

L’australiano passa il primo turno al Tokyo Open mentre a Canberra il suo avvocato annuncia che lo difenderà dalla accusa di aggressione, mossagli dall’ex fidanzata, dimostrando che in quel periodo era depresso e abusava di alcol e droghe
di Enzo Anderloni | 04 ottobre 2022
Sul campo da tennis le vicende di Nick Kyrgios non sono andate mai bene come quest’anno: il finalista di Wimbledon e vincitore di Washington è tornato in azione al Rakuten Japan Open di Tokio battendo in 86 minuti il cinese di Taipei Chun-Hsin Tseng (6-3 6-1).
"Ho giocato davvero bene", ha ammesso soddisfatto a fine partita. "Sono partito un po' lento, ma non giocavo da un po’, ed è difficile trovare subito il ritmo della competizione. Ma appena ho conquistato il primo game ho ritrovato r il mio tennis e ho giocato davvero bene".
Non era quella però la sua partita più importante oggi, né lo sarà quella del prossimo turno contro il polacco Kamil Majchrzak: oggi a Canberra il suo avvocato Michael Kukulies-Smith si presentava davanti a un court che non era da tennis. O meglio una court.
Il legale ha infatti chiesto un aggiornamento del procedimento nei confronti di Kyrgios, denunciato dall’ex fidanzata Chiara Passari, che sostiene di essere stata aggredita da lui, in casa, nel dicembre del 2021.
Il magistrato Glenn Theakston ha aggiornato il caso al 3 febbraio 2023 (pochi giorni dopo la conclusione degli Australian Open, in programma dal 16 al 29 gennaio), un’udienza alla quale Kyrgios è intenzionato a partecipare di persona e durante la quale l’avvocato chiederà l’archiviazione del caso ai sensi di una legge che consente ai magistrati di respingere un’accusa se sono convinti che la persona accusata abbia problemi mentali e che il proscioglimento porterebbe benefici sia alla comunità che all’imputato.
L’accusa per il tipo di aggressione (non specificato) di cui sarebbe stata vittima l’ex fidanzata di Nick, in Australia comporta una pena massima di due anni di reclusione.
L'avvocato Michael Kukulies-Smith sostiene che sin dal 2015 le condizioni di salute mentale di Kyrgios siano state, diciamo, “borderline”. E a supporto della sua tesi porta una serie di dichiarazioni rilasciate dal giocatore in momenti successivi.
In febbraio, Kyrgios aveva parlato della sua prestazione agli Australian Open 2019, dicendo che quello che sembrava essere un periodo positivo della sua vita era stato "uno dei miei periodi più bui".
"Ero solo, depresso, negativo, abusavo di alcol, droghe, mi ero allontanato dalla famiglia e dagli amici", ha scritto su Instagram. "Mi sentivo come se non potessi parlare o fidarmi di nessuno. Questo è stata la conseguenza di non aprirmi e di rifiutare di appoggiarmi ai miei cari e di non spingermi, a poco a poco, ad essere più positivo.''
Kyrgios ha fatto ulteriori riferimenti ai suoi problemi di salute mentale durante il percorso verso la finale di Wimbledon e i quarti di finale degli US Open.
Dopo aver battuto Daniil Medvedev il mese scorso a New York, raggiungendo i quarti di finale, Kyrgios si era detto orgoglioso per essersi risollevato “mentalmente” e di essere uscito "da alcune situazioni davvero spaventose" fuori dal campo.
Parlando a Tokyo della questione, Kyrgios ha affermato che "non è stato affatto difficile" concentrarsi sul tennis nonostante l'accusa pendente.
"E’ una situazione sulla quale non ho io il controllo: sto facendo tutti i passi necessari e affrontando quello che devo affrontare fuori dal campo", ha detto ai giornalisti. "Posso solo fare del mio meglio: sono qui a Tokyo e sto solo cercando di giocare del buon tennis, di mantenere lo slancio della stagione estiva e di fare il mio lavoro.''
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