

Rafa batte il 18enne Carlos dopo tre ore e 12 minuti. Centra la 20ma vittoria di fila al termine di una sfida avvincente, segnata da fortissime raffiche di vento soprattutto nel secondo set. Nella sua quinta finale a Indian Wells, il maiorchino sfiderà Taylor Fritz
di Alessandro Mastroluca | 20 marzo 2022
Il maestro vince, l'allievo studia per batterlo. In una serata di venti forti e promesse di futuro, il 36enne Rafa Nadal piega il diciottenne Carlos Alcaraz 6-4 4-6 6-3 dopo tre ore e 12 minuti. Quello che avvolge il centrale nel secondo set, portando in campo asciugamani, bottigliette e per due volte il paletto di sostegno della rete, non è il vento del cambiamento che avrebbe sognato Alcaraz, almeno non ancora.
Nadal si salva di nuovo, vince la ventesima partita di fila e giocherà la quinta volta la finale a Indian Wells. Ma nel giorno del 23mo anniversario del trionfo di Miloslav Mecir, ultimo titolo ATP per un giocatore con una racchetta di legno in mano, l'allievo ha spaventato il maestro.
Alcaraz ha vinto i suoi stessi punti negli scambi brevi, terminati sotto i quattro colpi (52), e appena quattro in meno in quelli più lunghi. Ha firmato cinque break su 14 opportunità (ha trasformato tutte le prime quattro, poi il rendimenti), ne ha salvate 15 su 21. Ha messo a segno 41 vincenti contro 24 e 34 gratuiti a 26, segno di una strategia aggressiva e insieme matura. Ha giocato per provare a vincere, non come il giovanotto che tira ogni palla 'a tutta' e colpisce a braccio sciolto per vedere l'effetto che fa.
Il suo modo di stare in campo, la capacità di analizzare gli scenari e fare la scelta giusta in un contesto mutevole, stupiscono per precocità più del fisico già formato. In prospettiva, da partite così può guadagnare certezze solide su cui costruire una stagione di un livello superiore alle sue stesse ambizioni annunciate. L'ingresso in Top 15, suo obiettivo dichiarato all'inizio del 2022, è già a un passo.
Il diciottenne, secondo più giovane semifinalista nel torneo dopo Andre Agassi, che qui debuttò da professionista e arrivò tra i migliori 4 per la prima volta a 17 anni nel 1988, aveva già affrontato una volta il suo idolo.
Era il giorno del suo 18mo compleanno, il 5 maggio dell'anno scorso, e perse nettamente a Madrid. La soggezione paralizzante di quel giorno gli è passata: vedere per credere il rovescio che lascia Nadal fermo e gli vale il break al primo game. L'epifania di un duello in cui Rafa rivede nell'avversario qualcosa del se stesso più giovane.
Possente ma elastico, il giovane Alcaraz ha un bagaglio di colpi e piani di gioco apparentemente superiore a quelli del diciottenne Nadal. Anche se, va detto, il diciottenne Nadal poi con il suo vinceva il Roland Garros.
Certo, affrontare Nadal non è banale per nessuno, nemmeno per Alcaraz che tanto lo ha studiato e tanto di lui ha provato ad assorbire. Nel primo set il giovane murciano ha perso tre volte il servizio e in tutti i turni di battuta ha concesso almeno una palla break (ne salva 12 su 15 nel set). L'andamento del punteggio lo racconta bene: 2-0 Alcaraz, 4-2 Nadal, 4-4, 6-4 Nadal.
Il maiorchino aggredisce da subito, dai primi punti e con i primi colpi negli scambi. La seconda di servizio non è così affidabile, ma tampona gli effetti negativi con schemi sempre più offensivi. Nadal attacca come e più del solito. Si mette molto più vicino al campo in risposta, particolarmente contro la 'seconda', mentre Alcaraz, fuori dai primi 130 del mondo un anno fa, mette in campo appena una prima su due e commette 23 gratuiti. E' il segno più forte del carisma che Rafa, scientemente aggressivo, è ancora in grado di esercitare. Non lo aiuta nemmeno il vento che si fa più forte nel secondo set.
Un vento per cui, più che mulinare racchette, servirebbe alzare lo spinnaker, la vela a pallone divenuto familiare ai tifosi di Luna Rossa durante le storiche edizioni dell'America's Cup.
