

"Non si può avere la certezza di un traguardo così grande - spiega Matteo - ma questa finale mi ha dato la consapevolezza di poterci provare". Mentre Nole applaude l'azzurro e punta allo Slam, anche se forse non 'Golden': "Al momento - dice - per le Olimpiadi di Tokyo sono al 50 per cento"
11 luglio 2021
Sospeso tra soddisfazione e delusione, come è giusto (e utile) che sia. Ecco il Berrettini-pensiero dopo la giornata più importante e più bella della sua vita sportiva, chiusa con una sconfitta dolorosa ma che - come ha sottolinato Matteo - è solo l'inizio.
MATTEO BERRETTINI
“Sono arrabbiato, sono dispiaciuto perché ho perso, ma non posso dimenticare cosa ho fatto nelle ultime tre settimane, dalla vittoria al Queen's in poi. E non posso dimenticare che in una mia prestazione non troppo brillante, c'è molto merito di Djokovic, che tra le sue qualità ha proprio quella di neutralizzare il gioco dei suoi avversari. Non posso dire che conquisterò sicuramente questo torneo prima o poi, ma sono sicuro di avere le chance per farlo. Durante queste due settimane ne ho avuto la prova. Prima della semifinale, arrivare a giocarmi il titolo mi sembrava un sogno troppo grande, poi invece ho dimostrato di poter essere protagonista, pur non giocando il mio tennis migliore”.
“Avevo un dolore alla gamba, un leggero fastidio, ma non ho certo perso per questa ragione. Abbiamo preferito fasciarla per precauzione, ma non dovrebbe essere nulla di serio. Di certo non ha influito sulla mia prestazione. Nole ha vinto perché ha meritato di vincere, e questo è tutto. Djokovic è senza dubbio l'avversario più duro da battere, in particolare se parliamo di batterlo in una finale di uno Slam. È uno che è migliorato costantemente nel corso degli anni, e che adesso è senza punti deboli. Al contrario, sa perfettamente come mettere in difficoltà i suoi avversari, li studia e fa in modo di farli giocare male. È accaduto anche con me, me ne rendo conto, ma allo stesso tempo non sono riuscito a trovare il modo di rispondere in maniera efficace. L'obiettivo è quello di continuare a progredire affinché un giorno possa trovare la chiave per batterlo. Come ha detto Nole, lui ha imparato molto dalle sconfitte con Nadal e Federer. Io cercherò di fare altrettanto, di trarre qualche insegnamento da questa partita”.
“Ho bisogno di giocare match come questi, per abituarmi a dare il meglio in queste occasioni. Lui era alla trentesima finale, io alla prima, certamente ha fatto la differenza. Allo stesso tempo mi sento non troppo lontano dai grandi, so di potermela giocare, di avere delle chance quando li incontro, e una sensazione così è straordinaria, è benzina per allenarsi ancora di più e ancora meglio. Stavolta Djokovic è stato in grado di neutralizzare le mie armi principali, servizio e diritto, e ha saputo essere estremamente preciso al servizio. Alla prossima occasione saprò fare meglio, non vedo l'ora che arrivi un'altra chance”.
NOVAK DJOKOVIC
“Mi sono sentito molto più teso e nervoso del solito, nei primi game della partita. Ma quando ho perso il primo set, tutta questa tensione se n'è andata. Mi sono sentito sollevato. E da quando sono andato avanti per 4-0 nel secondo, ho avuto la sensazione di poter controllare l'incontro. Ovviamente, quando giochi sull'erba contro uno che serve come Matteo, è sempre complicato trovare il ritmo, ma a un certo punto ho capito che una volta entrato nello scambio avrei avuto più possibilità di lui di vincere il punto. E così è stato, anche se non è stato per nulla facile, con la storia lì a un passo...”.
“Tutto è connesso: quando giochi più match hai più esperienza, quando hai più esperienza sopporti meglio la tensione, e sopportando meglio la tensione hai più fiducia in te stesso. Sotto questo aspetto, della gestione della pressione, credo di avere fatto i maggiori progressi negli ultimi anni, più che in ogni altro settore del gioco. Per me l'età in questo momento è solo un numero. E posso dire che mai come in questo momento mi sono sentito un giocatore tanto completo”.
“Io il migliore di sempre? Mi sento uno dei migliori, ed è un onore essere chiamato in causa, anche se ho sempre detto che è difficile comparare epoche diverse, confrontandoci con tennisti che giocavano persino con materiali diversi rispetto a quelli che usiamo adesso. Solo due o tre anni fa ho cominciato a pensare ai record, perché prima li vedevo troppo distanti. Poi ho cominciato a immaginare quello delle settimane al numero 1 e l'ho raggiunto. Quindi quello del numero di Slam vinti, consapevole del fatto che ho un repertorio completo, adatto per vincere su ogni superficie. Il Golden Slam? Dopo aver saputo che a Tokyo non ci sarà pubblico, mi sento un po' combattuto sul fatto di andare o meno, al momento direi che mi do il 50 per cento di possibilità di esserci”.
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