un giorno arriverò a Milano. Così mi sono lanciato".
L'icona del tennis italiano ha anche sottolineato una vicinanza con Bearzot, il ct della Nazionale che ha difeso le sue idee nonostante un clima molto ostile verso le sue scelte e la qualità di gioco degli azzurri, prima di abbracciarne il successo dopo il Mondiale del 1982.
"Mi raffiguro un po' con Bearzot - ha detto nel suo discorso durante la cerimonia -. Anche io ho dovuto vincere quella battaglia ridicola per andare a giocare in Cile. Cercavo di spiegare che non mi interessava della politica né di Pinochet, ma perché dovevamo andare a regalare la Coppa Davis a Pinochet? Volevo andare lì perché ero sicuro, perché la nostra squadra era più forte, che avremmo vinto. Dopo, poi, sul carro sono saliti in tanti".
Quel trionfo del 1976, il suo passato nel calcio, la capacità di entrare nel cuore dei tifosi costituiscono la base delle motivazioni con cui gli è stato il premio Bearzot alla carriera.
"Il più grande tennista italiano di sempre arriva alla soglia dei 90 anni anche con la soddisfazione di aver vinto da allenatore - o come si diceva un tempo 'capitano non giocatore' - il suo mondiale, portando in Italia nonostante le polemiche e i venti contrari la famosa Coppa Davis del 1976 - si legge -. Uomo dai tanti talenti, Pietrangeli ha sempre intrecciato la sua vita con il mondo del calcio, allenandosi per anni e con buoni risultati con la Lazio e con la Roma. Soprattutto, nell'alternare le palle da tennis al pallone ha piazzato nei primi anni Cinquanta un colpo vincente, inventando con un gruppo di amici il calcetto e regalando così meritoriamente un'opportunità di fare squadra e sport a generazioni di appassionati dopolavoristi italiani".
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