

Berrettini ha raggiunto i quarti per la quinta volta negli ultimi cinque Slam giocati. Per tornare in semifinale allo US Open, come nel 2019, dovrà battere Ruud
di Alessandro Mastroluca | 04 settembre 2022
Cinque quarti di finale negli ultimi cinque Slam giocati, tre negli ultimi cinque US Open. La continuità nei grandi tornei è il punto di forza di Matteo Berrettini. L'azzurro, numero 14 del mondo, soffre per un set e mezzo contro lo spagnolo Alejandro Davidovich Fokina, numero 39 e finalista quest'anno al Masters 1000 di Monte-Carlo, sulla terra rossa. Seppur apparso non brillantissimo dal punto di vista fisico, poco continuo in risposta e di rovescio, ha chiuso 36 76(2) 63 46 62. E' una vittoria da campione, più di testa e carattere che di gambe. Allo spagnolo è mancata un po' di personalità nella gestione dei momenti di un match che ha oscillato continuamente, senza linearità e senza padrone. Lo spagnolo l'ha completato per onor di firma, dopo una scivolata che gli ha impedito di muoversi negli ultimi game.
"Ho continuato a lottare anche grazie al mio angolo che mi incoraggiava. Io ero stanco, lui giocava bene. Non volevo finire in questo modo" ha detto a caldo Berrettini, che sul match ha giocato un pallonetto su cui Davidovich ha provato a lanciare la racchetta al cielo. Un coreografico segno di resa.
Ora il romano punta alla seconda semifinale a New York dopo quella storica, la sua prima in uno Slam, del 2019. Affronterà infatti il norvegese Casper Ruud, per la matematica ancora in corsa per salire al numero 1 del ranking ATP alla fine del torneo, che ha sconfitto 61 62 67(4) 62 il mancino francese Corentin Moutet.
Berrettini, che prima dello US Open non aveva vinto una partita sul cemento all'aperto dal Masters 1000 di Indian Wells di Marzo, ha ceduto un set in ciascuno degli ultimi tre turni. Ma alla distanza ha fatto valere completezza ed esperienza contro lo spagnolo, un po' troppo umorale, che ha incassato la 21ma sconfitta in 26 partite contro un avversario compreso tra i primi 15 del mondo.
Berrettini subisce un break subito, e la partita si mette in salita. L'azzurro non è certo nella sua versione migliore, da fondo è poco reattivo e in risposta poco efficace. Le tre sbagliate, di cui due contro una seconda, nell'ultimo game del primo set fanno la differenza nel primo set.
Ma quell'ultimo gioco mostra anche che lo spagnolo, energico negli spostamenti e compatto al momento di colpire, sente un po' di tensione. Un buon segnale per Berrettini che sa di poter salire di livello e far valere il back basso di rovescio contro lo spagnolo, particolarmente esplosivo se può impattare la palla all'altezza della vita. L'azzurro tiene due significativi turni di battuta di fila a zero (4-3 e 5-4), ma al momento di chiudere il set Matteo appare di nuovo pesante negli spostamenti e nella ricerca della palla. Sul set point (5-4 30-40 servizio Davidovich Fokina) manca un diritto dal centro non impossibile e deve ricostruire tutto.
Il rischio di farsi prendere dalla fretta c'è, il doppio fallo e il pallonetto lungo con cui apre il successivo turno di battuta lo confermano. Berrettini però evita il peggio chiudendo il game del 6-5 con il punto meglio costruito e concluso della sua partita fino a quel momento. Si va al tiebreak, e il romano cancella i ricordi dell'ultimo, iniziato male e finito peggio contro Andy Murray. Stavolta chiude in ascesa, 7-2.
Vince il 14mo tiebreak su 20 giocati quest'anno. Dopo un'ora e 35 minuti, Berrettini ha qualche certezza in più e qualche dubbio in meno: non è ancora il miglior Matteo, ma ha comunque più lucidità nell'interpretare il gioco difficilmente fa la scelta sbagliata nei punti importanti. Al contrario lo spagnolo, che il suo storico coach Jorge Aguirre ha definito un "vulcano", ha dimostrato di saper giocare bei colpi ma ha fatto più fatica a tenere il filo e a mantenere un piano di gioco coerente quando l'azzurro è salito di livello. E non è un caso.
"Col mio team scherziamo sul fatto che sono un po' come uno tsunami - ha detto in un'intervista per il sito dell'ATP alla vigilia del Masters 1000 di Cincinnati -. Prima ero ancora più impaziente, volevo fare un sacco di cose insieme. Ora sono più calmo, in campo e fuori". Ma c'è ancora qualcosa del "Foki" giovane nel suo attuale look in campo, quei calzini spaiati, uno bianco e uno nero, suo marchio di fabbrica da quando aveva quindici anni.
Gli piace anche giocare nei grandi stadi, caratteristica comune agli showman. E lo spagnolo, lunghi capelli biondi legati in una coda e tenuti fermi con una bandana, è un entertainer divertente e ispirato, seppur estemporaneo. Vedere per credere il tweener vincente contro Novak Djokovic in uno dei tanti allenamenti svolti insieme a Marbella durante il lockdown del 2020.
Il break, inatteso, nel terzo game del quarto set, rinvigorisce Davidovich. Come nel primo set, il 23enne di Malaga si mette a servire più stabilmente al corpo o verso il lato meno sicuro di Berrettini, potente quando accelera di diritto ma incostante nelle risposte di rovescio, e difende il break allungando così il match al quinto set. L'azzurro soffre soprattutto le prime al corpo che gli tolgono tempo di reazione, e non riesce a incidere. Nel quarto set, infatti, vince appena il 44% dei punti in cui ha servito la seconda, e non ne ha ottenuto nessuno contro la seconda di servizio di Davidovich.
A Berrettini, però, le sfide al meglio dei cinque set piacciono. Quando c'è da attraversare le difficoltà senza perdere la bussola dà spesso il meglio di sé. E sembra così anche stavolta. L'azzurro apre infatti il quinto con un break al primo turno di risposta, ma lo perde immediatamente. Davidovich colpisce con lo schema diagonale-lungolinea di diritto, che ha usato con efficacia e sicurezza in tutto il match, e rimette ancora una volta tutto in discussione.
Ma lo spagnolo fa e disfa, è prendere o lasciare. E una scivolata nell'ultimo punto del sesto game, che gli provoca una fitta al ginocchio sinistro, complicando molto il suo finale di partita. Negli ultimi punti, Davidovich praticamente non si muove. Berrettini tira un sospiro di sollievo e vince la settima partita in carriera al quinto set. E se lo fai così di corto muso, come direbbe l'allenatore della Juventus Massimiliano Allegri, e in una giornata in cui non giochi al meglio, puoi guardare al futuro con più ottimismo.
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