Capace di 12 successi nelle prime 13 partite della stagione, Alcaraz riprende il secondo set come se il primo set non fosse esistito. Disposto a far di tutto, pur in condizioni estreme, per continuare a coltivare l'ambizione di diventare il quarto finalista più giovane nella storia del torneo. Mentre fuori dal campo centrale si scatenano vortici di sabbia, dal 2-2 al 4-4 i due si scambiano quattro break di fila. Ne segue un quinto, al termine di uno scontro di volontà durato venti minuti, che si chiude alla settima palla break con l'azzardo di Alcaraz che in mezzo alla bufera alza due pallonetti negli ultimi due punti.
Tecnicamente il secondo set è una continua improvvisazione. Ma richiede applicazione mentale, pensiero veloce e capacità di processare informazioni mutevoli in un tempo breve che Alcaraz dimostra di possedere in quantità sorprendenti per l'età. Monica Seles, che assiste alla partita accanto al miliardario patron di Oracle e del torneo Larry Allison, apprezzerà.
Rafa e Carlos: passato, presente e futuro
Sotto 5-4, Nadal dialoga con il supervisor Gerry Armstrong al cambio campo. Si coglie solo la parte finale della conversazione, coperta per il resto dalla musica lanciata a tutto volume dagli altoparlanti "Così è impossibile giocare a tennis" sembra dirgli. Alcaraz intanto alza il suo livello di gioco e allunga al terzo set. Nei primi due, i due spagnoli hanno ottenuto 76 punti a testa.
Nel terzo il vento scende, il livello di gioco sale. Alcaraz appare più continuo nel suo martellare ad alto ritmo da fondo. Nadal estrae soluzioni più difficili dal suo bagaglio, cancella due palle break nel quinto game.
Alcaraz si dimostra svelto di mente, di gambe e di braccio, arriva ovunque con polipesca scioltezza e giovanile esuberanza. Il maiorchino, artista nel tirarsi fuori da ogni situazione, squaderna discese a rete e volée smorzate da specialista vintage del tennis d'attacco. Accorcia una stanchezza che si fa sentire nei muscoli infreddoliti, e alla fine vince. Celebra con esultanza moderata un successo non scontato e un traguardo da record: è il finalista più anziano nella storia del torneo.
Nella sfida per il titolo Nadal, già tre volte campione a Indian Wells, affronterà Taylor Fritz che ha sconfitto 7-5 6-4 Andrey Rublev e festeggia la prima finale in un Masters 1000. Si conoscono da sempre, sono nati a sette giorni di distanza, e hanno giocato contro quattro volte da junior e cinque, con questa, a livello ATP.
Il californiano, che punta a diventare il primo campione di casa nel torneo dopo Andre Agassi nel 2001, vince un duello sfiancante nel primo set che ha richiesto 100 punti. Ben 69 di questi sul servizio del russo, a conferma della maggiore efficienza dello statunitense con i colpi di inizio gioco. Più aggressivo con la prima Fritz, troppo volubile con la seconda Rublev, nervoso anche a causa delle folate di vento.
Il russo, forte di 13 vittorie consecutive da San Valentino, si sbuccia le nocche delle mani prendendo a pugni la racchetta. Qualcosa deve aver preso, dunque, dal padre pugile. Fritz, già padre e marito divorziato a meno di 25 anni, non rallenta nel secondo set. Prende il controllo del match, sino a un gioco finale a dir poco psichedelico.
Fritz chiede il fisioterapista a fine game, e ovviamente non ne avrà bisogno, per problemi muscolari al polpaccio. Rublev, sotto 30-15, pianta la racchetta a terra su un diritto forte e al centro dell'avversario: ne esce un clamoroso vincente sulla riga. Potrebbe cambiare la storia della partita, ma un punto più in là il russo mette lungo un diritto giocato con i piedi nel rettangolo di battuta e Fritz già rassegnato a perdere il punto.
Il regalo del russo lo proietta al match point, la risposta vincente lo fa volare verso il più prestigioso risultato in carriera. Fritz è il primo statunitense in finale a Indian Wells dopo John Isner nel 2012, che allora perse in due set contro Roger Federer. Da lunedì sarà almeno numero 17 del mondo, e nuovo numero 1 degli USA.
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