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Campioni nazionali

La nuova sfida di coach Luca Vanni, fra tattica e… pannolini

La scorsa estate Luca Vanni ha deciso di chiudere la carriera da giocatore e di aprire al volo quella da coach. Ha iniziato a seguire Andrea Pellegrino, e ha subito saputo incidere. Dedicherà 20 settimane all’anno al Tennis Club Sinalunga, mentre nelle altre farà il papà: a gennaio la sua compagna Francesca darà alla luce Giulia, la loro prima figlia

29 dicembre 2021

Esistono tanti modi per dire addio al tennis. C’è chi lo annuncia con mesi di anticipo, e prova a dire addio in grande stile. Chi affida qualche pensiero ai social, e anche chi si ritira e basta. Come Luca Vanni, che la sua decisione definitiva l’ha presa sul finire della scorsa estate, e fedele all’umiltà che l’ha accompagnato per tutta la carriera ha voltato pagina in silenzio, senza nemmeno ufficializzarlo.

Semplicemente, da un momento all’altro il 36enne di Fioano della Chiana ha smesso di recarsi ai tornei da giocatore e ha iniziato a farlo nel nuovo ruolo di coach, accompagnando Andrea Pellegrino nei tornei Challenger e riuscendo a incidere da subito. Il pugliese ha raccolto risultati che aspettava da tempo, chiudendo col best ranking vicino ai primi 200 del mondo, mentre “Lucone” ha trovato subito alcune delle conferme che cercava, visto che il passaggio da giocatore a coach può essere tutt’altro che scontato, anche per chi respira tennis da mattina a sera da almeno quindici anni.

Vanni ha preso un impegno di 20 settimane con la Unus Tennis Communitas del Tennis Club Sinalunga, al quale è legato da anni per le gare a squadre, e all’interno del progetto si occupa anche di seguire Pellegrino.

Le ginocchia sono state il più grande avversario della carriera di Luca Vanni: si è dovuto operare ben quattro volte

Vanni può essere più che felice della sua carriera, iniziata a 21 anni e chiusa col solo rimpianto di aver iniziato tardi a credere sul serio nelle proprie potenzialità. Di fatto, il “gigante buono” ha capito davvero di poter fare cose importanti nel 2015, quando al termine di una settimana magica si è trovato in finale all’ATP 250 di San Paolo, persa solo al tie-break del terzo set contro un ottimo giocatore quale Pablo Cuevas.

In quell’occasione la sua storia ha fatto il giro del mondo, sia perché a sedici anni era ancora un terza categoria qualunque e senza particolari ambizioni, sia per un’umanità fuori dal comune, che l’ha sempre reso uno dei giocatori più amati dai colleghi e dagli appassionati. Da quell’exploit in Brasile è scattata la miglior stagione della sua carriera: secondo turno a Madrid, debutto agli Internazionali d’Italia, main draw a Roland Garros e Wimbledon, e due settimane (una a maggio, una a giugno) da top-100, proprio alla centesima posizione del ranking mondiale.

Una sorta di premio a una carriera passata nelle retrovie a sparare servizi a 220 all’ora, con vari momenti difficili causati dai problemi fisici, più dubbi e cadute, ma anche tante risalite animate da una passione genuina per il gioco.

Chi conosce Vanni, sa che la scelta di dire basta non è arrivata per caso. Già negli anni scorsi il toscano si era interrogato più volte sul proprio futuro, a causa dei problemi a quelle maledette ginocchia che in carriera l’hanno obbligato ad andare sotto ai ferri ben quattro volte, e raramente gli hanno permesso di giocare senza la minima preoccupazione. In passato le ha sfidate e ha vinto spesso lui, mentre a 36 anni compiuti ha deciso che era il momento di dire basta con l’attività internazionale.

Un ritiro sereno, perché oltre alla carta d’identità e alle appena dieci partite vinte da gennaio a luglio, fra le ragioni dell’addio c’è anche la maternità della sua storica compagna Francesca, che a gennaio lo renderà padre per la prima volta, della piccola Giulia. Una situazione che richiederà sia una presenza più costante a casa, che un tennista professionista non può garantire dovendo inseguire il calendario in giro per il mondo, sia una stabilità economica complessa da trovare quando deve dipendere dai risultati, in particolar modo quelli dei tornei minori e con mille variabili (anche fisiche) sul piatto. Così, Luca ha scelto di salutare il circuito da giocatore e di riabbracciarlo da allenatore, per mettere la sua esperienza al servizio degli altri.

Luca Vanni con la storica compagna Francesca, che a gennaio darà alla luce la loro prima figlia

In una recente intervista, Vanni ha raccontato che la scelta non è stata presa a cuor leggero, e che ancora oggi si sente giocatore, e sente l’adrenalina che l’ha accompagnato per tutta la carriera. Si dovrà abituare al suo nuovo status, anche se qualche occasione per giocare ce l’ha e l’avrà ancora.

Per esempio, è appena stato protagonista della promozione in Serie A1 del suo TC Sinalunga, oltre ad aver giocato il campionato a squadre anche in Francia. In più, a molti non è sfuggita la sua comparsata del mese scorso al Challenger di Roanne (Francia). Accompagnava Pellegrino, così ha deciso di partecipare alle qualificazioni e si è preso anche lo sfizio di battere – da ex giocatore – il belga Geerts, nei primi 350 del mondo.

Segno che sa ancora come farsi rispettare e vuole continuare a divertirsi, e con buona probabilità andrà avanti a farlo anche in futuro, con qualche apparizione da coach-giocatore e altre nei tornei Open della sua amata Toscana.

Luca Vanni ha chiuso col best ranking al numero 100 del mondo, e una finale ATP nel 2015 a San Paolo

Tuttavia, oggi la priorità del toscano si chiama Pellegrino, un ragazzo che ha sempre mostrato grandi potenzialità, ma ha spesso faticato a trovare la quadra al proprio tennis. L’inizio del lavoro con Vanni pare avergli fatto bene: fra settembre e ottobre ha conquistato due finali Challenger consecutive, mettendo in cassaforte un posto nelle qualificazioni dell’Australian Open, poi ha vinto il Campionato di Serie A1 col New Tennis Torre del Greco (che non regala punti ATP ma tanta fiducia sì) e per il 2022 può porsi obiettivi importanti.

“Andrea – ha detto coach Vanni – è un ragazzo sul quale si può lavorare tanto e bene. Non so dire fino a dove potrà arrivare, perché questo dipende in particolare da lui, ma ci sono vari aspetti sui quali lavorare per crescere ancora”. Per esempio, Vanni si sta concentrando sull’ordine tattico, concetto molto caro a tutti gli allenatori. “Deve fissare nel suo gioco alcuni elementi cardine – ha detto ancora –, e da lì concedersi qualche variazione, come col back di rovescio. Ma anche imparare a non avere fretta di chiudere i punti. Stiamo lavorando sul servizio e sul diritto, per permettere ad Andrea di comandare di più lo scambio”.

In più, Vanni sta cercando di far capire al suo assistito che anche sulle superfici veloci può essere competitivo esattamente come sulla terra, proprio come succedeva a Luca che col suo servizio bomba faceva sfracelli sui campi rapidi, ma ha sempre vinto tanto anche sul rosso. È stata proprio quella una delle chiavi del suo successo, e ora vuole provare a ripeterla anche da allenatore. Per togliersi da coach un altro po’ di quelle soddisfazioni che ha saputo regalarsi per troppo poco tempo.

Luca Vanni al lavoro con Andrea Pellegrino: hanno iniziato a collaborare lo scorso settembre


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