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Campioni next gen

Baez, il nuovo Schwartzman col Cile nel destino

Sebastian, 20 anni, è uno degli argentini più promettenti e ha parecchio in comune col 'Peque', il giocatore che ha preso come ispirazione nella sua crescita. In Cile, nel giro di un mese, Seba ha dato uno svolta alla carriera. Nel segno del suo ex maestro scomparso di recente

di | 25 marzo 2021

Per chi crede nel destino e nell'aldilà, la storia in questione avrebbe tutti i crismi per diventare un presagio di buona sorte e di una carriera benedetta. Poi, magari, anche per diventare un libro. Nel giro di un mese, Sebastian Baez ha dato una svolta decisa alla sua corsa verso i top 100, vincendo due titoli Challenger (i primi della sua carriera) e qualificandosi per il main draw di un evento del Tour maggiore, esordio assoluto tra i 'big' per il 20enne di Buenos Aires.

Tutto questo in Cile. Che non è un Paese qualunque, per il ragazzo albiceleste, visto che proprio lì ha vissuto e allenato sino all'ultimo la persona che più di ogni altra è stata il suo mentore, la guida verso il professionismo. Lui si chiamava Jorge Gerosi detto 'Chino', ed è mancato proprio nel gennaio di quest'anno. Quando ha alzato al cielo il Trofeo del Challenger di Santiago, al Club Manquehue, a Baez è scesa qualche lacrima.

Perché proprio quello era il club del 'Chino', perché proprio lì il maestro si era trasferito per insegnare ai giovanissimi quel sapere che in precedenza aveva riservato a Sebastian e prima ancora ad altri argentini divenuti famosi. Gente come Gaston Gaudio, Guillermo Canas e Mariano Puerta, per citarne tre che qualche traguardo lo hanno raggiunto.

Età media: 19 anni e mezzo. Ecco i big di domani

“Spero che il Chino – ha detto Baez durante una toccante cerimonia di premiazione – mi stia guardando da lassù. Spero che sia orgoglioso di me, e spero di continuare a renderlo orgoglioso in futuro. Lui ha forgiato il mio tennis, devo a lui tutto quello che sono”. Sebastian – si vede anche da questo ricordo – è persona sensibile e intelligente. Caratteristiche che nel tennis non sempre sono determinanti, ma che per uno col suo gioco potrebbero servire in modo particolare.

Il nuovo arrivato della scuola sudamericana è un brevilineo (arriva a fatica al metro e settanta) ed è uno che corre molto. Ma non per questo si deve pensare che non abbia talento. Il braccio di 'Seba' corre tanto quanto le gambe e la testa, ed è per questo che spesso riesce a fare la differenza contro avversari che hanno le sue stesse qualità, ma un po' meno soluzioni nel repertorio. Come il cileno Barrios Vera, sconfitto proprio nell'ultimo atto di Santiago.

Dopo aver chiuso una buona carriera da Juniores col numero 1 del mondo in tasca e con il rammarico di due finali perse al Bonfiglio (contro il bulgaro Andreev) e al Roland Garros (contro Chun Hsin Tseng di Taipei), Baez si è dedicato all'approccio col mondo dei pro nell'unico modo che conosceva: lavoro, lavoro e ancora lavoro.

Un mantra che lo accomuna ai tanti connazionali più o meno della sua età che stanno creando una interessante nouvelle vague nel Paese che ha conosciuto campioni di prima grandezza, da Guillermo Vilas a Juan Martin Del Potro, passando per David Nalbandian.

Parliamo dei fratelli Cerundolo (Juan Manuel è quinto nella Race to Milan, Francisco ha 22 anni ed è 115 Atp), ma anche di Etcheverry (che per un periodo si è allenato a Foligno), Carabelli, Tirante, Diaz Acosta. 

Parlare di un 'piccolo Schwartzman' (per quanto l'appellativo possa sembrare ridondante) non è fuori luogo: Diego e Sebastian in comune hanno molto, al di là del passaporto. L'altezza limitata è la prima cosa che balza all'occhio, ma poi si scoprono altre similitudini relative al gioco. Confermate peraltro dal diretto interessato: “Ognuno – spiega Baez – ha le proprie caratteristiche ben definite, dunque lo stile di gioco è sempre molto personale".

"Certo, con Schwartzman abbiamo molto in comune, possiamo difendere e contrattaccare, cambiamo il gioco, corriamo molto. E siamo alti uguali... Quando lo guardo, io e il mio coach cerchiamo di prendere tutte le informazioni che possiamo. Se lui fa una determinata cosa, cerchiamo di capire perché la fa. Può darsi che mi serva o no, ma è utile approfondire. E così facciamo anche con altri campioni che stanno lì in alto, dove io vorrei arrivare”.

Diego Schwartzman (foto Getty Images)

Il coach attuale è Sebastian Gutierrez, al seguito dell'altro Seba dal 2016. “Con lui c'è una splendida chimica, mi fido ciecamente e ci capiamo al primo sguardo, cosa impagabile tra allenatore e giocatore. Quando arrivi nel circuito pro non importa che tu sia stato numero 1 al mondo Under 18, nessuno avrà pietà di te per questo. Uno può giocare molto bene da Junior, ma può commettere molti errori, solo che prima te li perdonano, quando arrivi tra i 'grandi' non più".

"È importante non esagerare con le aspettative, perché poi si rischia di restare delusi. E allora ecco che per riuscire ad affrontare tutto questo è fondamentale avere accanto la persona giusta: ritengo Gutierrez una delle persone che capiscono più di tennis in tutta l'Argentina, sono onorato di averlo con me”.

Spesso avversario di Musetti nei tornei giovanili, Baez ha parole al miele per il nostro movimento, visto come un punto di riferimento.Gli italiani sono dei grandi giocatori, si vedeva da tempo che il loro movimento sarebbe esploso. Hanno sempre avuto talento, e in più hanno molti tornei a disposizione vicino a casa, quello che un po' manca a noi argentini. Quando noi andiamo in Europa stiamo via da casa per due o tre mesi. E questo ci mette a dura prova. Inoltre la Federazione italiana sta facendo un grande lavoro, offrendo loro delle opportunità importanti”.

Lui, Baez, le opportunità se le dovrà creare da solo, inseguendo il sogno di diventare prima top 100 (oggi è 216), poi magari top 10. Come un piccolo, nuovo, 'Peque'.


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