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Eventi internazionali

Ruusuvuori, il finlandese "latino" sfida Jannik

Jannik Sinner debutterà a Washington contro Emil Ruusuvuori, che aveva sconfitto a Miami nel suo secondo ottavo di finale in un Masters 1000. Conosciamo meglio il finlandese

di | 04 agosto 2021

Sarà Emil Ruusuvuori l'avversario di Jannik Sinner all'ATP 500 di Washington. Il finlandese ha sconfitto 26 61 61 l'indiano Prajnesh Gunneswaran, ottenendo la quinta vittoria in rimonta della stagione.

Due i precedenti con l'altoatesino, battuto nel Challenger di Bendigo nel 2020 e vittorioso nel suo ottavo di finale in un Masters 1000, a Miami dove avrebbe raggiunto la sua prima finale in questa categoria di tornei. Quello che segue è un adattamento del profilo di Emil Ruusuvuori pubblicato la prima volta alla vigilia della sfida di Miami.

La Finlandia ha scoperto l'erede di Jarko Nieminen. Si chiama Emil Ruusuviori, e ha iniziato a giocare per caso. Gliel'ha suggerito il suo primo maestro che l'aveva visto giocare a badminton con sua madre.

Da otto anni, Ruusuvuori ha un coach italiano. Lo segue infatti Federico Ricci che ha co-fondato l'accademia di Jarkko Nieminen, chiusa da qualche anno.

Ricci gli ha fatto studiare i grandi, per farlo avvicinare ai suoi grandi obiettivi. Vuole vincere uno Slam, ha detto Ruusuvuori, tifoso di hockey e affascinato dall'autobiografia di Zlatan Ibrahimovic, che in quanto ad ambizione mista a un egocentrismo sfrontato non è secondo a nessuno. Durante il lockdown, il tecnico italiano gli ha fatto vedere le partite dei campioni del passato, Agassi-Sampras allo US Open del 2001, quattro tiebreak senza break, o la vittoria di Marat Safin su Roger Federer in semifinale all'Australian Open 2005. "Abbiamo guardato a cosa facevano quei campioni per provare a individuare due o tre punti da aggiungere al mio gioco" ha spiegato all'ATP Ruusuvuori. 

“Emil è sempre stato abituato a giocare con i piedi sulla riga di fondo, comandando lo scambio" spiegava Ricci ad Alessandro Nizegorodcew per SuperTennis, "ma farlo contro i primi del mondo è ovviamente molto più complicato. Abbiamo quindi lavorato tanto sulla profondità dei colpi e sulla gestione della posizione nel rettangolo di gioco. L’obiettivo è quello di rimanere vicino al campo anche contro i top player”.

Il finlandese ha sempre avuto una buonissima coordinazione occhio-mano. Già a cinque anni, quando stupì il suo primo maestro che lo vide mentre giocava a badminton con la madre. L'ha sviluppata anche suonando la batteria, hobby che condivide con Jim Courier per cui questa dote è un prerequisito necessario. 

Neanche la tenacia gli è mai mancata. Ha avuto sistematici problemi alla colonna vertebrale in fase di crescita. Semifinalista allo US Open junior del 2017, anno in cui è quarto miglior under 18 al mondo e vince il Junior Masters ITF a Chgengdu, ha imparato a gestire il proprio corpo. Nel 2019 ha vinto quattro Challenger, che non sono proprio la stessa cosa ma l'hanno aiutato a guadagnare un centinaio di posizioni in classifica. A fine 2020, poi, è entrato per la prima volta tra i primi dieci del mondo. E al termine della stagione si è allenato con Rafa Nadal nell'accademia di famiglia dello spagnolo. 

Ruusuvuori sta riportando la Finlandia sulla mappa del tennis maschile, sulla scia di quanto ottenuto da Nieminen, ex numero 13 del mondo, e dal doppista Henri Kontinen, primo finlandese a vincere uno Slam.

La transizione dai tornei junior al mondo del professionismo non è stata facile per almeno due ordini di motivi. Da un lato, per il carattere introverso, l'indole leggera e un certo gusto artistico. Tratti di personalità che non sembrerebbero combinarsi bene con le esigenze di uno sport individuale estremamente professionalizzato.

Dall'altro, Ruusuvuori è stato frenato anche da una serie ricorrente di infortuni alla schiena. Ma nel 2019 ha vinto quattro titoli Challenger in cinque mesi ed è cambiato tutto.

Il suo tennis aggressivo e solido, la sua voglia di controllare il punto colpendo la palla subito dopo il rimbalzo e vicino alla riga di fondo, gli ha fatto recuperare molto del tempo perso. Allo US Open dell'anno scorso, la sua prima vittoria in uno Slam (contro lo sloveno Aljaz Bedene) lo proietta per la prima volta in top-100 nel ranking ATP.

A un anno da quell'exploit, le sue prospettive di crescita rimangono alte. A Washington si è presentato con il best ranking di numero 69 del mondo e in tasca sogni sempre più grandi.


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